Una simulazione gioco-forza, la nostra, come quella per Scudetto e piazzamento nelle coppe europee a Sky Calcio Club. Ma basata su dati, e in particolare numeri, certificati. Inoppugnabile, quindi. Una tesi… scientifica, di conseguenza. Che dimostra tangibilmente l’accorduni destra-sinistra al De Nobili. Perché emerge con chiarezza che Forza Italia e Lega e, in nome e per conto loro, Roberto Occhiuto e Filippo Mancuso con i rispettivi referenti in Comune Marco Polimeni ed Eugenio Riccio hanno piazzato a salvaguardia del sindaco (di… comodo) Nicola Fiorita ben 7 consiglieri in missione. A cui si aggiunge Raffaele Serò, che è il classico politico (o aspirante tale) per cui la scelta di partito e schieramento è in massima parte dettata dal criterio della convenienza in un dato momento. Ma da cosa si ricava la certezza del patto? Dai voti presi nel 2022 dai “magnifici sette”, che a breve (ri)diremo chi sono (leggi qui per avere il quadro della situazione: irriverentemente.com/?p=10981). Su di loro si sa intanto che sono legatissimi al papabile futuro sindaco Mancuso F. e, per altro verso, pure agli ambienti forzisti.

Se i fioritiani manifestamente ‘prestati’ dalla destra a Nick stesso, passassero nel centrosinistra, tale coalizione sarebbe… decapitata. Cosa che i Kommunisti doc non permetterebbero di certo

Se i 7 fioritiani d’occasione venissero davvero costretti ad… abbandonare Nick, da Fi e Carroccio, semplicemente non potrebbero dire di no. Perché? Semplice! Il peso dei loro voti. Che se spostato in quella sinistra, con cui si dovrebbero appunto candidare alle prossime Amministrative una volta cacciati dalla destra, schiaccerebbe tutti i Kommunisti doc eletti quasi 3 anni fa. A salvarsi sarebbero infatti i soli Fabio Celia, Giusy Iemma (ma solo grazie, per effetto della doppia preferenza di genere, ai consensi dello stesso Celia poi rappresentato dalla collega in Giunta e partito) e Gianmichele Bosco. “Ciaone” invece a tutti gli altri. Che dunque consentirebbero il passaggio. Mai. A costo di perdere nelle urne e fare opposizione, del resto loro… genetica funzione nel capoluogo, perché così salverebbero almeno ruolo e relativa bella prebenda non potendo fare altrimenti.

Ecco l’impietoso confronto elettorale tra i 7 occhiutiani e mancusiani adesso al capezzale di Nick per volere dei loro capi e i “fioritiani d’origine” del Consiglio

I sette in questione (in cui c’è anche uno accasatosi in Fratelli d’Italia pochi mesi fa) sono Rosario Lostumbo (879 voti, da noi riportati in base al risultato emerso al termine del primo spoglio e dunque non dopo gli arrotondamenti del solito riconteggio); Emanuele Ciciarello (857); Francesco Scarpino (564); Manuel Laudadio (510) e Rosario Mancuso (483). A cui si aggiungono Jonny Corsi (359) e il citato Serò (323, ottenuti in squadra con… l’altra destra. Quella di Mimmo Tallini, Claudio Parente e Antonello Talerico, in cui c’erano pure Giulia Procopi, 279, e il Kommunista, provvisoriamente a… destra nel 2022, Antonio Barberio: 260). Ecco allora che se i primi cinque dell’elenco si candidassero con quelle preferenze a sinistra, contando come ovvio anche Gianni Parisi (480) e forse pure Giovanni Merante (441) di Azione, in teoria lascerebbero (o meglio, avrebbero lasciato) a casa in termini strettamente numerici: Vincenzo Capellupo (432); Danilo Sergi (425); Donatella Monteverdi (342); Daniela Palaia (333); Tommaso Serraino (di destra ma nel 2022 sceso in campo con Nick: 325); Igea Caviano (318); Nunzio Belcaro (283); Alberto Carpino (259) e Gregorio Buccolieri (216).

Al di là di partiti e movimenti, quindi, due degli attuali fioritiani di destra nel 2022 sarebbero arrivati primi assoluti in qualunque lista di sinistra (perché appunto al primo conteggio Lostumbo e Ciciarello hanno fatto vedere gli specchietti pure a Celia, Iemma e Bosco).

Mentre altri tre (Scarpino, Laudadio e Mancuso R.) l’avrebbero spuntata in quasi tutte, eccezion fatta proprio per Pd e Cambiavento. Si capisce bene, allora, che se la destra gli desse un vero (e non invece finto) ultimatum per staccarsi da Fiorita, dovrebbero subito aderirvi. Non fosse altro perché a sinistra, soprattutto tra i… cambiaventisti, nessuno accetterebbe di caricarseli sul groppone per ritrovarsi poi… disoccupati a opera di colleghi ingombranti ed elettoralmente assai più forti.

Ma la destra invece potrebbe rinunciare a questi 7 candidati e ai loro voti, senza scossoni? Sì, quasi senza colpo ferire, perché pure le sue “seconde linee”, attualmente almeno, asfalterebbero i Kommunisti doc, vecchi e nuovi. Vediamo perché

La destra nei confronti della sinistra è come purtroppo l’Inter attuale nei confronti del… nostro caro Milan. Ovvero una squadra che sarebbe competitiva, e probabilmente vincente, sulla fragile avversaria pure con le cosiddette riserve. Opinioni? No, matematica!

Perfino escludendo i signori delle preferenze Sergio Costanzo, Marco Polimeni, un Luigi Levato pure in netto calo rispetto al passato ma sempre strutturato, e Alessandra Lobello in Fi; Eugenio Riccio nella Lega e ancora tra i forzisti un Antonello Talerico (a cui ci dedicheremo a breve), già aspirante sindaco, ma alla bisogna candibabile anche come consigliere. Ma addirittura tolti loro, ecco le “riserve di lusso” della destra. Tutta gente da ben oltre i 400 voti che dovrebbero temere solo Celia, Iemma, Bosco e in minima parte pure Capellupo e Sergi, radendo al suolo tutti gli altri. Il riferimento è a Roberta Gallo (657); Lorenzo Costa (che da una vita… rimbalza tra destra e sinistra, 552, come il citato Merante, dunque collocabili ovunque. Ma da alcuni anni ormai stabilmente a destra); Carmelina Greco (528); Francesco Passafaro (430); Anna Vero (426); Cristina Rotundo (423); Daniela Critelli (420) e Antonio Mirarchi (405). Roba che a sinistra se la sognano almeno dai tempi di Olivo.

Anzi, forse, nemmeno da quelli, in cui il centrosinistra ‘vinse’ sempre per il rotto della cuffia. Non ci sarebbero affatto rimpianti o ripercussioni degne di tal nome, quindi, per la destra nel dire ai 7-8 consiglieri menzionati “da domattina o state con noi o con loro”. Nessuna preoccupazione per la scelta dei diretti interessati, dunque. Che, come ovvio, non dovrà esserci per logiche, dinamiche e interessi, lontani dalla politica. Altrimenti il loro allontanamento sarebbe persino più conveniente per la destra, causando come dimostrato un autentico tsunami negli equilibri della sinistra. A conti, non chiacchiere, fatti sarebbe quindi politicamente assai più conveniente ‘mollarli’ che tenerli, anche se non accadrà, per l’inevitabile sconquasso da loro prodotto, sempre se tutti candidati in futuro, sul fronte opposto. Una sinistra invece… ancora una volta salvata dal ‘sedicente nemico’.

Talerico, “non chiamatemi Baldo Esposito o Francesco Pitaro 2

Alla luce di quanto fin qui scritto, con dati alla mano, potrebbe quindi anche essere che la “traumatica rottura” di metà settembre scorso tra Nick e Talerik sia stata pilotata dall’esterno. Un modo raffinato per “togliere di mezzo” e ridimensionare politicamente (a sua insaputa, come ovvio, ma giocando sul carattere dello stesso consigliere) proprio l’ingombrante figura talerichiana. Che, una volta arrivata ufficialmente in Forza Italia appena pochi mesi prima dello strappo con il sindaco, poteva in qualche modo imbarazzare i… vecchi forzisti in virtù di un accordo manifesto tra un loro esponente di punta e Fiorita. Patto che invece doveva mantenersi segreto e negato in ogni modo.

Ma a prescindere da ciò, Talerico forse non ha afferrato bene il rapporto blindato tra Roberto Occhiuto e Marco Polimeni. Sulla base di cui lui sarà sempre tollerato e tenuto a bada. Magari per essere scaricato ignominiosamente appena non servirà più. Ma intanto utilizzato per i voti che è capace di ottenere e le indubbie capacità, al netto tuttavia di un temperamento non proprio adatto alla politica. Un po’ come fa la scaltra Giusy Iemma con il vulcanico e passionale Fabio Celia o, a suo tempo, ha fatto l’altrettanto furba nomenclatura cittadina, provinciale e calabrese, del Pd con il lanciatissimo Francesco Pitaro.

Che da consigliere regionale con migliaia e migliaia di voti venne in modo inspiegabile fatto fuori dal novero dei candidati. Non si illuda quindi Talerik del… tesoretto di preferenze personali di cui potrebbe ancora disporre. Che, non a caso, in passato a destra sono ad esempio servite per il… brod. Persino a uno scafato Baldo Esposito. Perché, paradossalmente, i consensi non mettono certo al riparo da brutti scherzi. Anzi, come spiegato per il Comune, vale semmai l’esatto contrario negli strani “giochi e giochetti” della politica. Un ambito molto particolare in cui Talerico è bravo a guadagnare consenso dalla gente, ma non certo un fulmine di guerra nel capire determinate manovre sottili e nel leggere le intricate trame di… palazzo.

Il motivo per cui lo scontro verbale in Aula (e a distanza sulla stampa) più è aspro e virulento, tanto più appare… tarocco.

Quando, ad esempio, Vincenzo Capellupo sfotte in Aula Marco Polimeni, dicendogli che dopo l’arrivo di Talerico ormai lui è stato declassato a numero due di Forza Italia Catanzaro potrebbe anche… covarci gatta! Magari è appunto Polimeni che richiede un simile sfottò per vellicare l’ego ipertrofico di Talerik, così come a Polimeni chiedono da sinistra di attaccare l’assessore Dem (cristalliana) Irene Colosimo. Uno scambio di favori, insomma, che in realtà serve a rafforzare proprio il competitor interno, guadagnando sotto sotto potere nel partito e non solo.

Tutto ciò con Occhiuto che, se vuole, aiuta a trovare i voti eventualmente mancanti per la Regione all’ottimo Marco. Un po’ come fatto nel 2021 con la candidata Valeria Fedele, asseritamente molto sostenuta dai vertici del partito. Un supporto che in futuro potrebbe invece permettere a Polimeni, secondo noi assai indietro in termini elettorali e semisconosciuto alla gente al di là del Sansinato a differenza di Talerik. Senza contare il legame fortissimo del cognato di Polimeni con il presidente Mancuso e il suo luogotenente al De Nobili Riccio. E riguardo a quest’ultimo, le stesse considerazioni fatte fin qui, potrebbero valere per i suoi duelli rusticani in Consiglio con il sindaco. Considerato come peraltro il “fascioleghista” in questione (definizione dei Kommunisti fioritiani, non nostra) sia sì presunto acerrimo e irriducibile rivale di Nick ma anche amico del cuore del cognato (non quello di Polimeni, come ovvio, ma un altro peraltro per poco non candidato a primo cittadino  nelle file di Fratelli d’Italia).

Cose che sembrano complicate e troppo ingarbugliate, ma al contrario semplici e normali in una città in cui si è tutti parenti o amici o, quando tutto manca, almeno conoscenti. O, detto senza doppi sensi e malizia, “amici degli amici”.  Assunto che vale per la vita di tutti i giorni e, a maggior ragione, per la politica in cui si campa di rapporti. Perché, per dirla con uno dei protagonisti dell’impareggiabile saga cinematografica di Amici Miei, a Catanzaro è “tutta una catena di affetti che né io né tu possiamo spezzare”. Meno male, però, che noi almeno siamo figli unici e single. C’è solo l’amato cane Diego, ma nella fattispecie non rileva.

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