Antonio MirarchiAntonio Mirarchi

Riceviamo e pubblichiamo

“Cuore, passione, dedizione, amore per lo sport e per dei colori. Anzi per un progetto. Quello del Caraffa Calcio. Che ho sposato su richiesta della famiglia Mannarino, esattamente un quarto di secolo fa. E che oggi, per me, non è più attuabile. Motivo? La mancata condivisione di alcune scelte societarie. Fatto che mi ha portato, seppur a malincuore, a non poter più esercitare un ruolo, quello del direttore sportivo, a cui io tenevo e tengo molto. Tanto da essere davvero triste per la decisione. Che, malgrado abbia ricoperto diverse mansioni all’interno del club, è stata la più sofferta in assoluto”. 

È questo l’amaro sfogo dell’ormai ex ds del Caraffa Antonio Mirarchi, che ha poi spiegato nel dettaglio le ragioni dell’odierno addio. “Come premesso – ha affermato – per Caraffa e il Caraffa ho fatto di tutto. Fin da quando i telefonini erano ancora merce rara, e a maggior ragione internet e social, costringendo tutti a lavorare in maniera assai diversa da ora. E per tanti versi meno comoda. Parecchi dunque i sacrifici per il sottoscritto. Che, comunque sia, innanzitutto in panchina da allenatore, si è tolto grandi soddisfazioni con il club. Grazie, va detto, in particolare al supporto della proprietà. Perché in questi 25 anni, tranne i periodi in cui sono stato in altre piazze, a Caraffa abbiamo scritto la storia. Una grande storia! Che ci ha portato dalla Seconda Categoria alla Promozione. Campionato di prestigio a livello dilettantistico regionale, dove la squadra milita tutt’ora. Viene dunque spontaneo chiedersi ancora cosa sia accaduto per arrivare alla separazione odierna. Io un’idea ben precisa ovviamente ce l’ho. E credo – prosegue un sempre più amareggiato Mirarchi – che abbia influito molto il ritorno al campo Antonio Puccio. L’impianto di casa, che sarà pronto a stagione iniziata, in virtù di cui si sono fatti tanti nuovi ragionamenti, com’era anche normale fosse. Soprattutto da parte di persone che negli anni in cui ci allenavamo e giocavamo a Simeri Mare e Catanzaro, tra le località Runci e Sala e infine Lido, non si sono affatto viste. Ma che adesso, con il ritorno sempre più imminente in paese, vogliono dire la loro ed essere inserite nei quadri dirigenziali. E con proposte da me non condivise”. 

Stato di cose, quello descritto fin qui, che ha determinato la rottura di Mirarchi con l’ormai vecchia società: “Non vorrei esprimere ciò che non penso o trasmettere un messaggio sbagliato. Io stimo, e continuerò a farlo come ovvio, la famiglia Mannarino. Una proprietà con cui, ripeto, abbiamo fatto grandi cose. E a cui auguro il meglio per il futuro. Ma ricordo a me stesso come a darmi una mano, amando il Caraffa più di tanti altri avvicinatisi di recente, sono finora stati soltanto pochissimi dirigenti. Sempre presenti e disponibili a dare una mano in modo concreto e fattivo. Che dunque desidero ringraziare, pur senza farne i nomi. Perché è gente che ha dato e operato solo per la maglia, non pretendendo qualcosa in cambio”. . 

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