Riceviamo e pubblichiamo

“Quanto sta accadendo all’ASP di Vibo Valentia, in particolare con la denunciata impossibilità di garantire l’evasione delle prescrizioni mediche per l’anno 2024 a causa di un ‘esponenziale incremento della spesa’, suscita indignazione oltre che preoccupazione. La decisione di limitare le prestazioni sanitarie e di chiedere ai medici di ridurre le prescrizioni ‘allo stretto necessario’ è un segnale preoccupante che tradisce un principio fondamentale sancito dalla nostra Costituzione: la salute è un diritto inviolabile, non un privilegio da concedere in base ai bilanci”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, Enzo Scalese.

“Chi decide quale vita meriti più assistenza di un’altra?”: questo è il quesito che solleva Scalese, ribadendo che la sanità non può essere gestita come una semplice questione contabile. “La salute dei cittadini non può dipendere dalle risorse economiche disponibili, ma deve essere garantita in modo universale e tempestivo. Il fatto che l’ASP di Vibo si trovi ad affrontare una simile situazione è inaccettabile. Si chiede di ridurre le prescrizioni e i rinnovi di farmaci e trattamenti essenziali, eppure nessun cittadino dovrebbe trovarsi a dover fare i conti con l’incertezza su ciò che gli spetta in virtù del proprio diritto alla salute”, afferma ancora Scalese”.

“Questo episodio rappresenta l’ennesima manifestazione di una sanità calabrese che da anni è incapace di garantire anche il minimo indispensabile ai suoi cittadini. L’aspirazione a un sistema sanitario pubblico efficiente e capace di rispondere ai bisogni reali delle persone sembra essere solo un miraggio, mentre la crisi della sanità continua a farsi sentire, con ricadute devastanti sulla qualità della vita dei calabresi – afferma ancora Scalese -. Non possiamo dimenticare che l’ASP di Vibo Valentia è stata sciolta per infiltrazioni mafiose, un provvedimento che, nelle parole della politica e delle istituzioni, doveva rappresentare una risposta forte e risolutiva a un problema sistemico”.

“Ci è stato promesso un cambio di rotta radicale – afferma ancora Scalese – ma cosa abbiamo ottenuto? Documenti che annunciano la sospensione di farmaci salvavita. La sanità vibonese, dopo cinque anni, ha visto alternarsi ben cinque commissari, di cui due part-time, contribuendo a una gestione precaria che ha favorito il graduale smantellamento del sistema pubblico. Questa instabilità e la debolezza della governance sanitaria non solo hanno causato l’aumento dei disagi per i cittadini, ma hanno anche favorito la malagestione e le collusioni con ambienti mafiosi e politici, minando la professionalità dei medici e la qualità del servizio sanitario. La Cgil aveva già lanciato l’allarme, sottolineando come la continua alternanza dei commissari e l’incapacità di affrontare le problematiche emergenti abbiano creato un vuoto di potere che ha consentito alle infiltrazioni mafiose di continuare a condizionare la vita delle persone”.

“Chiediamo con urgenza un incontro con i vertici dell’ASP di Vibo Valentia – conclude Scalese – per affrontare insieme le problematiche urgenti, prima che la situazione diventi irrimediabile. È fondamentale che si intraprenda un percorso di risanamento che non si limiti a soluzioni temporanee o a provvedimenti tampone, ma che garantisca un futuro sostenibile per il sistema sanitario, a tutela dei diritti di tutti i cittadini”.

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