Poco dopo la mezz’ora di Germania-Danimarca, ieri sera, a Dortmund dove si sta giocando la partita si scatena Giove Pluvio. Tanto che l’arbitro inglese Oliver (il ‘caro amico’ di Buffon con un “bidone di spazzatura al posto del cuore”) sospende il match ancor prima che inizi a piovere. Motivo? Ci sono tuoni e soprattutto fulmini che potrebbero creare disastri fra quanti sono in campo e in particolare tra le decine di migliaia di spettatori sugli spalti. Che non a caso guadagnano le uscite di sicurezza dalle prime file. Le più esposte alle intemperie e alle pericolosissime saette. Oliver quindi interrompe temporaneamente l’incontro non per impraticabilità del campo. Ma per la tutela dell’incolumità. In primis degli atleti, per quanto di sua stretta pertinenza.

Ma cosa succede durante, e dopo, la regolare ripresa?

Pochi minuti dopo la sospensione… preventiva, sul Westfalenstadion o Signal Iduna Park (denominazione in omaggio allo sponsor) si abbatte una tempesta con chicchi di grandine grandi come palline da golf. E questo per ben oltre 15’. Mentre, oltretutto, dalle… torri dietro alle Tribune vengono giù delle autentiche cascate artificiali. Un ‘fiume in piena’ che, non essendoci alcuna pista di atletica o grande ‘campo per destinazione’,  si riversa in pratica direttamente sul terreno di gioco. In alcun modo protetto. Del resto non ce ne sarebbe il tempo. Non si potrebbe cioè coprirlo efficacemente mentre già vien giù… l’infermo. Eppure, alla ripresa dopo un tempo pari a un classico intervallo, sul campo non c’è una goccia d’acqua. Una sola, dicasi. E il pallone ‘scorre’ che è una meraviglia come fosse sul panno verde di un meraviglioso biliardo.

Miracolo a Dortmund?. Non diremmo…

Campo perfetto dopo un ‘cataclisma’ di ben oltre 15’? Sì, proprio così. Caso, fortuna, coincidenza, miracolo? No. Perché era già successo lo scorso 19 giugno, anzi con condizioni persino peggiori, nell’imminenza del fischio d’inizio di Turchia-Georgia (clicca qui per leggere il pezzo: https://irriverentemente.com/calcio-catanzaro-venezia-e-turchia-georgia-trova-le-differenze-nei-2-campi-allagati/). Un ‘prodigio’ che dovrebbe spiegarci, dopo la figuraccia in diretta nazionale fatta dall’intera città di Catanzaro lo scorso primo maggio giorno del big-match con il Venezia, il luminare direttore dei lavori per il rifacimento del manto erboso del Ceravolo. Quell’Alberto Carpino che, in base alle sue stesse parole registrate al microfono in consiglio comunale, è stato chiamato a svolgere questo delicato e giustamente molto ben pagato ruolo perché fiduciario di Nicola Fiorita.

Ma le spiegazioni di Carpino a noi non bastano. Vogliamo le dotte dissertazioni dei soliti lacchè social, pensando ai timori di Fiorita

Le spiegazioni di Carpino ci servono a poco. Sarebbe come chiedere al famoso oste del proverbio se “il vino è buono”. Vogliamo invece quelle del manipolo dei suoi strenui difensori sui social nelle ore, e nei giorni, successivi all’ormai famigerata Catanzaro-Venezia. Quelle ‘tristi figure’, cioè, che armate di tastiera di Pc si sono improvvisate meteorologi ed esperti di campi di calcio. Sebbene con il diploma preso alle serali. Che ora attendiamo frementi al varco la prossima stagione sportiva. Quando solo la siccità ci potrà salvare. Considerato come le cosiddette bombe d’acqua talvolta imprevedibili nella loro entità, di straordinaria intensità e di breve durata, siano ormai la normalità. Perché siamo da sempre convinti che la rovina di Catanzaro non sono i catanzaresi non amanti della città, bensì i troppi catanzaresi lecchini dei potenti di turno. Che stavolta però non salveranno un Fiorita (e i suoi fidi luminari) consapevole come l’unica cosa con cui non si possa scherzare in città sia il calcio. Perché resbigghia (risveglia) pure i morti e gli abituali… questuanti. Nick dunque già pronto alla danza della pioggia per l’annata calcistica 2024/2025!

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