Dopo i minuti precedenti a Turchia-Georgia di ieri a Dortmund, quando sulla città ospitante il match di Euro ‘24 è piovuto a catinelle, alzi la mano chi a Catanzaro non abbia avuto un déjà vu. Almeno per un attimo, ricordando la partita tra le Aquile e il Venezia dello scorso primo maggio. Incontro valido per la 36. giornata, terz’ultima di regular season, di serie B. Quella della laguna formatasi sul rettangolo verde del Ceravolo con un forte acquazzone. E arrivata, per così dire, insieme alla squadra veneta al Ceravolo con immancabile lunga interruzione della gara in corso di svolgimento. Che, come noto, non era di pallanuoto. E dunque fu sospesa. Ebbene, di fronte alle legittime e tutto sommato civili lamentele sui social, si era subito alzata la contraerea dei soliti cambiaventisti.
La contraerea cambiaventista
La gente intervenuta su Facebook contro le critiche ai lavori allo stadio, poca peraltro, era nota per il furore ideologico (definiamolo in tal modo). E si sapeva avesse una precisa mission da compiere: tutelare il cerchio magico fioritiano. Ecco perché si è subito improvvisata, a comando: ingegnere idraulico, metereologo, architetto, geologo e così via. Malgrado in molti casi essendo arrivata, oltretutto con grande fatica, al diploma.
Tra queste persone, come ovvio, in primis il più titolato di tutti a parlare. Laureato, sia chiaro. E al secolo noto con il nome di Alberto Carpino. Vale a dire il direttore dei lavori per il rifacimento del terreno di gioco del vecchio Militare. Agronomo e insegnante di scuola superiore (l’Itas). Il quale il giorno prima dello sfortunato(?) match citato, con un tempismo da Nobel del portasfiga a se stesso (quello sì, glielo riconosciamo volentieri), in consiglio comunale si auto-dedicava un peana che… manco Napoleone. Un discorso tenuto da membro del civico consesso, come ovvio.
Sebbene quale consigliere ripescato per volere dell’amico sindaco, avendo fallito l’appuntamento elettorale. Il ragionamento proposto dal diretto interessato era però perentorio. E naturalmente agiografico. Tutto incentrato sul suo impeccabile intervento al Ceravolo. Ma, come premesso, peggio di un boomerang munito per l’occasione di una lama da spada di samurai. Considerato come non abbia addirittura esitato a decantare il suo ingresso nella storia cittadina. Perché oggetto di esaltazione collettiva per il lavoro fatto nel “sacro” impianto catanzarese.
Le evanescenti, talvolta persino risibili, tesi dei fioritiani pro perfezione dei lavori al Ceravolo
Carpino scelto per dirigere i lavori al Ceravolo “perché amico del sindaco”. E quindi “uomo di fiducia” dello stesso Nicola Fiorita. Parole nostre? No! Parole sue. In Aula a Palazzo De Nobili, come detto. E registrate al microfono lo scorso 30 aprile. Ma questa è roba vecchia. La nuova invece è relativa al fatto che il campo del Westfallenstadion, o commercialmente parlando del Signal Iduna Park, ha assorbito tutto quanto Giove Pluvio gli ha rovesciato addosso. E in un lasso di tempo, e con una portata, addirittura maggiore di quanto non sia successo a Catanzaro durante la Festa dei Lavoratori (sigh!). Un evento, o meglio un fenomeno, imprevisto e imprevedibile. Almeno nella portata. Ma a Euro ‘24 gestito grazie a un campo perfetto. Neppure protetto dai ‘famosi’ teloni. Che a quel punto tardivamente montati avrebbero semmai aggravato la situazione. Considerazioni avvalorate da un comunicato dell’Uefa (Federazione europea), diramato ad hoc. Una nota stampa successiva a voci giornalistiche su un ipotetico slittamento o rinvio della gara, che ha fugato ogni dubbio sulla specifica questione. E reso noto che la partita Turchia-Georgia poteva sì slittare di un’ora o addirittura essere rinviata. Ma non certo per impraticabilità di campo. Questa la comunicazione dell’Unione calcistica sotto la cui egida si disputa anche quest’Europeo di Germania.
Quel paragone impietoso con il Westfallen che ci fa sperare di non veder fioritiani improvvisare danze ‘antipioggia’ in futuro al Ceravolo
Niente rischio impraticabilità di campo durante il nubifragio, si diceva. Ma ‘forfait’ della gara lo stesso possibile e concreto per motivi di sicurezza. Legata alla presenza di tantissimi tifosi, già sugli spalti, mentre pioveva a dirotto nell’imminenza del fischio d’inizio. Supporter che cercando ovunque riparo dal super-temporale, persino abbandonando in modo temporaneo le Tribune in massa, creavano grossi problemi. Soprattutto i turchi. Che erano in netta maggioranza, essendo in larga parte stanziali in Germania. E quindi in decine di migliaia nella sede in cui sabato ha peraltro giocato, e vinto, l’Italia.
Chissà allora cosa diranno ora i luminari dei Tre Colli, divenuti tali all’improvviso. E laureatisi in un attimo in tutte le discipline elencate prima per difendere il fido Carpino. In realtà solo lacchè, ammaestrati a dare ad esempio expertise sulle “bombe d’acqua”. Fenomeno climatico ormai nient’affatto raro in tutti i periodi dell’anno. Anzi! Certo, (ri)tireranno fuori la storia della cosiddetta Palazzina del Ceravolo. Un obbrobrio, questo sì. Ma anche un alibi nella fattispecie. Basti pensare che al Westfallen o Signal, che dir si voglia, ci sono gigantesche ‘torri’ dietro a tutti i settori. Dalle cui estese coperture si abbattevano ieri autentiche cascatelle artificiali sopra un campo con Curve e Tribune ‘attaccate’ al rettangolo verde.
Un campo che per circa 6 mesi in Renania settentrionale, dov’è ubicato, sopporta oltretutto temperature vicine, o sotto, lo zero; vede il sole con il binocolo e si sorbisce più di qualche copiosa nevicata. Capito luminari del… lecchinaggio con il… diplometto preso alle serali? Ci auguriamo dunque per voi che nella prossima stagione non vi venga chiesto di improvvisare danze ‘antipioggia’ in occasioni di partite al Ceravolo per salvare la faccia dei vostri danti causa.