Nel leggere il nostro pezzo, mutuato da una lettera firmata per dirla con Gabriele Carchidi e il suo Iacchitè, su una sagra di paese come l’Mgff i soliti lacchè diranno che ci siamo inventati tutto. E che lo abbiamo fatto per invidia e rancore. E in effetti un po’ (anzi tanta) d’invidia (e di rancore) per un signore senza arte né parte (che oltretutto ci ha peraltro turlupinato mille €), divenuto milionario solo per essere affetto dalla febbre a… 90 gradi con i potenti, li nutriamo. Eccome, se li nutriamo. Ma dovreste nutrirli tutti, o quasi, cari amici lettori. Almeno quanti tra voi non amano leccar culi per vivere e soprattutto vedono partire i loro figli per lavoro, senza che lo abbiano scelto, mentre nella loro terra natia chi non ha studiato o ha studiato il minimo, prendendosi una laurea delle… patatine, fa soldi a palate grazie alla politica. Compiacente e connivente, perché preventivamente ammansita con mille… premure.
Cronaca della Sagra della Vergogna
Una storia triste, dunque, quella che stiamo raccontando. Anzi a lieto fine per un solo, immarcescibile, personaggio. Foraggiato, da ‘attore’ pubblico e privato, da destra, sinistra e centro. Uno che ha fatto i soldi (magari non tipo Flavio Briatore, ma ugualmente un sacco per un individuo sceso dalla montagna con la piena dal paesello natio come lui) senza fare un concorso o svolgere un lavoro vero. Ma solo perché nominato, o comunque beneficiato, dalla politica.
Un caso da studiare, insomma. Perfetto emblema di un’Italia alla… rovescia. In cui in un suo angolo remoto ci si è caratterizzati per una sagra ormai della vergogna. Perché osteggiata dal 90% dei cittadini, letteralmente costretti a pagarla con i loro soldi delle tasse mentre la schifano. E le preferiscono di gran lunga persino il concerto in piazza di Cecè Barretta.
Schifati, appunto, da un caravanserraglio utile per sistemare per la vita un mediocre lecchino; una pletora di familiari e parenti, altrimenti destinati al vecchio reddito di cittadinanza, e qualche soggetto interessato a piazzare la propria mercanzia. Intanto però, mentre noi parliamo e scriviamo, per dirla con Renato Zero, “il carrozzone va avanti da sé, con le regine, i suoi fanti, i suoi re. Ridi buffone, per scaramanzia… “. Solo che qui non è il buffone a ridere bensì il direttore della banca dell’organizzatore dell’Mgff.
La gente ci scrive e ci chiede di attaccare la Sagra. Ma non basta servirebbero atti e contestazioni più incisivi
Una lettera firmata, in realtà uno dei tanti messaggi che riceviamo sulle nostre chat social, a noi pervenuta sul carrozzone ci ha fatto sorridere. La sagra, in passato di fatto cacciata via da Montepaone e Soverato, il cui organizzatore ogni tanto minaccia di andarsene da Catanzaro, accendendo false speranze nel cuore dei catanzaresi pronti a brindare, è purtroppo invece sempre lì. E sempre più misteriosamente, essendo perculata dal 90% della gente comune. E viceversa seguita solo dalla politica e da una schiera di giornalisti locali, stipendiati per l’occasione. Certo, qualche passaggio nazionale non manca. Ma se pensate che il Corsera dedicò una pagina intera all’attuale assessore Belcaro perché dalla sua attività commerciale consegnava i libri a domicilio durante il Covid, si capisce come per far ogni tanto parlare bene di Catanzaro altrove non ci voglia certo il Festival dei Pensionati. In cui, per salire sul palco, bisogna essere stati famosi dagli anni ‘70 ai ‘90, con poche eccezioni. Ma cosa ci vorrebbe per porre fine a questo sconcio, noi non lo sappiamo.
Le puntuali considerazioni del nostro lettore
Come ribadiamo, ci ha scritto un nostro affezionato lettore. Ma che conosciamo appena, sia chiaro. “Mi manca leggere qualcosa (lo chiede a noi, ndr) sull’imbarazzante a esser buoni – sostiene il lettore – sul presunto festival del cinema di sto… (il nome del patron dell’Mgff il lettore come ovvio lo fa mentre noi lo togliamo, essendo deboli di stomaco, ndr). Ci sono state le prime due serate. Ma a dire il vero ieri (si riferisce a domenica sera, ndr), in una platea semivuota, ho resistito solo una ventina di minuti.
Troppa noia nell’ascoltare gli scialbi, insignificanti, dialoghi del film proiettato. E poi pure il “regista” di Soverato. Ma francamente credo come il problema sia che il patron dell’Mgff di Cinema non capisca un tubo. Più che un Festival allora, su cui penso tutti concordino come debba avere precise caratteristiche se vuole essere tale, mi pare si tratti – continua – di una sconclusionata e costosissima passerella di personaggi quanto più distanti tra loro. Un’operazione che tenta invano di attirare gente e consenso popolare, mettendo insieme Costner con Bisio, Platini con Calà, mentre fioccano le critiche per un polpettone sempre più indigesto.
Nel concludere, cito allora l’immenso nostro conterraneo Gianni Amelio. Che direbbe: ‘Di Cinema ne capisco un pochino’. E vederlo così oltraggiato, in un evento in cui manca proprio l’idea di Cinema, mi si stringe il cuore. Perché allora si continua a permettere di prendere tanto per i fondelli la città e i suoi abitanti? A cui bisognerebbe dire i film quali sarebbero? Ma la verità è che questo è un bluff, non un Festival.