L’avevamo ipotizzato ieri (clicca qui per leggere:https://irriverentemente.com/comune-catanzaro-dallalbum-dei-ricordi-lennesima-riprova-che-il-governo-fiorita-talerico-e-una-supercazzola-leggete-per-credere/). E ci abbiamo preso. Ma era fin troppo facile pronosticare l’ennesima “giravolta” del consigliere regionale e comunale Antonello Talerico. Su cosa? L’Autonomia differenziata! Che pure aveva caldeggiato e difeso a spada tratta. Salvo chiedere a mezzo stampa ieri al presidente del consiglio regionale leghista Filippo Mancuso di lasciare il Carroccio proprio per l’approvazione della legge in questione tanto cara alla Lega. A Blob di Ghezzi direbbero: “Fuori orario, cose mai viste!”. Ma si sa che Talerico ha preso alla lettera l’assunto in base a cui “cambiare idea, è sintomo d’intelligenza”. E se è vero, com’è vero, lui deve essere un mix tra Galileo e Leonardo. Un genio assoluto, in sostanza. Perché, in politica almeno, la cambia ogni settimana. Quando va bene, altrimenti ogni giorno!
Da marzo a metà giugno 2022, ecco tutti i passaggi di Talerico
Talerico ha cambiato idea sull’Autonomia, come detto inoppugnabilmente ieri, così come cambia sovente partito e schieramento. O addirittura fa ‘reggere’ la sua permanenza in due coalizioni completamente opposte, a seconda del consesso dove si trova.
Pensate al fatto che sta con il centrodestra alla Regione e la sinistra in Comune a Catanzaro. E che nella campagna elettorale per le Amministrative del 2022 si è fatto appoggiare (o comunque sponsorizzare) prima da Carlo Calenda per poi aprire a livello locale, per circa una settimana, a un’interlocuzione con Rinascita di Valerio Donato dove però non ci potevano stare i calendiani a causa della presenza dei leghisti. Mentre più avanti ha salutato Calenda, accasandosi con Maurizio Lupi (leader in coalizione con Giorgia Meloni). Ma se pensate sia finita qui, vi sbagliate! Perché il vero coup de théâtre finale è stata l’alleanza con la sinistra fioritiana, per giunta ritrovata dopo la candidatura alle Amministrative del 2017 prima di (ri)tornare nell’alveo del centrodestra negli anni successivi. Roba da record, insomma.
Soprattutto se si pensa al periodo elettorale che va, ribadiamo, da metà marzo a metà giugno ‘22 (3 mesi appena) con la scelta ultima compiuta da Talerico dopo il ballottaggio ovvero dopo la fine della sua corsa per diventare sindaco di Catanzaro. Senza contare le Provinciali nel frattempo fatte prima con Fiorita (2022) e poi… noi non lo abbiamo capito del tutto (fine ‘23).
Talerico caustico in Consiglio al De Nobili
Il bello della vicenda, però, è che spesso in Consiglio al De Nobili Talerico, per stigmatizzare le incoerenze politiche degli avversari, dice loro sarcastico al microfono: “Fate pace con il cervello!”. Ma questa è un’altra storia. Torniamo, dunque, al suo ultimo… capolavoro. Il ripudio (sopravvenuto, sia chiaro!) dell’Autonomia, con tanto di appello all’amico Mancuso di abiurare alla fede leghista.
Fede pure antimeridionalista da cui trarrebbe appunto origine la legge sull’Autonomia. Fatto che ci spinge a chiederci: “C’entrerà per caso nell’assunzione di questa posizione esattamente opposta alla precedente, la posizione ipercritica sulla legge assunta un po’ a sorpresa dal suo nuovo totem e leader Roberto Occhiuto?”. Ce lo chiediamo perché si tratta dell’unico maggiorente plenipotenziario che gli può garantire un futuro in Forza Italia. Partito in cui Marco Polimeni e Sergio Costanzo, in ambito locale, non vedono invece l’ora di dargli il “benservito”, avendo fatto buon viso a cattiva sorte alla notizia del (ri)approdo talerichiano tra gli Azzurri di Calabria. E Talerico questo lo sa, anche se pare fregarsene.
Salvo, magari a scanso di… equivoci, assecondare Occhiuto con piglio da ultrà di Robertino. Di cui si dimostra quindi un fan sfegatato, scomodando per appoggiarne ciecamente la lotta Antiautonomia, addirittura la Questione Meridionale; l’ipotesi di un patto al Sud (secondo noi politicamente incestuoso e sbagliato) tra Destra e Sinistra e perfino la memoria di due padri della patria quali Alcide De Gasperi e Aldo Moro. Mica “pizza e fichi”, insomma!
Una secondo noi opportuna rinfrescata alla memoria nostra, talerichiana e di tutti
Un Talerico ecumenico e istituzionale dimentica forse che nella politica dei due statisti da lui evocati uno volubile come lui (diciamo così) mai sarebbe stato candidato. Neppure alla Circoscrizione. E nemmeno lo sarebbe stato 40 anni più avanti. Nella Fi di un certo Silvio Berlusconi ancora in vita e al timone, per l’esattezza. Dove il fu Cav, pur non essendo certo De Gasperi o Moro, alla coerenza annetteva un valore immenso. Eccezione “Senatur” Bossi a parte. Che però lo mollò una volta soltanto per poi non lasciarlo più.
Né lui né il centrodestra. Perché lì comandava un Berlusconi che per molto meno dei cambi alla velocità della luce di Talerico se la legò al dito con un altro amico suo: Sergio Abramo. In un certo periodo mostratosi non allineato alla disciplina di partito, sebbene neppure vi fosse formalmente iscritto. Un Abramo a cui Talerico stesso può chiedere conferma, se diciamo cose esatte. Perché il Cav non lo prese in considerazione per l’investitura ad aspirante governatore a fine 2019. Ci scusi quindi il doppio consigliere che stimiamo. Malgrado ci abbia di fatto escluso dai suoi profili social e non ci mandi più i comunicati stampa. Che da noi, dove non legge nessuno però, facevano al massimo una media di 15 letture. Quando andava bene, s’intende!
Ergo, nessun rimpianto. Pure perché ci toccava leggerli dalla prima all’ultima sillaba, ed erano quasi tutti di circa 150 righe o più, per l’alto tasso di rischio querele. Grazie di cuore, dunque, di averci tolto un po’ di lavoro. E ci scusi ancora. Ma lo sa che noi abbiamo il vizio di dire tutto. Il vizio della verità. Sempre e comunque. E quello della coerenza, che le ricordiamo ancora: all’epoca di De Gasperi e Moro era sacra! Difesa anche con la vita, se necessario. E non solo in ambito politico. Non possiamo non chiudere, quindi, con la domanda delle domande: perché lei ha cambiato idea sull’Autonomia?