Riceviamo e pubblichiamo
Nei giorni scorsi, nella Casa circondariale del quartiere Siano di Catanzaro, ho incontrato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove, alla presenza del garante regionale dei Detenuti, del direttore dello stesso Iistituto e dell’area sanitaria con la sua equipe, del vicecomandante della penitenziaria e del provveditore regionale.
Nel corso dell’incontro, ho consegnato a Delmastro una lettera con le preoccupazioni e le proposte della camera penale sull’emergenza carcere.
Ma di seguito ecco una relazione riepilogativa dell’incontro e dei temi trattati (su alcuni abbiamo, pur a diverse prospettive, raggiunto punti di convergenza) e la lettera consegnata a Delmastro”.
Il testo della lunga relazione
Nell’incotro con Delmastro è stata ribadita con convinzione la posizione della Camera Penale a favore della riforma della separazione delle carriere, considerata il naturale completamento delle riforme del 1988 e del 1999, volte a rafforzare la presunzione di innocenza, il modello accusatorio e i principi del giusto processo. È stata inoltre manifestata la disponibilità a sostenere la battaglia referendaria, dal momento che l’innalzamento del livello di civiltà giuridica del nostro Paese ci sta particolarmente a cuore.
Nel corso dell’incontro sono stati consegnati al Sottosegretario i numeri di Ante litteram sinora pubblicati, illustrandone finalità e motivazioni. Le riviste sono state accolte con interesse, riconosciute come strumenti importanti di riflessione e approfondimento sui temi della giustizia.
Ampio spazio è stato dedicato alle criticità che riguardano l’esecuzione penale e lo stato delle carceri italiane, ormai al collasso. A tal fine è stata consegnata al Sottosegretario una lettera – che allego alla presente – contenente le preoccupazioni dell’avvocatura penalista e proposte concrete di breve e medio periodo, ritenute necessarie per modificare lo stato delle cose, muovendo principalmente da un diverso registro culturale che abbandoni la dimensione carcerocentrica e sia più efficace e aderente ai principi costituzionali.
Un passaggio specifico ha riguardato la condizione dei detenuti tossicodipendenti e psichiatrici. Quanto ai primi, il Sottosegretario ha condiviso pienamente le nostre preoccupazioni e, soprattutto, i rimedi indicati: la tossicodipendenza non può essere affrontata con il carcere, ma richiede percorsi terapeutici mirati. Si tratta infatti di una condizione di fragilità che deve essere presa in carico da strutture adeguate e specializzate, capaci di offrire cure reali e concrete possibilità di recupero.
Per quanto riguarda i detenuti con patologie psichiatriche, il Sottosegretario ha evidenziato difficoltà organizzative e gestionali delle REMS nel prendersi carico di questa “umanità sofferente”. Tuttavia, pur mantenendo diversità di vedute sul punto, si è convenuto che buona parte di coloro che manifestano disagio psichico o determinate patologie psichiatriche possano essere adeguatamente monitorati e curati attraverso percorsi alternativi, come le case lavoro, opportunamente organizzate e gestite.
È stato inoltre sottolineato come povertà ed emarginazione sociale non possano essere affrontate esclusivamente con strumenti repressivi. Da qui l’urgenza di intercettare il disagio sociale investendo in politiche di welfare e servizi di sostegno, affinché le condizioni di marginalità siano rimosse prima che si traducano in ingresso nel circuito penale. È necessario sostituire la “bulimia penalistica” con interventi concreti di prevenzione sociale: meno creazione di nuovi reati e meno repressione, più risorse dedicate al sostegno delle fasce più vulnerabili e di chi vive nelle periferie esistenziali, affinché la giustizia sociale preceda e riduca la giustizia penale.
Il confronto ha poi toccato il tema della formazione e del reinserimento lavorativo dei detenuti. Sono stati illustrati i progetti già avviati dalla Camera Penale nel settore minorile ed è stato accolto con favore il suggerimento del Sottosegretario di avviare un nuovo progetto in collaborazione con l’ACI, volto a consentire ai giovani detenuti di conseguire la patente di guida. È stata sottolineata inoltre l’importanza di estendere tali percorsi anche ai detenuti maggiorenni, tramite convenzioni con aziende serie e affidabili, capaci di garantire opportunità di risocializzazione attraverso il reinserimento lavorativo, utilizzando anche fondi e strumenti di sostegno regionali.
La Garante Regionale, in relazione al tema del lavoro, ha illustrato il protocollo di reinserimento lavorativo già adottato a Reggio Calabria, approvato dal DAP e finanziato con fondi regionali, proponendone l’estensione anche alle altre province. Si è poi soffermata sull’importanza di mettere a sistema tutte le progettualità virtuose in un tavolo permanente Calabria, di cui invierà comunicazione alle istituzioni competenti e al quale la Camera Penale prenderà parte attivamente insieme agli altri interlocutori.
In conclusione, pur permanendo differenze di vedute sui temi dell’esecuzione penale, l’incontro ha mostrato che le posizioni degli avvocati penalisti e quelle del Governo, per quanto distanti, possono comunque individuare significativi punti di convergenza. Il dialogo, franco e leale, ha evidenziato che anche posizioni apparentemente inconciliabili possono trasformarsi in occasione di crescita reciproca e in un momento costruttivo di elaborazione comune.
Francesco Iacopino