Il Catanzaro in questo momento ha una sola, grande, certezza: una società solida e in gamba su cui contare. E questo è il dato principale rispetto a cui aggrapparsi con molta fiducia per il futuro. Prossimo. E si spera pure… remoto. Ma la soap tra la proprietà, i due direttori Diego Foresti e Giuseppe Magalini e l’allenatore Vincenzo Vivarini, finalmente giunta a conclusione non ha di certo giovato all’ambiente. E del resto non poteva essere altrimenti. Ergo, si poteva evitare. Il 90% dei tifosi giallorossi sull’argomento ha però emesso il suo ‘inappellabile’ verdetto: Foresti, ancor più Magalini e più di tutti Vivarini, sono dei “traditori”. Anzi, per alcuni esagitati, dalla memoria assai corta oltretutto, addirittura “sporchi traditori, mercenari”. Noi, però, siamo in disaccordo con questi ultimi. Un disaccordo Totale. Perché ci pare che nella specifica vicenda abbiano avuto ragione entrambe le parti e per certi versi entrambe torto. Perché se è vero, com’è vero, che ogni professionista sotto contratto, pagato profumatamente e puntualmente, non dovrebbe pensare ad altro se non a svolgere al meglio il proprio lavoro, si sa come nel calcio non funzioni così. E spesso non funzioni così neppure in nessun ambito in cui ci sia tanto (buon) mercato per un qualunque lavoratore di particolare capacità.

Le legittime aspirazioni di bravi professionisti e gli ancor più legittimi piani societari

Alcune categorie di professionisti, salvo contratti… particolarissimi, se trovano di meglio rispetto a quanto hanno già, di solito si licenziano e vanno altrove. Senza voltarsi indietro o indugiare in sentimentalismi. Tanto appunto non rischiano di restare disoccupati e guadagnano di più rispetto a prima. Talvolta anche assai di più. Si illudeva, dunque, chi a Catanzaro pensava a Vivarini e soci innamorati dei colori giallorossi.

Forse lo erano pure. Ma non certo più di quanto non lo fossero dei loro interessi personali. Però, se così fosse, allora avrebbe ragione solo la società. E no. Non proprio! Intanto perché con i tre professionisti in questione, mister su tutti, avrà parlato nel corso degli ultimi mesi. O, con le capacità che si ritrova, ne avrà quantomeno intuito le intenzioni. E le velleità. Quelle di Vivarini in particolare. Quasi ogni sera, da inizio giugno, peraltro citato da tutti gli esperti di calciomercato che lo davano sul taccuino di molti dg e ds di A e B.

Il tecnico quindi non poteva non pensare alla A, sin da agosto, o almeno a una squadra seriamente attrezzata per approdarvi dalla categoria inferiore. Che non poteva però essere un Catanzaro il cui patron Floriano Noto, con il quale concordiamo a pieno sul punto, non vuole programmare la promozione senza uno stadio degno di tal nome. Idea, la sua, giusta. Al netto di paragoni (al solito “vuccazzari” in città) con Empoli, Como, Venezia ecc. Che insistono in tutt’altri contesti socio-economici rispetto a Catanzaro.

I tifosi dovrebbero salutare con riconoscenza Vivarini e subito dopo stringersi attorno a Noto

I tifosi, quindi, non sputino sentenze. Ma, anzi, augurino il meglio a un allenatore del calibro di Viivarini che ha fatto godere tutti. Forse scomodo testimone (per così dire), insieme a Foresti e Magalini, di un club non nelle possibilità di puntare sin da subito, ovvero già dall’anno scorso, alla massima serie. Rispetto a cui, a un certo punto, non intenzionalmente (s’intende!) è sembrata quasi frenare mentre la squadra era invece lanciatissima verso la promozione diretta. Cosa più importante, però, ci si stringa tutti attorno al patron Noto che ora ha una sola priorità. Non fare come Aurelio De Laurentiis a Napoli, disfando cioè suo malgrado una tela fin qui finemente intrecciata. Ma non trattandosi di un novello Penelope, siamo certi che non lo farà!

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