Il tifoso può fare il tifoso, pensando e dicendo cosa vuole con la logica del “Bar Sport”. Sebbene, malgrado tutto l’amore del mondo per la propria squadra del cuore, un pizzico di maturità (e “mentalità”) non guasterebbe. Ma la… stampa locale non finirà (mai) di stupirci. E non solo in politica, purtroppo. Perché ad esempio, in ambito sportivo e segnatamente calcistico, ‘condanna’ un arbitro che porterebbe sfiga alla squadra della sua città. E quindi cara ai propri lettori. Ma, per quanti ancora sono dotati di senno (tifosi o meno) nel capoluogo, precisiamo noi. Che è semplicemente pazzesco pensare al capo della Can Gianluca Rocchi ogni settimana intento a valutare, per le 20 designazioni da fare (tra A e B), l’indice statistico di un Ddg con le formazioni da dirigere. 

Chi è Prontera

Fatta la doverosa premessa, passiamo subito alle cose serie contrapposte a un giornalismo sempre più disarmante per attirare e blandire lettori (leggasi click, ormai). E vediamo nello specifico chi è Alessandro Prontera. È innanzitutto un “bolognese di Tricase”. Cittadina in provincia di Lecce, dov’è nato e cresciuto fino alla maggiore età, che i tifosi delle Aquile hanno conosciuto a cavallo tra la fine del 20. secolo e l’inizio del Terzo Millennio. Erano i tempi (grami) del girone C della C2 (che come noto non esiste più, perché nel calcio italiano esistono ora solo tre serie professionistiche com’era prima del 1978. Quando la C invece si… sdoppiò per i successivi 36 anni e mezzo). E proprio in quel periodo, sospeso tra due secoli e altrettanti millenni, Prontera si apprestava a finire le scuole superiori, per poi trasferirsi in Emilia dove proseguire gli studi in Odontoiatria per fare il dentista. Mentre dal canto suo il Catanzaro si confrontava con realtà appunto quale quella salentina. Che nel capoluogo calabro suscitava la facile battuta dialettale: “Tri casi e nu furnu” derivata dal canonico “quattru casi e… ” usato per definire un luogo minuscolo con pochi abitanti. Comunque sia, nato il 15 settembre 1986, Prontera circa un decennio fa ha scoperto di essere così bravo ad arbitrare, da lasciare in secondo piano la professione di odontoiatra. 

La carriera del fischietto emiliano d’adozione all’insegna di un mese fortunato

Così come Sozza di Seregno, impegnato in Catanzaro-Frosinone una settimana fa, ha come numero fortunato il 26 (leggi qui: https://irriverentemente.com/catanzaro-frosinone-ad-arbitrare-ce-forse-uno-troppo-bravo-per-il-valore-della-gara-sozza-di-seregno-un-ddg-che-ha-il-numero-26-nel-cuore-ecco-perche/), a Prontera è invece assai caro ottobre. Perché il 27 dello stesso mese (nel 2018) ha debuttato in B, peraltro in un Brescia-Cosenza, mentre il giorno 6 di poco meno di un anno dopo ha esordito in A in un Fiorentina-Udinese. Da allora, sempre in massima serie, ha fischiato altre 33 volte. Ma senza big-match all’attivo e ancora non vicino al rango di internazionale, malgrado qualche comparsata all’estero. Però soltanto nel campionato cipriota in virtù della richiesta di quella Federazione di team arbitrali italiani per le partite del massimo campionato locale. 

Ecco perché, secondo alcuni, Prontera non dovrebbe più arbitrare il Catanzaro

Senza ripeterci, rispetto a quanto scritto poco fa, il motivo per cui, secondo alcuni… buontemponi, Prontera non dovrebbe più dirigere il Catanzaro è che in C gli ha portato sfiga, avendo sempre perso con lui in campo. Nel dettaglio contro Reggina (stop per 2-1) e Savoia (4-1), lontano dal Nicola Ceravolo, e Juve Stabia (0-2) e Matera (0-1) invece in casa. Tanto basta perché non vada bene o sia in qualche modo considerato lo strumento del… gombloddo ordito dall’immancabile “Lega anti-catanzarese!”. Affermazione, ad avviso di certi ‘nostri colleghi’, apodittica e persino sinonimo di ricusazione del Ddg tricasino. Che, al contrario, percorrerà appena 156 km (tra andata e ritorno) per recarsi al Mapei Stadium e tornare a casa. Ma pure questo non è più un’anomalia. Dal momento che, essendo caduta quest’anno ogni preclusione geografica, ad esempio romani purosangue (e non… adottivi) come Doveri e La Penna abbiano diretto più volte la Roma in campionato. 

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