Striscioni italiani città del Sud

Europeo 2024 di Germania. Ore 21 del 15 giugno. Primo tempo di Italia-Albania. Westfalenstadion di Dortmund (o Westfalen Stadion, che scrivere si voglia). Quello del muro giallo nella Curva pro Borussia, come già detto per intenderci (link: https://irriverentemente.com/euro-24-italia-albania-la-partita-delle-3b-la-vincono-gli-azzurri/).Dentro  il famoso impianto della Renania Settentrionale (Vestfalia), però, ieri sera c’era gente non tedesca. Ma che al contrario vive e lavora assai lontano da casa. Migliaia di km, addirittura. E sarà per questo che non vuole perdersi il debutto dei campioni in carica dell’Italia contro gli outsider o, come va di moda dire da qualche anno a questa parte, gli underdog dell’Albania. Esordio vincente, peraltro.

Ma non soltanto degli Azzurri sul campo. Bensì anche, e per una volta soprattutto, dei supporter sugli spalti. Dove sono in rapporto di 1 a 5 con i ‘rivali’ balcanici. Gli albanesi, infatti, dalle parti della Renania, e non solo, sono una… marea. E hanno deciso di sostenere allo stadio le Aquile rossonere in 50mila. Sì, in ben 50mila! Tuttavia quando l’Italia attacca, riuscendo dapprima a pareggiare il gol lampo degli avversari e poi a renderlo addirittura inutile con il fulmineo 2-1, si vede qualcosa che scalda il cuore e commuove. Un’immensa macchia azzurra e insieme bianca, rossa e verde, oltre a una fila di striscioni proprio dietro alla porta difesa nel primo tempo dal portiere della Sylvihno-band, Stakosha. Su quei tricolori appesi, manco a farlo apposta, si legge: Nepi; Nocera Inferiore; Angri; Eboli; Potenza; Bari; Barletta; Casarano; Galatina; Sambiase; Gela e Modica.

Che sembra, Lazio escluso, quasi l’intera Circoscrizione elettorale Sud delle Europee di domenica scorsa. Da Puglia e Campania alla Sicilia. Ed è proprio dalle città e regioni elencate, e da tante altre, che gran parte delle persone presenti in Curva o i loro papà, se non addirittura i nonni, sono partiti in cerca di fortuna. Magari in lacrime per la terra natia e gli affetti lasciati. Pochi o moltissimi anni orsono. Una vecchia storia. Iniziata oltre 60 anni fa in treni fatiscenti e con valigie di cartone in mano. E che prosegue, incessante, ancora oggi. Forse in aereo o confortevoli auto o bus di Gran Turismo. Cambia poco, però, perché tutti i viaggiatori all’interno hanno lo stesso scopo: trovare lavoro e sistemarsi, sebbene a distanza siderale dalla casa originaria.


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