Riceviamo e pubblichiamo
Si sono ritrovati a Crotone, presso l’Istituto S. Anna, i partner del progetto “Multiplatage”, progetto di ricerca finalizzata finanziato dal Ministero della Salute, che mette in rete le regioni Liguria, Piemonte, Campania e Calabria, università e centri di ricerca che hanno prodotto cinque progetti per valutare l’impiego delle tecnologie al servizio della persona anziana fragile. L’incontro è servito ad illustrare i risultati preliminari della ricerca, che si muove nell’ambito della dimissione protetta, dell’aderenza delle cure, dell’appropriatezza prescrittiva nelle Rsa, della teleassistenza e telemedicina per la riabilitazione di soggetti affetti da problemi neurologici specifici.
In quest’ultimo ambito l’Istituto S. Anna di Crotone, quale soggetto attuatore del Work Package 5, coordina le attività di progetto e verifica la validità dei trattamenti di stimolazione cognitiva effettuati in teleriabilitazione su pazienti, post stroke, con decadimento cognitivo da lieve a moderato, con l’AOU “Dulbecco” di Catanzaro che verifica l’esito della stessa tipologia di trattamenti su pazienti affetti da Parkinson.
“Il concetto fondamentale alla base di questo progetto è ‘invecchiare a casa propria’ – spiega il principal investigator del progetto Alberto Pilotto, direttore del dipartimento area delle cure geriatriche, neurologiche e riabilitazione dell’EO Ospedali Galliera di Genova – È dimostrato ampiamente che curarsi a casa migliora la riduzione della disabilità, ma soprattutto aumenta la resilienza. E l’obiettivo, quello che conta: avere una qualità di vita di buon livello soprattutto nelle fasi finali della propria esistenza. In questo senso i primi risultati dei nostri progetti dimostrano che l’impiego intelligente della tecnologia è molto utile. Per esempio, l’impiego delle tecnologie con il monitoraggio riduce la degenza in ospedale dopo una malattia acuta, migliora il grado di fragilità, lo stato cognitivo, quello nutrizionale. Ancora, l’aderenza alle attività di riabilitazione è superiore quando l’attività fisica viene svolta a domicilio anziché in palestre o strutture”.
“I risultati della nostra ricerca condotta su un campione di 77 pazienti – aggiunge Loris Pignolo, principal investigator del progetto per la Calabria e responsabile della linea di ricerca Tecnologie riabilitative dell’Istituto S.Anna – dicono che i trattamenti in teleriabilitazione su pazienti con esiti di stroke e decadimento cognitivo da lieve a moderato hanno la stessa efficacia clinica di quelli erogati in struttura. Tra l’altro questo progetto è partito pochi mesi prima del lockdown provocato dall’emergenza Covid 19, ed ha dimostrato come la teleriabilitazione si possa utilizzare in casi d’emergenza con la stessa efficacia dei trattamenti in struttura”. In questo senso l’impegno dell’Istituto crotonese va avanti da anni. “Abbiamo avviato diversi progetti di ricerca – conferma Pignolo – ed al momento abbiamo attivi due servizi di assistenza domiciliare: uno per pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza (Oberon), e l’altro di teleriabilitazione motoria, cognitiva e logopedica per pazienti dimessi dalla nostra struttura. Un progetto che permette di dare continuità alle cure e di dimettere i pazienti un po’ prima”. Il progetto “Multiplatage” mostra anche la validità della collaborazione tra la sanità pubblica e strutture d’eccellenza convenzionate. “Certo, perché nel nostro caso la Regione Calabria, attraverso un soggetto convenzionato, è riuscita a realizzare una ricerca specifica e a verifica la validità di un approccio innovativo che potrà avere ricadute interessanti e positive per i pazienti”
All’incontro era presente anche il prof. Guido Iaccarino, dell’Università Federico II di Napoli. “Il progetto – dice – è stato utile anche per conoscerci, valorizzare le rispettive competenze a scoprire realtà eccezionali come il Sant’Anna di Crotone. Mentre la ricerca in sé ci ha aiutati a migliorare i servizi per i nostri pazienti. Noi, per esempio, abbiamo usato le app per aiutare i pazienti a modificare i loro stili di vita, nell’alimentazione e nell’esercizio fisico. Perché l’obiettivo è migliorare la qualità della vita delle persone anziane, e questo lo si può fare anche migliorando gli stili di vita. La risposta è stata sorprendente: dopo l’iniziale e fisiologica diffidenza, tutti hanno familiarizzato con la tecnologia ed hanno imparato ad usarla a proprio vantaggio”.