Salvatore Iaccino (48enne), detto “Uccello” (leggi qui: irriverentemente.com/?p=12100) per un suo gesto in Curva alle partite del Cosenza Calcio di cui era ultrà, e Francesco Occhiuto (30 anni, leggi qui: irriverentemente.com/?p=12333) sono i due “giovani” morti all’inizio e alla fine di questa terribile disgraziata settimana a Cosenza. Due storie personali le loro, che malgrado più diverse non avrebbero potuto essere potrebbero essere state accomunate (quasi identificate, addirittura) non solo dalla tragedia di una scomparsa del tutto prematura quanto soprattutto da un aspetto troppo spesso trascurato: la solitudine. Non propriamente intesa, sia chiaro, ma quella con i loro problemi. I problemi materiali, forse, di un Iaccino alle prese con difficoltà economiche palesate persino dal contributo offerto dai tifosi della Massimo Capraro di Catanzaro per pagare il suo funerale e quelli, ancor più forse, assai nascosti di Occhiuto. Il quale di certo non aveva davanti a sé un futuro pieno di incognite. Quantomeno dal punto di vista professionale e finanziario, non dimenticando la famiglia amorevole e molto strutturata attorno a sé. E che nonostante ciò potrebbe aver deciso di porre volontariamente, e in apparenza immotivatamente, fine alla sua vita (ma lo accerteranno gli organi preposti, non certo noi, ci mancherebbe!).
Ci vuole davvero coraggio per resistere agli “urti della vita”
Potrebbe darsi, abbiamo appena scritto, che Occhiuto abbia appunto scelto di interrompere una vita che pure, come si dice sempre in questi casi, aveva “ancora tutta davanti”. Eppure, non ci rendiamo (mai) conto come, tra problemi materiali e immateriali, ci voglia davvero coraggio per vivere. E parecchio! Perché la vita può indurre sofferenze così profonde e laceranti, che vanno persino molto al di là della potenzialmente devastante mancanza di salute e (o) di soldi necessari per tirare avanti decorosamente. Sembra incredibile, però è così!
Il messaggio, che secondo noi deriva dalle tragiche e premature morti di Salvatore e Francesco
Il messaggio delle drammatiche morti di Iaccino prima e Occhiuto poi, che noi abbiamo colto è l’intollerabile atteggiamento, seppur indotto dalla buona fede e magari dall’onda emozionale del momento, di chi ai funerali di Salvatore, e sui social per Francesco, ha pronunciato la solita frase fatta. “Ci spiace non esserci accorti prima del tuo malessere, di non averlo capito e quindi non averti aiutato”. Una frase che, almeno secondo noi, è inutile e ipocrita. Persino fastidiosa nella sua insopportabile ripetitività. Non fosse altro, perché come recita un cinico e metaforico proverbio: “Piangere un morto, son lacrime perse!”. Bisognerebbe infatti non chiedere a un amico “come va, come stai?” con lo stesso peso e la reale attenzione di una qualunque classica domanda di circostanza posta a uno sconosciuto in ascensore. Perché non tutti sono… lottatori, che prendono a morsi… un’esistenza talvolta spietata; non piegano (mai) la testa; combattono contro soprusi e ambiti oscuri e così via. Ma ci sono anche quanti invece soccombono. E sono tanti. Ecco, di loro ci dovremmo cercare di occupare, tutti noi, da vivi e non da morti per fare bella figura alle immancabili commemorazioni.
