Non c’è pace per l’Amc. E dopo l’inchiesta di ieri (leggi qui: irriverentemente.com/?p=13148) con 21 indagati (tra cui l’ex dg) si attendono ora gli sviluppi anche della denuncia politica pubblica del capogruppo del Partito Democratico a Palazzo De Nobili Fabio Celia. Che, adesso più di ogni altro frangente, è necessario chiedersi quali effetti abbia sortito o sortirà. Cos’hanno insomma risposto a Celia l’Azienda in house del Comune e l’ente stesso? Che il capo dei Dem al De Nobili aveva pesantemente chiamato in causa sulla “spinosa vicenda” assunzioni È fondamentale saperlo!
La grave denuncia politica pubblica di Celia
In premessa ci siamo riferiti a quanto dichiarato da Celia lo scorso 24 gennaio, tramite un durissimo comunicato stampa (leggi qui: irriverentemente.com/?p=11151), in cui nell’incipit annunciava: “Domani mattina (il 25 gennaio, quindi, ndr) presenterò un’interrogazione scritta all’amministratore delegato dell’Azienda della mobilità cittadina, al direttore di Amc, al sindaco di Catanzaro, al presidente del consiglio comunale e all’amministratore delegato della During Spa, società interinale scelta per selezionare i curricula e assumere i 15 autisti all’interno della società in house del Comune”. Fin troppo palese dunque la volontà dello stesso consigliere di “vederci chiaro sulle modalità di reclutamento dei conducenti degli autobus”.
Irriverentemente.com aveva appurato alcuni aspetti fondamentali a riguardo (leggi qui: irriverentemente.com/?p=11244)
È pur vero però che le assunzioni su cui chiede(va) lumi (eufemismo!) Celia fossero a… tempo. Perché come da noi subito dopo appurato attraverso le nostre fonti (e come ovvio scritto lo scorso 27 gennaio), questi lavoratori altri non erano se non un gruppo di ultra 40enni e 50enni (con poche eccezioni in fatto d’età più bassa), nemmeno realmente dipendenti Amc. E per giunta in un certo senso sfruttati e sottopagati rispetto ai loro… colleghi. Quelli cioè “davvero” assunti a tutti gli effetti dall’Azienda comunale con una condizione di stabilità e diversi… agi. Senza contare che proprio in base a quanto appena detto si tratta di interinali, in forza alla Spa During e non all’Amc, con quest’ultima società che neppure gli compila le buste paga (di competenza invece sempre della During). Tant’è vero che, si aggiunge, hanno un tesserino di riconoscimento ‘speciale’ con doppio logo (During e Amc) con l’Azienda in house del De Nobili che grazie a loro oltretutto risparmia due volte. In primis non pagando più una valanga di cosiddetti straordinari ai suoi “veri lavoratori” e scaricando, come gli consente la legge, le spese del contratto con During. Ragion per cui con un notevole minore esborso in fatto di uscite per le paghe. Un dato non marginale, anzi semmai il contrario.
Ma auspichiamo che l’iniziativa di Celia prima o poi sortisca effetti concreti e non si perda nel solito porto delle nebbie di Catanzaro, altrimenti sarebbe grave
Ma Celia, come ha scritto a suo tempo, voleva “per una questione di trasparenza, richiesta e imposta, nella Pa”, avere risposte chiare per “verificare se le persone scelte possiedano i requisiti indicati nel bando di gara e abbiano un’esperienza tecnica superiore rispetto ai concorrenti esclusi”. Celia inoltre rincarava la dose, chiedendo pure “come mai fossero stati tagliati fuori altri soggetti in possesso di competenze pluriventennali nel settore”. E, in conclusione, rimarcava come necessitasse “fugare ogni dubbio sulla possibilità che siano state selezionate persone meno meritorie rispetto agli estromessi”. E questo pur di fronte “non a nomine politiche, bensì a un bando pubblico”. Che in quanto tale deve rispettare precisi criteri”.
Bisogna dunque approfondire per interrompere un bruttissimo andazzo del passato, che deve sparire dal presente e del futuro
Ma per quale motivo, comunque la si pensi e qualunque cosa emerga, l’iniziativa di Celia è condivisibile? Perché, in passato almeno, questa Partecipata al pari delle altre era oggetto di autentiche campagne lottizzatorie con i politici locali che si spartivano le quote di assunzioni, per così definirle (da loro poi tradotti in voti), in base a vari parametri. C’erano insomma delle promesse solenni: “Tre lavoratori a te, quattro a lui, due all’altro, cinque a me e così via”. E guai se tali promesse (spartitorie) non venivano mantenute. Scoppiava il caos. E chi non rispettava gli impegni presi, finiva nei guai. Un malvezzo che allora, anche grazie ad azioni come quelle di Celia, potrebbe (se ancora vigente) essere interrotto.
