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Tra delibere (relative a piani aziendali e bandi) approvate su Catanzaro Servizi, e ritirate su Sieco, il consiglio comunale odierno ha detto tre cose fondamentali. Sul piano politico. Perché di quello tecnico, nell’occasione dei ‘poveri lavoratori’ delle aziende citate, ci importa poco o niente. E non perché siamo cattivi. Bensì sapendo come vengano sempre tirati in ballo a fini strumentali. Ma essendo in realtà blindati. Sistemati cioè nel settore pubblico per segnalazione politica (per cui fungono da bacino elettorale) o di altre entitàł e gruppi di potere.  A differenza di chi davvero trema o annaspa per questioni occupazionali senza avere Santi in Paradiso. Torniamo alla politica, allora. Quella che fa emergere come solo nel Comune di Catanzaro, una sorta di Neverland o Fantasilandia se preferite, ci possano essere 2 Forza Italia con Sergio Costanzo da una parte e Antonello Talerico dall’altra. 

Lo show in Aula di Costanzo e Talerico e le indubbie capacità di Parisi

Due colleghi di partito, almeno sulla carta, Costanzo e Talerico. Che in realtà si “perculano” come se non ci fosse un domani fra rispettive accuse, registrate dai microfoni, addirittura di “ignoranza” e “ladrocinio”. Mentre il loro coordinatore provinciale, Marco Polimeni, si frega le mani, stando dietro a Costanzo. E quindi essendo contro un Talerico che se alle Regionali del 2027 non verrà candidato nel listino del governatore Roberto Occhiuto (leader da cui è stato imposto in Fi locale) sarà politicamente morto. Ostracizzato da tutto e tutti. A destra come a sinistra. Tranne forse che da partitini tipo Noi con l’Italia, l’ultimo in ordine di tempo tra i millemila da cui proviene, con i quali non sarebbe però di certo eletto. Mai e poi mai! Ma c’è pure il capitolo Gianni Parisi. Uno dei consiglieri calendiani. Uomo moralmente integro e grande esperto di questioni economico-finanziarie. Uno dei pochi, al De Nobili, da bravo commercialista e consulente qual è. Che tuttavia predica nel deserto, pur illustrando determinate (spinose) situazioni in maniera assai puntuale. 

Celia contro Fiorita. Il suo è un colpo di pistola con il silenziatore, ma andato a bersaglio

Un capitolo a parte lo merita infine Fabio Celia. Il capogruppo del Pd che, per cantarle in modo elegante ma tosto al ‘suo sindaco’ Nicola Fiorita, scomoda nientemeno un ‘totem’ quale Enrico Berlinguer. Che, dice Celia, “sosteneva come il rispetto delle alleanze non prevedesse di dar loro vita con il capo chino. Ecco perché chiedo al sindaco di non muovere foglia (leggasi non procedere a valzer di poltrone in Giunta e non solo, ndr) prima di aver ripristinato il Tavolo del centrosinistra. Quello iniziale, del 2021, per bene identificarlo. Un Tavolo, congiunto e allargato, che ha avviato l’iter – ha proseguito Celia – per far designare come nostro rappresentante alle Amministrative, alla fine vittorioso, proprio Nicola Fiorita. Comunque sia dovremo poi convocare l’intergruppo tra Socialisti e Democratici. Perché noi stimiamo tutti. In particolare i nostri ottimi alleati. Ma non accettiamo diktat. Da nessuno. Pretendiamo invece – ha concluso il capo dei Dem al De Nobili – che si prenda in mano la sinistra per ricostruirla. In città e non solo”. Tutto ciò senza contare la freddezza, da noi colta, nei confronti della collega di partito e presidente di Commissione Igea Caviano. Un distacco forse dovuto all’appiattimento della stessa consigliera del Pd alle posizioni di Nick. 

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