Avvocato enrico brogneri report

Ustica, spunta la pista israeliana! Ne parla Report. E le possibili prove a suffragio, testimonianze oculari nella fattispecie, vengono dalla Calabria. Da Bovalino, nella jonica reggina, e soprattutto da Catanzaro. Dove un avvocato, Enrico Brogneri, racconta: “La sera del 27 giugno 1980 alle 21.15 (una ventina di minuti dopo l’abbattimento del Dc 9 Itavia, ndr) stavo andando a prendere mia moglie. E per farlo dovevo passare di qui (per la strada che dall’ospedale Pugliese conduce alla porta carraia dello stadio Ceravolo, ndr). E lì vedo un aereo da guerra che passa a bassissima quota sopra la città, venendo alle… spalle della città stessa. Da Ovest, cioè. Di colore grigio chiaro con riflessi celestini, ha un’evidente mano di vernice passata per coprire i contrassegni”. E poco dopo, quando il collega intervistatore, gli mostra due modellini di caccia da combattimento, l’anziano avvocato riconosce senza ombra di dubbio l’inconfondibile sagoma a delta di un Iai Kfir israeliano. Aereo multiruolo militare.

La conferma della testimonianza di Catanzaro da una di Bovalino

Stessa identificazione di Brogneri del bovalinese Sebastiano Stranges. Che quella sera, intorno alle diciannove, sta per iniziare il turno nel ‘vecchio’ ristorante di famiglia. E circa mezz’ora dopo nota un aereo con caratteristiche identiche rispetto a quelle appena descritte fare 5 o 6 giri sul mare e venire raggiunto dopo da altri 3 aerei… gemelli. Tutti con insegne coperte alla bell’e meglio. Ma, come ovvio, non si parla del coinvolgimento di Israele per quanto visto da Brogneri e Stranges. Tutto parte in realtà dal libro del giornalista investigativo italiano Claudio Gatti, che ormai vive e lavora negli Stati Uniti, dal titolo: “Il 5. scenario atto secondo”. Incentrato su Ustica, naturalmente. Gatti, curiosamente omonimo del comandante dello sfortunato Dc9 Domenico, ha trovato una nuova pista. Questo dopo aver assistito al… balletto delle tesi sul tragico avvenimento, Formulate in 44 anni: “Cedimento strutturale; bomba a bordo; siluro Nato o Usa lanciato da un sottomarino o missile francese.

Il quinto scenario del giornalista Gatti

Il velivolo civile fu intenzionalmente abbattuto da “top gun” inviati da Israele. Ma per errore. Scambiato per un cargo con a bordo uranio arricchito. Riservato al programma nucleare dell’Iraq, allora nemico giurato di Israele, supportato da scienziati italiani e transalpini. Inviati a Baghdad dai loro Paesi pagati decine di milioni di dollari del tempo dall’Agenzia Atomica del feroce dittatore Saddam Hussein. Che voleva le “bombe sporche” per radere al suolo (o meglio, per mettere in ginocchio)… l’Impero sionista. Ecco allora che gli Iai Kfir, progettati in un certo modo e pilotati con transponder spento per eludere qualunque sistema di sorveglianza difesa aerea anche Nato, avrebbero attaccato. Un intervento finalizzato a distruggere quello che, secondo loro, era appunto il cargo che stava trasportando l’occorrente per fabbricare le armi di distruzioni di massa in terra irachena. E a sostegno di tale tesi c’è pure il ritrovamento dei serbatoi ausiliari per caccia da combattimento israeliani sul fondo del Mediterraneo vicino al relitto del Dc9.

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