Riceviamo e pubblichiamo
È l’associazione antimafia La Tazzina della Legalità a denunciare il caso di Salvatore Barbagallo, testimone di giustizia calabrese rimasto improvvisamente senza tutela e ancora in attesa di essere ricevuto dal prefetto di Vibo. Una vicenda che riaccende i riflettori sulle difficoltà e sulle contraddizioni del sistema di protezione per chi denuncia la ’ndrangheta.
Testimoni di giustizia dimenticati: il caso di Salvatore Barbagallo
Revocata la tutela senza preavviso, il Prefetto di Vibo non lo riceve
Si chiamano testimoni di giustizia. Sono cittadini comuni che, dopo aver subito intimidazioni e pressioni della criminalità organizzata, scelgono di denunciare e collaborare con lo Stato.
Una scelta di legalità e di coraggio che comporta rischi personali enormi e che dovrebbe essere accompagnata da una tutela costante, credibile e continua. Non sempre, però, accade.
È quanto sta vivendo Barbagallo, testimone di giustizia calabrese, che dopo aver denunciato e reso dichiarazioni contro la ’ndrangheta si è visto revocare la tutela senza alcuna comunicazione preventiva, rimanendo improvvisamente esposto, insieme ai propri familiari, a potenziali ritorsioni.
Una vicenda che solleva interrogativi seri sul funzionamento del sistema di protezione dei testimoni di giustizia, soprattutto in territori ad alta densità mafiosa come la Calabria. La revoca della tutela non è un atto amministrativo come un altro: incide direttamente sulla sicurezza di chi ha scelto di rompere il silenzio e di affidarsi alle istituzioni.
A rendere la situazione ancora più delicata è il mancato ascolto da parte delle autorità territoriali. Nonostante le richieste avanzate, il Prefetto di Vibo Valentia non ha ancora ricevuto Barbagallo, rinviando l’incontro a dopo le festività. Un rinvio che appare difficilmente compatibile con l’urgenza di una condizione che riguarda la sicurezza personale e familiare di un testimone di giustizia.
Senza spirito polemico, ma con senso di responsabilità civile, La Tazzina della Legalità ritiene doveroso portare all’attenzione pubblica la gravità del caso. L’associazione, da anni impegnata al fianco di testimoni di giustizia, collaboratori e vittime di ingiuste detenzioni, non può accettare che Barbagallo diventi l’ennesimo esempio di abbandono dopo il coraggio della denuncia.
Vicende come questa rischiano di produrre un effetto devastante sul piano sociale: scoraggiare le denunce e alimentare la sfiducia dei cittadini verso lo Stato. Se chi denuncia viene lasciato solo, il messaggio che passa è pericoloso e finisce, di fatto, per rappresentare un incentivo indiretto alla criminalità organizzata.
Per questo La Tazzina della Legalità chiede con forza, ma nel rispetto delle istituzioni, un incontro immediato tra il prefetto di Vibo e Barbagallo, affinché la sua posizione venga valutata con la dovuta attenzione e tempestività. La tutela dei testimoni di giustizia non può essere rinviata, né subordinata a tempi burocratici che non tengono conto dei rischi reali.
L’associazione ha già annunciato il proprio sostegno a Barbagallo ed è scesa in campo al suo fianco. Continuerà a seguire il caso, ribadendo che la credibilità dello Stato si misura anche – e soprattutto – da come protegge chi ha scelto di stare dalla parte della legalità.