Riceviamo e pubblichiamo
In questi giorni un po’ tutti ci siamo appassionati alle Olimpiadi di Parigi, che tra poche ore giungeranno al termine. Gli atleti italiani hanno confermato anche in Francia i grandi progressi effettuati negli ultimi anni in tante discipline, con la vittoria di numerose medaglie.
Ma andando ad analizzare nel dettaglio la composizione della mega spedizione azzurra, (ben 402 tra atlete e atleti) saltano subito agli occhi alcune differenze per quanto riguarda la provenienza dei vari sportivi dalle singole regioni d’Italia. In effetti, appare subito evidente come siano le regioni del Nord quelle con il maggior numero di rappresentanti a Parigi. Qualcuno potrebbe argomentare la cosa dicendo che si tratta chiaramente anche delle regioni più popolose, ma questo non è affatto vero.
Infatti, mentre la Calabria con poco meno di 2 milioni di abitanti ha in Francia 5 atleti a rappresentarla, la Liguria, per esempio, con circa 1 milione e mezzo di abitanti esprime ben 19 atleti olimpici, quasi quattro volte il numero dei calabresi. E il quadro diventa ancora più allarmante se pensiamo che quasi tutti gli atleti meridionali per affermarsi e ottenere i migliori risultati devono allenarsi in strutture presenti nelle regioni del Nord.
Il gap tra Nord e Sud per quanto riguarda anche le strutture sportive è evidente. Praticare alcuni sport come la scherma, il canottaggio e tante altre, al Sud è praticamente impossibile e occorre fare un grande ringraziamento a quegli allenatori che tra mille sacrifici anche nei nostri territori, senza le attrezzature e le strutture adeguate, continuano a “mantenere accesa la fiamma olimpica”.
E se pensiamo ai gravi squilibri che porterà con sé l’autonomia differenziata, è facile immaginare come oltre alla Sanità, alla Scuola, ai Trasporti, all’Ambiente, anche in ambito sportivo le regioni meridionali avranno sempre meno disponibilità economiche per investire in strutture e impianti.
Secondo le cronache, uno dei motti che ha accompagnato la nascita delle Olimpiadi moderne recita “l’importante non è vincere, ma partecipare”, ebbene, andando di questo passo, se le cose non dovessero cambiare con una politica di interventi e investimenti mirati, tra qualche anno per le nostre ragazze e i nostri ragazzi non sarà solo difficilissimo vincere, ma anche semplicemente partecipare.