Articolo tratto da Sky Tg24
Non ce l’ha fatta il bimbo di tre anni e mezzo rimasto gravemente ferito venerdì scorso nel parco urbano di Vibo Valentia da una trave di legno che gli aveva schiacciato il fegato. Trasferito a Roma e sottoposto a due interventi, le sue condizioni, inizialmente in miglioramento, sono peggiorate fino al tragico epilogo.
È morto il bimbo di tre anni e mezzo rimasto gravemente ferito venerdì scorso, nel parco giochi di Vibo Valentia, da una trave in legno che gli aveva schiacciato il fegato.
Dopo il trasferimento da Vibo Valentia a Roma a bordo di un aereo militare, il piccolo era stato sottoposto a un secondo intervento al Bambino Gesù e le sue condizioni sembravano in miglioramento, ma nelle ultime ore sono peggiorate rapidamente. Con il decesso del bambino, sotto il profilo giudiziario, cambia l’ipotesi accusatoria che diventa omicidio colposo.
Le indagini
La Procura di Vibo Valentia, diretta da Camillo Falvo, ha incaricato l’ingegner Giuseppe Venanzio di effettuare una perizia tecnica sulla struttura del parco, già posta sotto sequestro, per valutare eventuali responsabilità legate alla sicurezza e all’adeguatezza dell’installazione. In questa fase si stanno svolgendo verifiche documentali e amministrative. Solo una volta acquisiti i risultati della consulenza tecnica gli inquirenti valuteranno ulteriori approfondimenti.
L’incidente e il primo intervento
Il bambino, che al momento dell’incidente si trovava insieme ai genitori, stava giocando con un attrezzo del parco quando si era appoggiato a una trave che, cedendo improvvisamente, lo aveva schiacciato tra torace e addome.
Il piccolo era stato subito soccorso dai genitori, dai presenti e dai sanitari del 118, che ne avevano disposto l’immediato trasferimento all’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia.
Qui i medici avevano riscontrato lesioni interne gravissime ed eseguito un delicato intervento per fermare un’emorragia al fegato. Nelle ore successive, vista la gravità del quadro clinico, era stato deciso il trasferimento al Bambino Gesù di Roma con un volo militare partito da Lamezia, dopo il trasporto in ambulanza del 118.
Nella Capitale i chirurghi del Bambino Gesù avevano eseguito un secondo intervento, che inizialmente aveva fatto sperare in un miglioramento.
Tuttavia, le condizioni sono peggiorate fino al tragico epilogo.