Riceviamo e pubblichiamo

Gli striscioni e le riflessioni degli alunni, i nomi delle donne vittime di femminicidio scanditi ad alta voce durante il corteo di fiaccole dalla panchina rossa al giardino della biblioteca comunale.

E ancora: riflessioni e voglia di libertà in mezzo alle note del flauto traverso Manuela Zangari. Tanta.

A Valleforita la sera della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne si trasforma in un grido di rabbia contro l’abominio. L

’amministrazione comunale del sindaco Salvatore Megna, assieme alle associazioni e ad alcune donne volontarie (da anni fattivamente e positivamente parte attiva dell’iniziativa), mette in piedi uno spaccato comunitario di sensibilizzazione per dire “no” ad un fenomeno che, ormai, non è più solo un fenomeno.

Sullo sfondo, ideale cornice di intenti, le parole di Alda Merini: “Siamo state amate e odiate. Adorate e rinnegate. Baciate e uccise, solo perché donne”.

Il desiderio di esserci scalda il cuore e la mente annichilendo anche la pungente frescura autunnale.

Sono in tanti (anche bambini in fasce fra le braccia delle mamme) quelli che si radunano per la passeggiata.

Tra indumenti e segni sul viso, recano con loro un simbolo rosso.

Respirano idealmente il profumo della libertà: il rossore dei flambeaux attraversa il centro storico accompagnando il megafono mentre diffonde i nomi.

Nomi che non sono solo nomi. 
Giulia e le altre 98 sono simboli di un’aberranza da ripudiare e sconfiggere.
Tutti insieme.

Ecco perché nella comunità ai piedi delle Preserre Catanzaresi dal Centro Antiviolenza Attivamente Coinvolte” di Catanzaro e Vibo Valentia arrivano l’avvocato Anna Piane  e la socia ostetrica Teresa Talarico.

Portano l’esperienza maturata a contatto con chi è stata schiacciata ed è schiacciata dal sopruso maschile.

Sul solco tracciato, i messaggi di speranza dei giovani scolari. Con spontaneità assurgono al ruolo di protagonisti: affrontano il problema con pensieri maturi e promettono di impegnarsi per un’umanità più bella.

«Serve una cambio di passo, forte e deciso – le considerazioni unanimi dei partecipanti – Serve un’azione corale che sradichi quel nascosto e violento maschilismo e l’atavico “patriarcalismo” duro a morire ma che, invece,  spesso fa morire innocenti e giovani donne».

Parole che nelle intenzioni degli organizzatori non vogliono essere mera demagogia ma impegno concreto e serio verso una ri – conquistata posizione della donna, non più vittima di carnefici ma protagonista del suo destino. Qualunque esso sia.

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