Riceviamo e pubblichiamo
Quelle che un tempo si chiamavano le forze politiche dell’arco costituzionale, nel referendun consultivo che doveva portare alla fusione in unico Comune di tre Istituzioni comunali rappresentati da Cosenza, Rende e Castrolibero, fusione sostenuta dalle classi dirigenti di questi movimenti o partiti ma non dai propri elettori.
Quasi il 60% dichi è andato a votare si è espresso per il no, ma il dato che deve fare riflettere che vota per il no il 30% degli elettori di Cosenza comune che come sostenevano i sostenitori del si avrebbe portato vantaggi sostanziali sotto molteplici puntidivista.
Il dato poi prevalente è la totale disaffezione a qualsiasi tipologia di elezione, dell’elettorato, ulteriore sconfitta delle classi dirigenti dei partiti e movimenti, che non riescono a motivare e a mobilitare l’elettorato su questioni particolari come la questione della fusione dei Comuni argomento che necessita approfondamenti di merito e di metodo non semplificabili con slogan e quesiti posti male.
Viviamo in un momento politico dove contano le frasi ad effetto dove contano le semplificazioni, dove esiste un’approccio immediato alle questioni, gli approfondimenti vengono considerati noiosi e superflui, salvo poi rivelarsi decisivi.
Un’ altro aspetto incredibile di questo referendum che prima del corpo elettorale era necessario che si pronunciassero dopo una approfondita riflessione i rappresentanti del Corpo elettorale cioè i Consigli Comunali, considerando poi che la decisione non vincolante è stata sancita con una atipica forma di democrazia diretta il referendum Consultivo, altro fallimento delle classi dirigenti delle più importanti forze e movimenti politici.
Viviamo veramente in un momento drammatico di crisi delle Democrazie rappresentative.
Felice Caristo tesserato Italia Viva