Papa FrancescoPapa Francesco

Articolo tratto da La Repubblica

Papa Francesco è morto all’età di 88 anni. Un Pontificato durato 12 anni durante il quale il tema del rapporto delle persone con i loro cani e gatti è stato tanto frequente quanto discusso: fin da subito, le sue parole non si sono concentrate sugli animali in quanto tali, ma sul rischio che il loro ruolo nelle famiglie andasse a sostituire quello dei figli. Quasi come se l’avere un cane o gatto fosse la causa della crescente denatalità (mentre i dati lo smentiscono). Una posizione che ha spesso scatenato proteste da parte degli amanti degli animali domestici.

Preferiscono cani e gatti ai figli, così da vecchi saranno soli

Il primo intervento significativo di Papa Francesco sul tema risale al giugno del 2014. In occasione di un incontro con una quindicina di coppie sposate che stavano festeggiando 25, 50 e 60 anni di nozze, il Pontefice ha spiegato che le caratteristiche di un autentico matrimonio cristiano sono “fedeltà, perseveranza e fecondità”, mentre dice che a Gesù “non piacciono quelli sterili per scelta”. E così il suo dito viene puntato verso la “cultura del benessere di dieci anni fa che ci ha convinto: ‘È meglio non avere i figli! È meglio! Così tu puoi andare a conoscere il mondo, in vacanza, puoi avere una villa in campagna, tu stai tranquillo’… Ma è meglio forse – più comodo – avere un cane, due gatti, e l’amore va ai due gatti e al cane”.

Scelta questa che, secondo il Santo Padre porterebbe a una conseguenza per queste coppie: “Alla fine questo matrimonio arriva alla vecchiaia in solitudine, con l’amarezza della cattiva solitudine”. Un messaggio chiaro che lega la presenza di animali domestici all’assenza di figli e, più in generale, alla questione della denatalità, una delle grandi preoccupazioni della Chiesa.

Pensano ai gatti e ignorano i vicini in difficoltà

Nel 2016 Papa Francesco ha ribadito il concetto in modo ancora più diretto, dicendo: “Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti e ai cani che poi lascia sola e affamata la vicina. No, per favore no!”. Il Pontefice durante quell’udienza giubilare in piazza San Pietro, nella quale ha invitato a “stare attenti a non identificare la pietà con quel pietismo piuttosto diffuso che è solo una emozione superficiale che offende l’altro” e ha aggiunto: “La pietà non va confusa con la compassione per gli animali che vivono con noi, accade infatti che a volte si provi verso animali e si rimanga indifferenti di fronte alle sofferenze dei fratelli”.

L’episodio del cane nella borsa
Uno degli interventi più noti del Papa sul tema è stato quello del 12 maggio 2023, durante l’apertura degli Stati Generali della Natalità. Il Pontefice ha raccontato un episodio che lo aveva colpito: una donna gli aveva chiesto di benedire il suo “bambino”, ma si riferiva al suo cane che teneva in una borsa. “Non ho avuto pazienza e ho sgridato la signora. Tanti bambini hanno fame e lei con il cane”, ha detto il Papa, sottolineando come questa tendenza potrebbe diventare un tratto caratteristico della società futura.

Più veterinari che pediatri, questo è non è un buon segnale

Nel novembre dello stesso anno, Bergoglio è tornato sull’argomento ricevendo i membri dell’Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri Italiani (Aooi) e della Federazione Italiana Medici Pediatrici (Fimp): “L’Italia purtroppo è un Paese che invecchia: speriamo che si possa invertire la tendenza, creando condizioni favorevoli perché i giovani abbiano più fiducia e ritrovino il coraggio e la gioia di diventare genitori”.

Da questo la frase che ha tirato in ballo anche i veterinari: “Forse questo non dovrei dirlo – ha poi aggiunto a braccio il Pontefice -, ma lo dico: oggi si preferisce avere un cagnolino che un figlio. Il vostro compito è molto limitato, ma cresce quello dei veterinari! E questo non è un buon segnale”.

Un mese dopo, ha raccontato un altro aneddoto: “Uno dei miei segretari mi ha detto che l’altro giorno in piazza si è avvicinata una signora con un carrello. Lui ha provato ad accarezzare il bambino, ma dentro c’era un cane!”.

“Dobbiamo bastonare un po’ l’Italia”
Un’altra esternazione, questa volta diretta all’Italia, è arrivata il 25 settembre 2024, nel corso di un discorso alla delegazione di The Economy of Francesco nell’Aula Paolo VI. Il Pontefice ha esortato i presenti a seguire la loro vocazione e costruire famiglie numerose, criticando ancora una volta la tendenza a privilegiare gli animali rispetto ai bambini: “Vedo che ci sono alcuni bambini lì: è bello questo, in una cultura dove si privilegia avere cani o gatti e non bambini. Dobbiamo bastonare un po’ l’Italia! Credetemi: vale la pena spendere la vita per cambiare in meglio il mondo”.

Le critiche e le difese: un dibattito aperto

Le parole del Papa non sono passate inosservate e ogni suo intervento ha sempre avuto un fuoco incrociato di repliche da parte delle associazioni animaliste e degli amanti di cani e gatti che, sebbene mitigate per il rispetto del suo ruolo, sono sempre andate a puntualizzare come l’amore per gli animali sia un valore aggiunto sotto diversi punti di vista: tanto importante per far crescere in maniera più sensibile un bambino quanto utile per colmare la solitudine della vecchiaia. E poi sono proprio i numeri a spiegare che la denatalità in realtà non abbia una connessione diretta con la presenza dei cani e gatti nelle nostre vite, anzi: secondo l’Eurispes 2024 la “Coppia con figli” è la “tipologia familiare” più diffusa (22%) che ha un animale domestico, al secondo posto ci sono “Monogenitore con figli” a pari merito con “Persona che vive da sola”. Dietro a loro con il 17,5% c’è la “Coppia senza figli” al centro delle preoccupazioni del Santo Padre. Tra l’altro poi, molte altre ricerche dimostrano come le cosiddette coppie giovani spesso abbiano un animale per arricchire la loro unione, ma in attesa di avere un figlio, un po’ come se fosse un banco di prova.

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