Chissà perché, proprio a Natale, Sky Crime abbia voluto riproporre in prima serata il caso Emanuela Orlandi. E non per aggiungere altri (nuovi)… tasselli a un enigma lungo ormai oltre 40 anni, magari dopo l’inchiesta estiva scattata sull’ex procuratore della Repubblica di Palermo prima e Roma poi nonché ‘capo’ del sistema giudiziario vaticano Giuseppe Pignatone che indagò sul caso, bensì per asseverare sempre una vecchia tesi. Quella, cioè, ritenuta più credibile sul drammatico rapimento della giovanissima cittadina dello “Stato pontificio”. Quella che porta alla mafia.
A Cosa Nostra siciliana, in primis. Però pure alla ‘ndrangheta calabrese. Potentissime organizzazioni malavitose che all’epoca dei fatti, ma anche prima, versavano decine di miliardi di lire nello Ior (Istituto per le Opere di Religione), la cosiddetta Banca del Papa, in cui era possibile fare ogni tipo di operazione con la copertura della più assoluta segretezza. Niente verifiche, dunque, sulla vera identità di molti miliardari… correntisti e, meno che mai, sulla natura delle loro fortune.
Un meccanismo perfetto per i criminali, italiani e stranieri, andato tuttavia in crisi con l’asserita richiesta di Giovanni Paolo II di finanziare, proprio con i quattrini della “sua” Banca, i movimenti impegnati nella lotta al comunismo sovietico e globale. A partire, come ovvio, dal sindacato polacco Solidarnosc del proprio Paese d’origine.
Tanto che lo stesso giudice istruttore Ilario Martella del fascicolo d’indagine sulla povera Orlandi (e anche su un’altra ragazza romana, purtroppo sparita per sempre in quel periodo, Mirella Gregori) ha affermato che l’elezione di Karol Józef Wojtyła fu per l’Unione Sovietica “peggio dello scoppio di una bomba atomica”.
Ma la presunta iniezione di capitali ai nemici dell’Urss, di cui si è appena detto, sarebbe stata così ingente da rendere impossibile il… ripianamento, quantomeno nei tempi imposti dalle mafie proprietarie di quel fiume di soldi sporchi. Problema gravissimo e irrisolvibile, che avrebbe spinto i malavitosi a servirsi del famigerato gruppo capitolino della Banda della Magliana per rapire la sfortunata Emanuela.
Un modo per ricattare il Papa, facendogli capire che il prezzo della spesa dei quattrini della ‘grande criminalità italiana’ per fare la… guerra all’Urss avrebbe portato a conseguenze gravissime. Tesi suggestiva o realmente vicina alla verità? Difficile dirlo, ma resta la più accreditata in 40 e più anni di vane ricerche.