Emanuela OrlandiEmanuela Orlandi

Articolo tratto da roma.corriere (di Fabrizio Peronaci)

In commissione d’inchiesta Sabrina Calitti, anche lei allieva a Sant’Apollinare, che a verbale (nel luglio 1983) fornì una versione diversa da quelle delle amiche Raffaella e Laura

Caso Emanuela Orlandi, il nodo dei racconti contraddittori (se non reticenti) delle amiche e compagne della scuola di musica viene prepotentemente a galla.

È sulla ricostruzione di quanto avvenuto alla fine delle lezioni a Sant’Apollinare (attorno alle 19) il 22 giugno 1983 che si sta concentrando la commissione parlamentare d’inchiesta (qui i retroscena della precedente audizione, del poliziotto Nicola Cavaliere).

Ieri è la volta di Sabrina Calitti, allieva assieme a Emanuela del corso di flauto a Sant’Apollinare: una deposizione importante, la sua, perché a lei, come a Raffaella Monzi, Emanuela raccontò di aver ricevuto una strana proposta di lavoro per la casa di cosmetici Avon.

Ma anche per un dettaglio fino ad oggi sottovalutato:  «Io alla fermata del bus non la vidi», disse Calitti alla Digos, in un verbale secretato, un mese dopo la scomparsa della «ragazza con la fascetta».

Versione in contrasto con quella della superteste Raffaella Monzi, che tra l’altro dalla vicenda-Orlandi ha avuto la vita stravolta, non essendosi mai più completamente ripresa dallo choc (le settimane successive si trasferì in nord Italia e lì rimase).

Le dichiarazioni di Sabrina

Ma leggiamo, parola per parola, la dichiarazione resa all’epoca da Calitti e finora rimasta sottotraccia: «L’ultima occasione in cui ho visto Emanuela – pose a verbale Sabrina con la Digos il 29 luglio 1983 – è stato quando ci siamo salutate sul portone di scuola.

Perché poco dopo, passando davanti alla fermata dei mezzi pubblici in corso Rinascimento, ubicata poco prima del Senato, ho visto che vi erano alcune ragazze della scuola di musica che conosco di vista, ma non ho notato Emanuela».

Il poliziotto verbalizzante intuì la rilevanza della frase (e forse anche la discrepanza con altre testimonianze) e chiese: signorina, è certa di ricordare bene? «Sì – la risposta – di questo sono sicura».

Il verbale di Raffaella Monzi del 28 luglio 1983. La sua versione di allora

Cambia la scena, insomma. L’altra compagna, Raffaella Monzi, riferì infatti di essere uscita con Emanuela dall’istituto Ludovico da Victoria e di aver camminato a fianco a lei verso la fermata del bus, in corso Rinascimento, prima del palazzo del Senato.

Durante quel tragitto Emanuela le avrebbe confidato l’offerta di lavoro e poi, arrivato alla fermata del bus, Raffaella sarebbe salita ed Emanuela no.

Ecco le parole precise dal verbale Monzi del 28 luglio 1983: «Ho visto la ragazza il 22/6/1983 durante la lezione di canto corale e poi siamo uscite insieme.

Ricordo che Emanuela corse per le scale mentre io mi trattenni a parlare con altri compagni. Ritrovai poi Emanuela vicino alla sede de Il Popolo e parlammo un po’.

La ragazza mi disse (avendo visto giungere l’autobus 26) ‘che faccio, lo prendo o no?’, in riferimento al fatto che avrebbe potuto percorrere solo una fermata per andare a prendere poi l’autobus 64.

Io gli risposi: “Fai un po’ te”…». Al contrario della ricostruzione accreditata da Sabrina, dunque, in questo caso la futura scomparsa alla fermata c’era. 

I ricordi di Laura

Ancora diverso (e coincidente solo in parte con il racconto della Calitti) quanto messo a verbale da Laura Casagrande, che ha raccontato di essere uscita dalla scuola attorno alle 19:20 del 22 giugno 1983 con la sua amica Maria Teresa per avviarsi verso casa e poi, durante il tratto su corso Rinascimento, di essersi girata «diverse volte» per controllare se anche il gruppo delle altre si era mosso, occasione in cui vide Emanuela Orlandi «circa 20 metri più indietro di me», salvo poi non rincontrarla neanche lei alla fermata di corso Rinascimento.

E se Emanuela non fosse mai uscita?
Come andò quel pomeriggio? Chi mente o ricorda male? Quasi 42 anni dopo, incredibilmente, la ricostruzione degli ultimi minuti «pubblici» di Emanuela Orlandi torna centrale, assieme ai più che verosimili dubbi su eventuali coperture o pressioni subite dalle amiche da parte dei rapitori.

«Una matassa che sembra sempre più intricata, ma che in realtà potrebbe velocemente sbrogliarsi se a qualcuno dei testimoni sovvenisse un ritorno di memoria», è la valutazione che filtra da Palazzo San Macuto.

Con un dubbio che aleggia: è proprio sicuro che Emanuela a quell’ora uscì da Sant’Apollinare? Non potrebbe essere rimasta all’interno, come in passato si è pure ripetutamente ventilato, durante l’inchiesta condotta dal pm Capaldo archiviata nel 2015?

PS. Sabrina Calitti, poi, all’audizione del 3 aprile non si è presentata, adducendo «gravi motivi strettamente personali» e una condizione di «stress».

La commissione parlamentare si è riservata di disporre l’accompagnamento coatto, tramite l’impiego della forza pubblica. (fperonaci@rcs.it)

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