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Riceviamo e pubblichiamo

Uncem ha registrato con favore l’attenzione di Report e di altre inchieste giornalistiche sulla misura del PNRR che prevede di piantare milioni di nuovi alberi. Un tema per Uncem non nuovo, che abbiamo più volte analizzato a partire dalle difficoltà nel reperire piantine – dopo la drammatica chiusura di troppi vivai pubblici – e aree dove piantare. Una soluzione semplicistica per affrontare le sfide climatiche ed ecologiche in corso.

Uncem ha sempre voluto “correggere” la campagna “60milioni di alberi” partita con molta eco mediatica e proseguita nel PNRR, senza adeguate soluzioni operative e tecniche. Se nuovi alberi si vorranno piantare, questi vanno piantumati dove serve, nelle aree urbane secondo l’apposita Strategia, nelle zone metropolitane, prevedendo le adeguate essenze e anche efficaci strumenti per la gestione del verde nel futuro. Di certo, nelle aree montane del Paese il problema e la necessità non è piantare nuovi alberi. I Comuni alpini e appenninici lo sanno bene.

Perché ogni giorno si trovano a lavorare, a cercare risorse, a impegnarsi per una migliore gestione attiva della superficie forestale, 11 milioni di ettari di bosco dell’Italia. Tanti. Che se cresceranno ancora un po’ senza gestione, senza avere una corretta pianificazione, diventeranno sempre più un problema. Questa è la nostra urgenza, questo è anche il lavoro dei Comuni montani, insieme, con Unioni montane e Comunità montane. Gestire il bosco che c’è.

Per questo, Uncem chiede ai Comuni due cose, urgenti: di continuare percorsi per la gestione attiva dei boschi pubblici e operare in accordo con i privati (stiamo lavorando anche noi come Uncem per scrivere la Strategia forestale nazionale prevista dalla legge forestale del 2018).

Ci sono moltissime cose da fare: tagliare con turni di taglio regolari, realizzare strade e piste, piazzali e pezzi di filiere corte ed efficaci per rendere i boschi più produttivi e protettivi, a vantaggio di protezione dei versanti e difesa dal dissesto.

Sosteniamo le imprese, le cooperative forestali, le associazioni di proprietari e di imprese. Avviamo in Italia, con tutti gli Enti locali protagonisti, una seria politica forestale che incroci industria ed energia, senza separare i problemi della riorganizzazione della proprietà e l’ammodernamento delle imprese. La seconda cosa da fare è provare a individuare almeno qualche ettaro di superfici, nei nostri Comuni montani, di prato-pascolo.

È stato troppo mangiato dal bosco. Ne abbiamo sempre meno. Eppure, l’assorbimento di CO2 del prato-pascolo raggiunge livelli importantissimi. E l’abbandono delle superfici agricole va contrastato con chiare politiche e indirizzi anche da parte dei Comuni. Abbiamo perso troppe aree a pascolo. E biodiversità. E imprese agricole, lavoro, reddito, valore. A farne le spese è l’economia della montagna, tantopiù perché invase da un bosco dallo scarso valore.

“Dunque, nei Comuni montani stiamo bene anche con un albero in meno, meno demagogia e più concretezza. L’economia della montagna ha nell’agricoltura, nell’allevamento e nelle gestioni forestali attive tre grandi pilastri.

Non perdiamoli e non abbattiamoli raccontando che un albero in più ci protegge sempre e comunque (indipendentemente da dove e come viene messo a dimora) da cambiamenti climatici e mancanza di biodiversità. Un albero in più, ai Comuni montani oggi non serve”, evidenzia Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Intervento a Giornate del Les

Uncem ha registrato con favore l’attenzione di Report e di altre inchieste giornalistiche sulla misura del PNRR che prevede di piantare milioni di nuovi alberi. Un tema per Uncem non nuovo, che abbiamo più volte analizzato a partire dalle difficoltà nel reperire piantine – dopo la drammatica chiusura di troppi vivai pubblici – e aree dove piantare.

Una soluzione semplicistica per affrontare le sfide climatiche ed ecologiche in corso. Uncem ha sempre voluto “correggere” la campagna “60milioni di alberi” partita con molta eco mediatica e proseguita nel PNRR, senza adeguate soluzioni operative e tecniche.

Se nuovi alberi si vorranno piantare, questi vanno piantumati dove serve, nelle aree urbane secondo l’apposita Strategia, nelle zone metropolitane, prevedendo le adeguate essenze e anche efficaci strumenti per la gestione del verde nel futuro. Di certo, nelle aree montane del Paese il problema e la necessità non è piantare nuovi alberi.

I Comuni alpini e appenninici lo sanno bene. Perché ogni giorno si trovano a lavorare, a cercare risorse, a impegnarsi per una migliore gestione attiva della superficie forestale, 11 milioni di ettari di bosco dell’Italia. Tanti. Che se cresceranno ancora un po’ senza gestione, senza avere una corretta pianificazione, diventeranno sempre più un problema. Questa è la nostra urgenza, questo è anche il lavoro dei Comuni montani, insieme, con Unioni montane e Comunità montane. Gestire il bosco che c’è.

Per questo, Uncem chiede ai Comuni due cose, urgenti: di continuare percorsi per la gestione attiva dei boschi pubblici e operare in accordo con i privati (stiamo lavorando anche noi come Uncem per scrivere la Strategia forestale nazionale prevista dalla legge forestale del 2018). Ci sono moltissime cose da fare: tagliare con turni di taglio regolari, realizzare strade e piste, piazzali e pezzi di filiere corte ed efficaci per rendere i boschi più produttivi e protettivi, a vantaggio di protezione dei versanti e difesa dal dissesto.

Sosteniamo le imprese, le cooperative forestali, le associazioni di proprietari e di imprese. Avviamo in Italia, con tutti gli Enti locali protagonisti, una seria politica forestale che incroci industria ed energia, senza separare i problemi della riorganizzazione della proprietà e l’ammodernamento delle imprese. La seconda cosa da fare è provare a individuare almeno qualche ettaro di superfici, nei nostri Comuni montani, di prato-pascolo.

È stato troppo mangiato dal bosco. Ne abbiamo sempre meno. Eppure, l’assorbimento di CO2 del prato-pascolo raggiunge livelli importantissimi. E l’abbandono delle superfici agricole va contrastato con chiare politiche e indirizzi anche da parte dei Comuni. Abbiamo perso troppe aree a pascolo. E biodiversità. E imprese agricole, lavoro, reddito, valore. A farne le spese è l’economia della montagna, tantopiù perché invase da un bosco dallo scarso valore.

“Dunque, nei Comuni montani stiamo bene anche con un albero in meno, meno demagogia e più concretezza. L’economia della montagna ha nell’agricoltura, nell’allevamento e nelle gestioni forestali attive tre grandi pilastri.

Non perdiamoli e non abbattiamoli raccontando che un albero in più ci protegge sempre e comunque (indipendentemente da dove e come viene messo a dimora) da cambiamenti climatici e mancanza di biodiversità. Un albero in più, ai Comuni montani oggi non serve”, evidenzia Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Green Communities

Uncem organizza domani, giovedì 6 febbraio alle ore 15 un webinar sulle comunità energetiche [link per iscriversi: https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_rgSLAhaUSXWrVqjOOYyoSw ]. Intervengono Fabio Armanasco, sperto di comunità energetiche rinnovabili e di efficienza energetica, Consigliere WEC con delega come Membro del comitato di indirizzo IFEC; Matteo Moncecchi, Responsabile Dipartimento Energia e Affari Regolatori di Kairoscope e Gabriella De Maio, Professoressa di Diritto dell’Energia Università Federico II di Napoli. “Stiamo lavorando come Uncem – precisa Marco Bussone, Presidente nazionale – per valorizzare le positive iniziative comunitarie e solidali, capaci di affrontare dal basso la povertà energetica e le sperequazioni nell’accesso all’energia, oltre che per aumentare la produzione da rinnovabili.

Sulle Comunità Energetiche rinnovabili non possiamo fare errori, vogliamo evitare iniziative speculative, evitare di avere una corsa agli incentivi PNRR e alle tariffe incentivanti da parti di soggetti che nulla hanno a che fare con le comunità.

Siamo convinti che possiamo avere un mix energetico e ancora una volta la differenza la facciano i cittadini e non le grandi imprese piuttosto che la finanza collegata alle trasformazioni del mercato dell’energia.

Così, se i cittadini devono essere protagonisti, promuoviamo una campagna, culturale prima di tutto, per far installare nelle case unifamiliari o bifamigliari impianti fotovoltaici sui tetti per chi non li ha ancora e batterie di accumulo. Questa soluzione democratica e già oggi incentivata con bonus, è troppo poco percorsa, ma è la chiave di volta verso la riduzione dei consumi, la costituzione di una o più comunità energetiche locali, e anche per far crescere la mobilità elettrica”.

Uncem lavora affinché i Comuni, anche su questi fronti, sulla programmazione e sull’eventuale ingresso dell’Ente in Comunità energetiche, agiscano insieme. Con una logica municipale e campanilista si fa molto poco. Lavoriamo affinché le Comunità energetiche rinnovabili e solidali siano un pezzo delle “Green Communities” e che nel rinnovo delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche si tenga conto dei territori.

Uncem vuole evitare “nuove colonizzazioni”, interventi fuori luogo di grandi società, consulenti che millantano soluzioni facili per Sindaci che faticano ad orientarsi su temi complessi. Domani il punto nel webinar.

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