Pietro Molinaro

Riceviamo e pubblichiamo

Quanto emerso dall’inchiesta “Liste d’attesa privatizzate” nella sanità catanzarese rappresenta l’ennesimo segnale d’allarme su un sistema che, troppo spesso, si scopre vulnerabile e permeabile a pratiche opache e distorte.

È il momento di agire con determinazione: non possiamo lasciare che siano solo la magistratura e gli organi inquirenti ad accorgersi e intervenire.

Serve da parte del management delle aziende provinciali sanitarie e dalle aziende ospedaliere un investimento deciso nella prevenzione e nel rafforzamento dei controlli interni.

Non basta affidarsi al buon senso e all’etica di chi opera nel sistema sanitario regionale, né solo fermarsi alla redazione formale dei piani anticorruzione. Come presidente della Commissione Consiliare “Contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa” – dichiara Pietro Molinaro -in un sistema sanitario complesso dove ruotano ingenti risorse serve facilitare e incentivare l’uso di uno strumento fondamentale previsto dalla legislazione: il whistleblowing (rivelazione di illeciti).

È la pratica di segnalare attività illegali o non etiche all’interno di un’organizzazione, sia essa pubblica che privata.

Offre la possibilità a chi lavora dentro il sistema e conosce criticità, sprechi o pratiche scorrette di segnalare irregolarità in modo sicuro e protetto.

Questi episodi – accentua Molinaro -minano la reputazione e la credibilità del sistema sanitario regionale pubblico, offendono il personale onesto e mortificano i cittadini.

Che oltre a subire ritardi e inefficienze, vengono privati del diritto alla salute.

L’obbiettivo di cambiare la sanità calabrese impone tolleranza zero e la misurazione degli obiettivi di prevenzione sui rischi di corruzione e illeciti in generale raggiunti nei diversi ruoli di responsabilità.

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