Riceviamo e pubblichiamo

Dichiarazione

Il 5 e 6 ottobre avremo l’opportunità di scegliere. Dopo tanti anni di governo della destra, oggi ci sono le condizioni per cambiare. Convincere chi non vuole andare a votare può fare la differenza e darci finalmente la possibilità di vincere».

È quanto affermato dalla consigliera regionale Amalia Bruni, candidata al Consiglio regionale nella circoscrizione Centro, nel corso di una iniziativa a Catanzaro, organizzata dai circoli cittadini del Pd. Alla presenza del segretario provinciale Gregorio Gallello.

«Oggi ci troviamo di fronte a una larghissima coalizione, cosa che non accadde quando nel 2021 venni scelta e identificata come candidata alla Presidenza – ricorda Bruni. Allora lo scenario era molto diverso e molto più difficile: c’era De Magistris, c’era il presidente Oliverio, c’era un PD commissariato e inesistente sui territori, e i Cinque Stelle che non sapevano se fossero con Conte o con Grillo. In quelle condizioni vincere era praticamente impossibile».

«In questi quattro anni – ha aggiunto Bruni – abbiamo lavorato moltissimo, anche se spesso si è detto che l’opposizione non si è sentita. La verità è che la maggioranza, e in particolare il presidente, si è accaparrato tutto: televisioni, stampa, spazi di visibilità. Occhiuto ha governato come un imperatore.

Ogni intervento dell’opposizione galleggia per due minuti e poi scompare, e così la gente non sa quali battaglie abbiamo condotto in Consiglio. Questo perché in questi anni si è governato come un imperatore, svuotando di ogni esercizio di democrazia le scelte più importanti, a partire dalla sanità».

La consigliera torna ad esaminare e criticare la gestione sanitaria e l’utilizzo dei fondi europei da parte della maggioranza di centrodestra al governo della Regione.  «In sanità – ha affermato – si è fatto poco più che scrivere carte, dimenticando che la vera sfida era il territorio. Solo il 10% dei malati dovrebbe arrivare in ospedale: il resto va gestito sul territorio con medici di base, specialisti e professionisti sanitari che non sono mai stati programmati.

Ci siamo chiesti quanti infermieri servono? Assolutamente no. Abbiamo chiesto alle università come formare le nuove professioni? Nemmeno per idea. Alla domanda “qual è la sua visione per il sistema sanitario calabrese?”, l’unica risposta è stata una scrollata di spalle».

Poi l’affondo sul PNRR: «La Calabria aveva risorse mai viste prima, con 61 Case della comunità e 20 Ospedali di comunità programmati. Sapete a oggi quanti sono stati realizzati? Zero. E la spesa complessiva è ferma tra il 5 e il 15%. Così nel 2026 rischiamo di dover rendicontare il nulla. È l’ennesima occasione persa per la nostra terra».

Bruni ha sottolineato la gravità della mancanza di una strategia sulla prevenzione: «In Calabria abbiamo i peggiori dati d’Italia: più malati cronici, più poveri, mortalità perinatale doppia rispetto alla media nazionale, aspettativa di vita più bassa e in cattiva salute.

In un contesto simile la prevenzione è essenziale, perché riduce del 60% le patologie croniche e migliora la qualità della vita. Eppure la prevenzione è stata totalmente dimenticata. E senza qualità della vita non c’è futuro».

«Sta a noi calabresi rivendicare i nostri diritti ma anche assumerci le responsabilità di fare le cose insieme. Se continuiamo a delegare al capo di turno o all’uomo di turno, abbiamo già perso.

La politica deve tornare ad essere passione, competenza, gratuità dell’agire, concetti che sembrano spariti ma che sono fondamentali se vogliamo fare il bene della collettività», ha concluso Bruni.

Iniziativa

Piazza Mazzini, cuore pulsante della città, si è trasformata in un’agorà civile e politica per discutere di uno dei temi più sentiti dai cittadini calabresi: il diritto alla salute. «Sanità per tutti: un diritto negato» non è stato solo il titolo dell’iniziativa promossa dal Partito Democratico lametino, ma anche il filo conduttore di un confronto che ha intrecciato testimonianze, denunce e proposte.

A pochi giorni dal voto, la voce dei relatori – tra cui Amalia Bruni, candidata del Pd al Consiglio regionale, e Santo Gioffrè, medico e scrittore da sempre in prima linea per la sanità pubblica – ha ridato centralità a un dibattito che troppo spesso la propaganda politica riduce a slogan vuoti.

Ha aperto i lavori Nino Campisi, coordinatore del Punto Pace di Pax Christi, ricordando come il legame tra politica internazionale e realtà locali sia imprescindibile: «La politica internazionale non è un capitolo di contorno da relegare in fondo ai giornali, ma un elemento essenziale che forma la cultura politica e la consapevolezza dei cittadini. Se ci si abitua a guardare ai grandi valori, diventa naturale poi occuparsi anche delle questioni concrete.

Con Pax Christi, da oltre 25 anni, portiamo avanti la campagna Ponti e non muri, nata dopo la costruzione del muro di separazione in Palestina, dichiarato illegale dalla Corte internazionale di giustizia. Attraverso i pellegrinaggi di giustizia incontriamo persone che vivono nei territori occupati e che ci chiedono soltanto: “Raccontate la nostra sofferenza, fate sapere al mondo cosa accade qui”. Rivolgo un appello chiaro al Partito Democratico – ha concluso -: sul tema del riarmo serve coraggio e coerenza. Ambiguità o astensioni, anche in sede europea, rischiano di allontanare chi crede nei valori della pace».

Il vicesegretario cittadino democrat Francesco Carito ha sottolineato il paradosso tra la narrazione ufficiale e la realtà dei territori: «Vedo una grande partecipazione e questo mi conforta, perché la sanità tocca tutti da vicino. Ieri, dal palco, la presidente del Consiglio ha dichiarato che la Calabria è pronta a uscire dal commissariamento della sanità. Francamente non capisco su quali basi: chiunque frequenti ospedali e guardie mediche sa bene che non ci sono stati miglioramenti.

Il centrodestra governa da sette anni: è lo stesso che con Scopelliti decise la chiusura di 18 ospedali, e ancora oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Quello che serve non sono annunci ma idee, programmi e coraggio. E queste qualità io le vedo chiaramente in Amalia Bruni e in Santo Gioffrè, che non solo sono tra i massimi esperti di sanità a livello regionale e nazionale, ma hanno anche dimostrato sul campo coerenza e impegno».

Il presidente del circolo Luigi Muraca ha parlato dell’ospedale lametino e della necessità di un cambio di rotta: «Amalia Bruni è una presenza ineludibile: la sua competenza e la sua lezione sono necessarie. Sostenerla significa credere che la politica possa tornare ad avere una visione.

Occhiuto di sanità si parla continuamente, ma solo in chiave propagandistica: ciò che manca è un pensiero serio. Non servono nuovi ospedali nati da vecchi progetti, mentre interi reparti restano vuoti: servono servizi, medicina territoriale, risposte ai cittadini. Ho letto il libro di Gioffrè: è bello e prezioso, ma ne sono uscito sconfortato perché ci ricorda una verità amara.

Le liste d’attesa infinite, la mancanza di screening, la ridotta aspettativa di vita – che in Calabria si ferma sotto i 50 anni – e quella cappa di consorterie, massonerie deviate e ‘ndrangheta in giacca e cravatta che condizionano la sanità. Questo libro ci obbliga a riflettere e ci mostra come la Calabria sia stata allontanata dalla questione meridionale: oggi siamo un caso a parte. Per questo serve una nuova classe dirigente, e figure come Amalia Bruni possono davvero smuovere le acque e restituire dignità alla politica».

Lo scrittore e medico Santo Gioffrè ha offerto uno sguardo critico e documentato:
«Ringrazio Amalia e il Partito Democratico per l’invito. Sono qui per sostenerla perché le sue battaglie in Consiglio regionale sono state coerenti e coraggiose.

È intollerabile assistere a passerelle istituzionali che ignorano la realtà della sanità calabrese: negli ultimi mesi abbiamo perso giovani vite per mancanza di hub pediatrici e cardiochirurghi. Non è accettabile che trasferimenti in elisoccorso diventino la regola.

Commissariamento e piano di rientro hanno prodotto chiusure di ospedali, blocco del turn over, opacità e favoritismi: il risultato è che il 44% dei calabresi si cura fuori regione, con 350 milioni di euro che ogni anno lasciano la Calabria. Servono investimenti seri: centri d’eccellenza, prevenzione oncologica, rafforzamento della medicina territoriale, stabilizzazione del personale e soprattutto una lotta senza compromessi alla corruzione che ha saccheggiato risorse pubbliche».

Tra gli interventi quello di Fiore Isabella, responsabile del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, ha ribadito: «In Calabria denunciare le criticità della sanità sembra diventato un ingombro per chi governa, ma il nostro compito è proprio quello: dare voce ai cittadini, non pettinare bambole. Continueremo a farlo, perché 150mila utenti meritano risposte e non silenzi».

A concludere un confronto molto inteso e partecipato, la consigliera regionale uscente e candidata nelle liste del Pd, Amalia Bruni:  «Sono un medico e faccio politica: per me le due cose non si escludono, fanno parte della stessa responsabilità pubblica.

Non si può vivere a compartimenti stagni: le competenze e i doveri si sommano. La politica deve ritrovare la gratuità dell’agire, nel metodo e negli obiettivi: senza etica non si parla più ai cittadini e non si risolvono i problemi».

Entrando nel merito delle scelte degli ultimi anni, Bruni ha parlato di «un bilancio fallimentare: se all’inizio eravamo a zero, oggi siamo a meno cinquanta».

E ha aggiunto: «Si sono inaugurati cantieri e parlato di nuovi ospedali, ma interi reparti restano vuoti e la medicina territoriale è stata abbandonata. Sui nuovi policlinici di Catanzaro e Cosenza bisogna dire con chiarezza: i soldi oggi non ci sono. L’ipotesi Inail è solo un prestito, e senza progetti definitivi non si va da nessuna parte. È come se avessero fatto pagare il Ponte Morandi ai genovesi: quella spesa l’ha sostenuta lo Stato, non i cittadini locali».

Bruni ha puntato il dito contro la gestione del PNRR: «Su 63 case di comunità programmate e 20 ospedali di comunità, a oggi siamo ancora a zero. La spesa è ferma al 5-15%. Nel 2026 cosa rendiconteremo? Le pulci».

Ma la candidata Pd ha anche indicato la via d’uscita: «La Calabria ha bisogno di un ricambio reale, fatto di squadre competenti, responsabilità condivisa e partecipazione dei cittadini. Non ce la può fare un presidente da solo, non ce la può fare un assessore da solo. Servono metodo, trasparenza e una classe dirigente migliore».

Infine, un appello che ha allargato lo sguardo oltre i confini regionali: «Un pensiero va alla flottiglia e a chi in queste ore rischia la vita. La tragedia e il genocidio che si consumano in Palestina non sono “altro” rispetto alla nostra vita: sono parte della nostra coscienza civile. Non possiamo girarci dall’altra parte. Così come non possiamo restare indifferenti qui in Calabria, dove il diritto alla salute è continuamente negato».

E in conclusione l’invito alla mobilitazione democratica: «Vi chiedo un gesto semplice ma fondamentale: adottiamo tre non votanti e accompagniamoli al seggio il 5 e 6 ottobre. Se vogliamo cambiare rotta, serve la partecipazione di tutti».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *