Riceviamo e pubblichiamo
Dovrei limitarmi a un saluto istituzionale e cioè a qualcosa di rito. E invece permettetemi, sia pure in modo sintetico, qualche riflessione.
Il riconoscimento da parte di un socialista
Dico subito una cosa: provengo da una famiglia che si è formata a una scuola politica diversa da quella del senatore Antonino Murmura, quella socialista e riformista. Perché dico questo? Perché proprio per questa ragione, la cerimonia odierna ha un valore se così si può dire, ancora più alto.
Il riconoscimento del proprio valore e del proprio impegno pubblico è sempre gradito. L’affetto, l’amicizia, la vicinanza delle persone con le quali si è condiviso un percorso politico ed umano è un dato quasi naturale.
Non così quello di persone che hanno alle spalle altri percorsi politici. E perché l’attuale Presidenza si è decisa ad accogliere la proposta d’intitolare l’Aula Consiliare al senatore Antonino Murmura? Per una ragione semplice. Perché il valore di un’autorità pubblica è un dato oggettivo. E non solo.
Perché la democrazia non cresce e non si sviluppa (e con essa la società civile) sulle posizioni “partigiane”, ma sulla dialettica. Il confronto fra forze politiche ispirate dai valori della Costituzione e fra i loro rappresentanti, la sintesi di programmi e valori è il sale della democrazia.
E questo me lo ha insegnato mio padre, il quale motivò la sua scelta di rompere con la tradizione di famiglia e imboccare la via del riformismo socialista. Una scelta non contro qualcuno o qualcosa, ma volta, invece, a veicolare e promuovere le istanze di emancipazione sociali secondo un altro metodo e un altro programma di priorità politiche.
Perché dell’Aula Consiliare
E perché l’Aula Consiliare e non il Palazzo della Provincia o altro simbolo? In via preliminare va detto che Antonino Murmura, insieme a Nicola Signorello, rappresentò la Dc nel Cnel locale. E già questo la dice lunga sul suo amore per la democrazia. Ma vi è di più.
Nel curriculum del senatore Murmura c’è anche il ruolo di consigliere provinciale e assessore della Provincia (di Catanzaro).
C’è anche la proposta di legge per l’Istituzione della Provincia di Vibo Valentia, sulla quale lavora sin da giovane, che poi sarà licenziata nel 1992. Ma c’è di più. L’aula consiliare, di norma (a parte il momento storico che ha declassato, ingiustamente, la Provincia ad Ente di secondo livello) rappresenta il momento più alto dell’espressione popolare.
E ciò era tangibile nella cosiddetta “Prima Repubblica” che fondava sul valore dell’assemblea pubblica le rappresentanze istituzionali. L’aula consiliare non a caso si chiama anche civico consesso.
E cioè; “Adunanza solenne di persone ragguardevoli provenienti dalla civitas”. E le adunanze con il senatore Murmura erano sempre solenni. La sua presenza “ragguardevole” innalzava e dava prestigio all’adunanza stessa.
E, soprattutto, la sua espressione era testimonianza diretta di una forza eccezionale fondata sul consenso, il pilastro fondamentale della democrazia che oggi si tende a relegare quasi come un inciampo o un elemento di secondo grado.
E il consenso, il senatore Murmura ce l’ha sempre avuto. Sindaco, consigliere e assessore provinciale e, soprattutto, eletto senatore per ben sette volte consecutive…Non si viene eletti senatori per sette volte di seguito casualmente e solo perché inseriti nei circuiti verticistici di questo o quel partito. Si viene eletti e poi confermati perché c’è il consenso dell’elettorato.
E perché proprio la sala provinciale. Per le ragioni già dette. Ma anche per un’altra ragione. La provincia di Vibo Valentia esisteva già prima della sua formale istituzione.
E questo, il senatore Antonino Murmura lo aveva intuito ed elaborato politicamente. Nel pensiero e nell’azione del senatore Antonino Murmura, la Provincia di Vibo Valentia c’era già ben prima che essa fosse giuridicamente istituita.
Tralascio l’aspetto umano, politico ed istituzionale. Ci penseranno poi gli altri qualificati relatori a parlarne approfonditamente. E permettetemi un ricordo personale.
Ricordo personale
Il senatore Antonio Murmura quando veniva presso il mio Comune faceva tappa nella sezione della Democrazia Cristiana. Una vecchia baracchetta sita nel cuore del centro abitato. A me incuriosiva quella sede, povera ma ben tenuta, ma, soprattutto, la tanta gente che andava al seguito di questi incontri. E ciò, mi resi conto da solo, non era il punto di rottura, di lotta con il senatore Antonino Murmura.
Esattamente il contrario. Era il vero punto d’unione tra la sua esperienza politica matura e quella di chi, invece, spingeva sul piano della modernizzazione, dell’innovazione e delle riforme. Probabilmente, se crescita c’è stata, lo si deve proprio a questo elemento, alla saldatura assicurata da chi, da posizioni differenti, ha offerto, anche con la semplice militanza, il proprio contributo a rendere migliore questa terra.
Antonino Murmura, grazie a quel consenso diede una lezione ancora carica di spunti per il presente, un correttivo contro lo: “strapotere dei vertici e delle oligarchie dei partiti” e il “contributo della periferia” per rendere compito il pluralismo politico.