Articolo tratto da Il Fatto (e post social… sintetizzato De Magistris)
Dopo la condanna in primo grado a 11 anni rimediata nel maxi-processo “Rinascita-Scott” per i suoi rapporti con il boss di Limbadi Luigi Mancuso, l’avvocato ed ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli è stato giudicato colpevole anche nel processo “Mala Pigna” dove, sempre in primo grado, è stata condannato a 14 anni di carcere per concorso esterno con la ‘ndrangheta.
Lo ha stabilito il Tribunale di Palmi, presieduto dal giudice Francesco Jacinto, davanti al quale si è celebrato il processo concluso con 118 condanne e 8 assoluzioni.
Nei confronti di Pittelli, difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Francesco Gambardella, l’8 settembre scorso il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Lucia Spirito aveva chiesto 16 anni di carcere.
Il procedimento penale è nato da un’inchiesta dei carabinieri che nell’ottobre 2021 aveva portato a 29 arresti.
Nel mirino della Direzione distrettuale antimafia erano finiti esponenti di spicco della cosca Piromalli di Gioia Tauro facendo luce pure su un traffico di rifiuti che sarebbe stato gestito dall’imprenditore Rocco Delfino detto “u Rizzu”. Per lui la condanna più pesante: 22 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Per i magistrati della Dda, guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli, Rocco Delfino (per il quale il pm aveva chiesto 29 anni di carcere) è il braccio economico del clan di Gioia Tauro, è stato condannato a 22 anni di carcere per associazione mafiosa.
È lo stesso Delfino che, stamattina, si è visto notificare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta “Res Tauro” in cui è stato arrestato anche il mammasantissima Pino Piromalli detto “Facciazza”.
Per gli investigatori, negli anni Novanta Delfino era un mero partecipe del clan per poi diventare “capo ed organizzatore della cosca con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni delittuose da compiere e degli obiettivi da perseguire”.
Non un quisque de populo: piuttosto, dalle carte dell’inchiesta “Mala Pigna” e, stando ai verbali di alcuni pentiti, Delfino avrebbe avuto “legami con ambienti della massoneria”, ma anche con “esponenti infedeli delle forze di polizia e dei servizi segreti ai quali ha fornito informazioni negli anni, ottenendone in cambio favori personali ed economici”.
Tra i suoi contatti c’era anche Giancarlo Pittelli che, si legge nel capo di imputazione, avrebbe garantito “la sua generale disponibilità nei confronti del sodalizio a risolvere i più svariati problemi degli associati, sfruttando le enormi potenzialità derivanti dai rapporti del medesimo con importanti esponenti delle istituzioni e della pubblica amministrazione”.
Secondo gli investigatori, infatti, l’ex senatore aveva “illimitate possibilità di accesso a notizie riservate e a trattamenti di favore”. Per questo, scrivono i magistrati, “fungeva da postino per conto dei capi della cosca Piromalli” per i quali “veicolava informazioni all’interno e all’esterno del carcere tra i capi della cosca detenuti in regime di 41 bis”.
La condanna a 14 anni conferma, in sostanza, l’impianto accusatorio messo in piedi dalla Procura. Per capire il ragionamento del Tribunale di Palmi, però, bisognerà attendere 90 giorni quando i giudici depositeranno la sentenza.
Duro commento social (qui da noi… sintetizzato) già sostituto procuratore città Tre Colli Luigi De Magistris (leggi pure qui: https://irriverentemente.com/fotonotizia-roma-de-magistris-a-la-confessione-di-gomez-catanzaro-e-pittelli-mi-hanno-cambiato-la-vita-incredibile-cosa-accadde-li/) che indagò Pittelli: “Ragione per cui mi cacciarono ingiustamente da Calabria (da Procura Catanzaro , ndr), scippandomi indagini, come poi è stato dimostrato, fu per inchiesta su allora potente politico e avvocato Pittelli che venne così protetto”.