Riceviamo e pubblichiamo. Foto Archivio

Hanno avuto un meritato proscenio gli artisti protagonisti del “simposio d’arte contemporanea” Migranti perché?

Svoltosi a Montepaone, su iniziativa dell’associazione Jone, presieduta da Mario Iannelli, e dall’atelier De-Filage di Rosa Spina.

In una sala, fra opere pittoriche ispirate da un tema di così scottante attualità, ha aperto i lavori Massimo Brescia.

Iannelli ha poi detto che l’emigrazione riguarderà tutto il pianeta, evidenziando che molti suoi dipendenti, per i quali si batte per l’integrazione, sono stranieri e vogliono lavorare e portare qui i loro famigliari.

Il sindaco di Montepaone Mario Migliarese ha esordito puntualizzando che “gli immigrati qui non hanno mai creato problemi. E le opere della rassegna verranno esposte in una mostra permanente, nella sede municipale della sua cittadina”.

Carlo Motta, responsabile Libri Editoriale Giorgio Mondadori,  presentando il catalogo del collezionista dell’arte moderna ha messo in rilievo l’importanza del prezzo di un’ opera d’arte “che ha valore quanto qualcuno vuole pagare per averla”.

Il critico d’arte Antonio Falbo ha illustrato il catalogo generale di 600 pagine che sta curando su Spina, partendo dalle opere degli Anni Settanta fino ad oggi.

Si è poi soffermato analizzando  l’opera esposta  “Rosa Spina e La Zattera della Medusa un dolore che attraversa i secoli”. Rosaspina – ha puntualizzato fra l’altro – artista la cui ricerca si  distingue per l’intensità del linguaggio e la capacità di connettere passato e presente. Un viaggio nella memoria dell’arte: Géricault come punto di partenza, Spina ha scelto di  confrontarsi con un’opera iconica della pittura romantica: La Zattera della Medusa di Théodore Géricault (1819), un dipinto che racconta un tragico  naufragio realmente avvenuto, ma che da sempre è anche simbolo di disperazione, abbandono,  ingiustizia, resistenza. A partire da un dagherrotipo dell’opera originale, Rosaspina avvia un processo artistico profondo: non si limita a copiarne l’estetica, ma ne rilegge i simboli, ne scava i dettagli, trasformandoli in  segni attuali, vivi, capaci di parlare al nostro tempo. Il suo è un gesto creativo radicale: non riproduce, ma trasfigura. Attraverso strappi, cuciture,  sovrapposizioni materiche e gesti di défilage”.

Tea Mancuso ha presentato “Islanda e altre storie”, il terzo volume dell’opera “La grande favola dell’ universo” in cui Giuseppe Arnone intreccia epica, magia e riflessione filosofica. Le tavole d’ arte che accompagnano il testo, secondo Mancuso, “non sono semplici illustrazioni: sono opere contemporanee ispirate liberamente ai contenuti del romanzi”.

A seguire,  Augusto Ambrosio che  con commozione ha parlato del suo lavoro; la convincente Paola Moretti, e poi Cettina Mazzei che ha illustrato la sua opera suggestiva  sulla strage di Cutro. L’artista Mazzei ha rappresentato i morti in mare come se fossero  rose.

Ecco gli artisti presenti al Simposio: la citata Spina; Caneva Giancarlo, Franz Ferruccio, Augusto Ambrosone, Nicola Guarino,  Gianni Maglio; Gianni Mastrantonio, Bluer (Lorenzo Viscidi); Paola Moretti, Simonetta Turco, Malacarne Claudio; Di Febo Massimo, Cettina Mazzei, Eleonora Sala, Luigi Verrino.

Insieme hanno spiegato le loro creazioni, sono stati letti versi, proclamati principi, raccontate emozioni.

Mancuso ha quindi esposto criticamente le opere degli artisti compresi nel volume duettando  con Motta, il quale ha declamato  versi liberamente tratti dal volume.  

Tra gli invitati alla rassegna, l’architetto Roberto Principe, referente del Maon (Museo d’Arte dell’Otto e Novecento) di Rende, che ospiterà la prossima mostra antologica di Spina.

A dare il senso dell’evento è infine stata lo Spina con la sua opera e impegno, annunciando i suoi programmi futuri che attraverso l’arte vogliono incidere profondamente nella realtà e nel cuore indurito di chi, purtroppo, l’arte non la pratica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *