Articolo tratto da Il Fatto

L’audizione della Commissione d’inchiesta
In apertura di seduta il presidente della Commissione, senatore Andrea De Priamo, ha ricordato che Pietro fu già sentito una prima volta all’inizio dei lavori dell’organismo parlamentare: «Oggi lo risentiamo in particolare in relazione alla cosiddetta pista di Londra, oggetto di approfondimento sia dei lavori istruttori della Commissione sia di alcune audizioni, in particolare quella di Cordella (grafologa forense, ndr) che ha confutato in modo netto elementi legati a questa pista».

«Questa vicenda va avanti da 42 anni, io ritengo che qualunque tipo di indizio che emerge e che merita un approfondimento andrebbe approfondito.

Siccome in quei cinque fogli ci sono elementi importanti, secondo me andrebbero approfonditi». Lo afferma Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ascoltato davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, riguardo ai famosi 5 fogli legati alla pista di Londra, documento che fu svelato dal giornalista Emiliano Fittipaldi.

Caso Gregori

«La Commissione risolverà sicuramente il caso di Mirella, è una mia convinzione, lì non c’è il Vaticano di mezzo, qui c’è il Vaticano di mezzo, sono due storie completamente diverse e già sarebbe tantissimo. Sulla nostra loro mi dimostrano sempre la volontà come è stato oggi ma so che è una strada difficile perché per arrivare, purtroppo devi andarti a scontrare con l’ambiente vaticano, io sono convinto che in Vaticano ci sono persone a conoscenza di tutto».

Lo dice Pietro Orlandi all’uscita di palazzo San Macuto dove oggi per la seconda volta è stato audito dalla Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi. Nel corso dell’audizione di oggi, Orlandi aveva apertamente criticato la Commissione affermando che alcuni commissari e consulenti sono molto coinvolti, altri meno. Ha quindi proposto di audire «Francesca Chaouqui» che, a suo dire, «in qualche modo ha bloccato per 7 anni questa storia, ne deve pagare le conseguenze se è così”.

Quindi, sempre davanti alla Commissione presieduta dal senatore Andrea De Priamo, ha parlato di papa Leone: «Questo è il quarto Papa, vorrei incontrarlo, ho parlato con delle persone vicine a lui, mi hanno detto adesso vedremo come si può fare» ma il fatto che «non abbia detto una parola di vicinanza per mia madre nell’anniversario della scomparsa di Emanuela è un brutto segnale, vedo la volontà di non parlare di questa storia». Rispondendo quindi a una domanda del presidente De Priamo, Orlandi ha detto che a suo parere «Raffaella Monzi è una delle persone più importanti in quel momento», quello della scomparsa, ma «purtroppo lei è un’altra vittima di questa storia, si sente perseguitata, è dovuta addirittura all’epoca andare via».

Orlandi: Lettere false? Sarebbe comunque un indizio

«Questa vicenda va avanti da 42 anni, io ritengo che qualunque tipo di indizio che emerge e che merita un approfondimento andrebbe approfondito. Siccome in quei cinque fogli ci sono elementi importanti, secondo me andrebbero approfonditi».

Lo afferma Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ascoltato davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, riguardo ai famosi 5 fogli legati alla pista di Londra, documento che fu svelato dal giornalista Emiliano Fittipaldi.

Pietro Orlandi ha sottolineato che «ci sono tante particolarità in questi fogli, nomi di persone che la maggior parte del pubblico neanche sa chi sono, sono molto articolati e non sono tutte cose campate in aria; secondo me in quei cinque fogli ci sono cose importanti, non credo sia stato tutto costruito e se fosse stato tutto costruito per un depistaggio andrebbe approfondito lo stesso».

Orlandi convinto di un ricatto legato a gestione potere

Dietro alla pista di Londra c’è «qualcuno che ha in mano quello che è stato l’oggetto del ricatto di 42 anni fa e fa capire che ha in mano le prove di quello che è successo», afferma Pietro Orlandi. «Quando si parla di pista sessuale – sottolinea – io non credo che Emanuela ha subito un abuso da parte di una persona della chiesa e che da 42 anni il Vaticano cerca di coprire quella persona: il Vaticano avrebbe chiuso già da tempo questa storia, non può continuare a subire i dubbi dell’opinione pubblica per difendere una persona».

«Io sono convinto che 42 anni fa ci sia stato un ricatto – prosegue – che non può essere stato neppure organizzato da un gruppo di malavitosi come la banda della Magliana perché stiamo parlando di ricattare lo Stato più potente e influente al mondo», osserva il fratello di Emanuela secondo il quale «eventualmente De Pedis può avere avuto solo un ruolo di manovalanza».

«Chi all’epoca voleva ricattare il Vaticano è qualcuno che voleva gestire quello Stato e per farlo non basta una ragazzina di 15 anni, anche se cittadina vaticana.

La tesi della grafologa: le lettere sono un falso

Secondo Sara Cordella, espertasentita dalla Commissione lo scorso luglio, le lettere mostrate in tv da Pietro Orlandi e in particolare alla trasmissione Verissimo, sono «un falso». Una “sentenza” quindi non solo sulla presunta lettera inviata nel 1993 al cardinale Ugo Poletti dall’arcivescovo di Canterbury George Carey, ma anche su altri doumenti sempre afferenti la cosiddetta posta di Londra, emersa negli ultimi anni.

I documenti

Davanti alla Commissione di inchiesta, Cordella aveva spiegato a livello preliminare che in grafologia «esistono due assiomi: uno è che la grafia è un prodotto unico, nessuna persona al mondo potrà scriverà in un modo uguale al mio. E il secondo è che anche nella mia scrittura, mai potrò creare una firma del tutto identica alla mia. Laddove abbiamo due firme sovrapponibili, abbiamo la certezza che una delle due è falsa».

È così che l’esperta è passata ad esaminare davanti alla Commissione i documenti emersi nell’ambito della pista di Londra, tra le più sostenute da Pietro Orlandi.

Le perplessità dell’esperta

«Il primo motivo di perplessità – ha detto sulla presunta lettera di mons. Carey al cardinale Ugo Poletti – era che il documento proposto era in fotocopia e delle fotocopie non possiamo mai dire se è un documento vero ma possiamo dire se è falso».

Cordella ha quindi spiegato di aver confrontato la firma con una ritrovata in rete del tutto «sovrapponibile», «si tratta quindi di un falso effettuato con la tecnica del dropping», una cosa «che potrebbe fare anche un quattordicenne». Cordella ha aggiunto di aver ritrovato nel web la matrice.

Non solo, ha smontato anche i successivi due documenti mostrati da Pietro Orlandi a Verissimo: «Anche qui siamo di fronte a banalissimi casi di dropping».

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