Articolo tratto da Fanpage
Il portavoce della Curva Nord interista Marco Ferdico e il rampollo di ‘ndrangheta Antonio Bellocco avrebbero orchestrato un piano per eliminare l’ex capo ultrà Andrea Beretta, che fu avvertito dall’informatore Daniel “Bellebuono” D’Alessandro. La trappola in una cascina del Milanese.
Un caffè avvelenato, la buca già scavata e la calce viva già acquistata. Era già tutto pronto per eliminare Andrea Beretta, capo ultrà al vertice della Curva Nord dell’Inter, all’interno di una lotta tutta interna a San Siro. Una lotta di potere per mettere le mani sugli affari illeciti della tifoseria tra merchandising, biglietti, parcheggi e altri traffici. Per i magistrati milanesi, di fatto, una vera e propria “guerra” di mafia sulla gestione dei proventi economici legati all’universo delle curve.
A rivelare oggi i dettagli di quel piano criminale è proprio il capo ultrà interista, oggi collaboratore di giustizia dopo l’arresto per l’omicidio di “U Nanu” e la maxi inchiesta Doppia Curva della Dda di Milano. Un progetto ordito dal portavoce della Curva Nord interista Marco Ferdico e dal padre Gianfranco con Antonio Bellocco, rampollo di ‘ndrangheta calabrese da poco infiltratosi nel direttivo nel tifo nerazzurro proprio con l’aiuto di Ferdico (il cui suocero, Pietro Andrea Simoncini, è considerato dai pm vicino ai clan del Vibonese e in particolare alla ‘ndrangheta di Soriano Calabro), che gli apre le porte del Meazza.
“Berro”, oggi, ricostruisce tutto con il pm Paolo Storari e i carabinieri del Nucleo investigativo. “Mi ha avvisato Daniel D’Alessandro”, racconta. Il socio, soprannominato “Bellebuono” come un personaggio di Gomorra, è stato uno degli esecutori materiali di un altro omicidio, quello del precedente capo Vittorio Boiocchi nell’ottobre del 2022: anche in quel caso, un delitto su commissione del suo “numero due” (Beretta) per divergenze sulla gestione degli affari.
“È venuto a casa mia a Cernusco sul Naviglio e mi ha spiegato che mi avrebbero convocato alla cascina”, sempre il racconto di Beretta agli inquirenti. “Mi ha detto: Ti offriranno un caffè avvelenato con le benzodiazepine, poi ti uccideranno. Hanno già scavato la buca. Sono già andato io a prendere la calce viva per il tuo cadavere. Poi faranno sparire la tua macchina, la porteranno a Nizza, in Francia, per simulare una tua fuga”. Una trappola in piena regola, alla quale inizialmente Beretta non crede.
Ma quando un giorno di fine agosto viene effettivamente invitato da Ferdico e dal padre in una cascina e gli viene offerto un caffè, capisce che è arrivata la sua ora: i suoi soci, colleghi del direttivo della Curva Nord, vogliono farlo fuori. Ferdico lo abbraccia, “ma avevo la sensazione che volesse come perquisirmi per cercare il ferro”, che Beretta ha lasciato in auto. La notte successiva, il primo settembre, l’informatore torna da Beretta: il piano è cambiato, Ferdico e i suoi vogliono chiudere la partita con un agguato in piena regola. È in quel momento che il capo ultrà decide di passare al contrattacco e uccidere a coltellate Bellocco il 4 settembre, quando quest’ultimo gli dà appuntamento davanti alla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio. “Cos’è questa storia che vuoi ammazzarmi?”, gli chiede, prima di finirlo a coltellate all’interno della sua Smart.