Tullio LaneseTullio Lanese

Tra gli anni Ottanta e Novanta, la carriera dell’arbitro Tullio Lanese di Messina (morto ieri all’età di 78 anni) era arrivata nell’olimpo del calcio nazionale e mondiale.

Ha infatti diretto, tra gli altri, Maradona, Zico, Platini, Van Basten e Rumenigge, Maldini, Scirea, e Bergomi, solo per citare alcuni dei campionissimi stranieri e italiani che in quel periodo giocavano nella serie A italiana. Al tempo, l’Nba del calcio planetario.

La giacchetta nera, dall’unico colore della divisa che vestivano e di conseguenza identificava i Ddg allora e fino al 1995 in Italia, oltre a essere impegnato in decine e decine di incontri nel massimo campionato (159 in totale, tra il 1977 e il 1992) è arrivato al vertice assoluto anche in ambito Fifa-Uefa.

È stato infatti selezionato per Olimpiadi, Seoul 1988; Mondiali, Italia 1990 (anche con un ottavo) ed Europei, Svezia 1992 (anche con una semifinale).

Ma non è finita qui, perché tra le 39 presenze in qualità di internazionale c’è pure stata la finalissima dell’edizione 1990/1991 di Coppa dei Campioni (all’epoca era quello il nome della manifestazione, perché riservata solo alle squadre “scudettate” nei rispettivi Paesi e, se non tale, unicamente alla detentrice del titolo). Il riferimento, dunque, è all’atto conclusivo della competizione di quell’anno. Disputata il 29 maggio ’91 nell’allora nuovissimo stadio San Nicola di Bari tra l’Olympique Marsiglia e la Stella Rossa Belgrado.

Ma, appeso il fischietto al chiodo, Lanese è anche e soprattutto stato un dirigente di prim’ordine dell’Assoarbitri. Prima da designatore della Can D e poi della Can C a metà anni ‘90 e poi da primo presidente eletto, nell’autunno 2000 della stessa Aia. Carica detenuta fino al 2006, quando fu travolto dallo scandalo Calciopoli. Ma Lanese è stato, resta e sarà per sempre anche dopo la morte, un pezzo di storia dell’associazione.

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