Articolo tratto da Ansa. Foto Archivio
Era il 1993, si era in piena stagione di Tangentopoli.
L’ingegnere Francesco Grandinetti venne arrestato.
Come accadeva all’epoca a tanti imprenditori, come lui, al timone di un’azienda con circa 600 dipendenti e interessi nel settore dell’edilizia e della televisione commerciale (VL7 e il circuito nazionale Cinquestelle), venne arrestato.
Dieci anni dopo fu assolto “perché il fatto non sussiste”. Ma il suo calvario non era finito lì. E non sarebbe finita lì: più di tre decenni dopo c’è da combattere ancora con un concordato preventivo infinito.
A raccontarlo è lo stesso imprenditore che, con un video pubblicato su Facebook, si rivolge al tribunale della sua città, Lamezia Terme, per chiedere che si metta fine ad una vicenda “non più solo economica, ma umana, familiare e sociale”.
“Le chiedo di ascoltarmi. Non voglio nulla – afferma Grandinetti, chiamando in causa direttamente il presidente del Tribunale, Giovanni Garofalo – che non sia previsto dalla legge. Non voglio favoritismi, né scorciatoie. Chiedo solo giustizia e che qualcuno abbia il coraggio e avverta il dovere di chiudere questa storia: un concordato che deve essere chiuso soltanto legalmente”.