Riceviamo e pubblichiamo

Al recente confronto su “Sanità in Calabria – Emergenza infinita”, la consigliera regionale Amalia Bruni ha detto: “La vicenda della sanità calabrese rappresenta un macigno non solo per l’impatto diretto sulla popolazione – che da anni subisce carenze di servizi, inefficienze e sofferenze – ma per l’intero sistema regionale. Nella storia del regionalismo calabrese la gestione della sanità è stata il punto più dolente”.

Bruni ha ripercorso i quindici anni di commissariamento, definiti “una voragine finanziaria e sociale insostenibile”, che hanno prodotto più tasse per i cittadini – circa 1,5 miliardi in quindici anni – e senza nessun risultato per i cittadini.

“La stagione Occhiuto – ha aggiunto – non ha introdotto alcuna riforma. Ci si è intestarditi sull’Azienda Zero, mai realmente operativa, mentre la rete ospedaliera non è stata potenziata e la medicina territoriale è rimasta sulla carta. È necessario ricontrattare il piano di rientro, definendo nuovi criteri e tempi certi per restituire ai calabresi un diritto fondamentale.”

Sereni: Calabria pecora nera, mossa Occhiuto segno suo fallimento

Un’analisi, quella di Bruni, condivisa da Marina Sereni, responsabile Sanità del Pd nazionale, che ha legato la battaglia calabrese al quadro nazionale:

“Il problema salute in tutta Italia è un’emergenza nazionale: i pilastri di equità, solidarietà e universalismo stanno vacillando con effetti pesanti sulle famiglie. In questo allarme generalizzato la Calabria è la pecora nera. Non si possono risolvere i problemi con i medici cubani come pensa Occhiuto: servono riforme per rendere attrattivo lavorare in sanità e un investimento serio sulla prevenzione, che è interesse della parte pubblica, non del privato.”

Sereni ha ringraziato Bruni “per il contributo dato alla costruzione della piattaforma del Pd sulla sanità” e ha sottolineato:

“La mossa di Occhiuto di dimettersi è la cartina di tornasole del suo fallimento, nonostante i tanti aiuti ricevuti dal governo amico. Il Pd sarà sempre in questa battaglia per la sanità pubblica, come ci ha detto la segretaria Schlein: dobbiamo essere presenti lì dove ci sono i problemi.”

Dal mondo associativo è arrivata la voce di Michele Rotella, presidente della Lega Italiana Fibrosi Cistica Calabria: “Di fibrosi si muore e noi chiediamo anzitutto rispetto per i pazienti, di cui nessuno parla. La politica non è buona o cattiva, sono i politici a esserlo: la Bruni ha capito la nostra situazione e grazie al suo intervento è stata evitata la chiusura del centro fibrosi cistica, che avrebbe messo a rischio 160 pazienti. Chiediamo garanzia della continuità delle cure.”

Un grido d’allarme è arrivato anche da Luigi Tallarico, presidente di Progetto Itaca Calabria:

“Nella salute mentale il dato reale non emerge mai: lo stigma culturale tiene nascosti molti casi, mentre le falle nella comunicazione dei flussi regionali portano a una mappatura sbagliata e a una distribuzione iniqua delle risorse. Alcuni centri, come quelli di Lamezia e Montepaone, non risultano nemmeno nei radar della Regione. Se i dati sono falsati, anche le risorse sono distribuite male.”

Durissima la denuncia di Saverio Ferrari, delegato SMI 118: “Il servizio di urgenza ed emergenza medica non è al collasso, non esiste più. Nel 1997 la provincia di Catanzaro aveva 14 ambulanze medicalizzate con intervento entro 15 minuti; oggi si arriva a 40 minuti.

Oggi risultano 11 ambulanze medicalizzate, ma di fatto nei turni ne restano appena quattro. Molti medici sono fuggiti per scelte miopi delle Asp, e la situazione è ormai insostenibile”.

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