Teatro Grandinetti LameziaTeatro Grandinetti Lamezia

Riceviamo e pubblichiamo

È ripartito, all’interno di Caudex Festival, il progetto Arteca, un laboratorio di storie, memorie, radici. E lo ha fatto con una serata intensa, vera, che ha visto protagonista Palma Comandè e il suo romanzo “Prima di tutto un uomo. Un romanzo su Saverio Strati”.

Il palco si è fatto scenografia viva, quasi un’estensione della narrazione: attrezzi da muratore, pile di libri, tagli di luce immersi nel buio. E una rosa ad accogliere l’autrice. Oggetti semplici, ma evocativi, simboli silenziosi del cammino di Strati, uomo di fatica, di studio, di parole spesso taciute. Un allestimento curato con attenzione, capace di restituire, anche senza voce, il peso e la poesia di un’esistenza.

A guidare la serata è stata il direttore artistico Sabrina Pugliese, mentre Emanuela Stella ha dialogato con l’autrice. Le letture intense e misurate di Gigi Miseferi, accompagnate dalle musiche originali di Alessandro Gallo scritte appositamente per l’occasione, hanno scandito i tempi del racconto, trasformando la presentazione in un vero e proprio viaggio emotivo.

Il filo teso della serata è stato la verità. Una verità che, come scrive la Comandè, “costringe, fa male, sempre, ma è la sola a raccontare davvero l’uomo.” È la verità che attraversa generazioni, che si insinua nei legami familiari, nei silenzi lunghi una vita, nelle scelte che nessuno ha mai pronunciato ad alta voce.

Una verità che obbliga a guardarsi dentro e indietro, per provare a dare senso al presente. Si è parlato di terra, di “roba”, di eredità. Ma non in modo astratto o sociologico.

Ogni parola tornava sempre alle persone. A quei personaggi che la Comandè ha saputo restituire con una profondità quasi documentaria, ma mai fredda. La “roba”, in questo romanzo, è specchio e destino, non è solo possesso materiale, ma peso affettivo, bellezza, radice e a volte anche catena. Un nodo che ciascuno deve imparare a sciogliere o portare.

Tra i momenti più intensi, il ricordo di Agata, figura femminile centrale del romanzo: madre, moglie, donna fortissima. Un personaggio che ha colpito profondamente il pubblico per la sua dignità silenziosa, per la capacità di resistere anche quando tutto intorno cede.

In Agata, l’autrice racconta le donne di ieri, e forse anche quelle di oggi, colonne portanti su cui tutto si regge. Palma Comandè ha incantato il pubblico con la sua voce limpida, con quella cultura alta ma mai ostentata, che vive e respira nella sua scrittura come nel suo modo di stare nel mondo. È la cultura di chi non ha bisogno di mostrarsi, perché si manifesta nei dettagli, nei silenzi, nella scelta delle parole.

“Prima di tutto un uomo” non è solo il racconto di Saverio Strati. È una lettera scritta a mani tremanti ma decise, indirizzata al passato ma rivolta a tutti noi.

È una riflessione sul vuoto e sulla mancanza, su ciò che non si dice ma resta inciso nel tempo. È, soprattutto, un atto d’amore verso la complessità di un uomo, di una famiglia, di un’epoca.

La necessità di restare in contatto con lo zio è così grande, che neppure la morte di Strati ostacola la sua incessante ricerca, che si esprime con gesti forti, come la rosa adagiata sulla sua bara nonostante le ferree contrarie disposizioni dello scrittore, e con la ricerca minuziosa del tempo perduto e ritrovato, che l’opera della Comandè testimonia con la lucida osservazione del vero che abita l’uomo.

E che ci ricorda, come ha fatto la serata di ieri, che le storie, quando sono vere, ci appartengono sempre un po’.

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