Articolo tratto da Fanpage.it
C’è tempo fino al 18 aprile per richiedere il reddito di libertà, il contributo fino a 500 euro al mese per 12 mensilità, per le donne vittime di violenza e in difficoltà economica, che lo scorso anno non avevano ricevuto l’aiuto a causa dell’esaurimento dei fondi. Per tutte le altre la scadenza per le domande è fissata al 31 dicembre.
Il reddito di libertà è un sostegno economico di 500 euro al mese, riconosciuto alle donne vittime di violenza per la durata di dodici mesi. Quest’anno l’importo del sostegno è cresciuto rispetto ai 400 euro iniziali e a fine 2024 il governo ha sbloccato i fondi previsti per il triennio fino al 2026. Successivamente con una circolare l’Inps ha chiarito le modalità per fare domanda e i requisiti.
Doppia finestra per fare domanda: le scadenze
Il contributo è riconosciuto a tutte le donne vittime di violenza, seguite da assistenti sociali o da centri antiviolenza, che si trovano in difficoltà economica, per far fronte alle spese quotidiane.
Dopo un anno di attesa i fondi sono finalmente arrivati e coloro che non avevano fatto in tempo a veder accolta la domanda a causa dell’esaurimento delle risorse avranno tempo fino al 18 aprile. Secondo i numeri dell’Inps si tratterebbe di circa tremila domande su un totale di seimila. In altre parole, la metà delle donne che avevano fatto richiesta si è vista negare la possibilità di ricevere l’aiuto.
Come detto, chi è stato tagliato fuori potrà fare nuovamente domanda e spetterà ai Comuni verificare la presenza di tutti i requisiti necessari. Per tutte le altre, ci sarà tempo per fare richiesta, sempre attraverso i Comuni, fino al 31 dicembre. Ricapitolando quindi, è previsto un regime transitorio, dal 5 marzo al 18 aprile, per le domande inevase, a cui segue un’altra finestra temporale, fino alla fine dell’anno, in cui tutte le donne in possesso dei requisiti previsti dal decreto potranno presentare domanda.
Il provvedimento chiarisce che le risorse attribuite a ciascuna regione “possono essere incrementate dalle medesime regioni con ulteriori risorse proprie, trasferite direttamente a Inps”.