Di fronte agli inqualificabili resti di una notte di… bivacco, a pochi metri da dove la gente muore di tumore ogni giorno, nel centro oncologico Ciaccio-De Lellis di Catanzaro, non ha bisogno di tanti commenti. Perché dev’essere l’opera di porci. Che poco o nulla hanno da spartire con la razza umana.
Razza a cui peraltro noi, in linea generale, preferiamo di gran lunga quella canina. Fatra di animali tutti nobili, a differenza di tantissimi miseri animali umani.
Che, a differenza dei cani, uccidono per interesse, delinquono, si affiliano alla massomafia, rubano e così via. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo, infatti, allo scempio del Ciaccio. E più precisamente del gazebo della stessa struttura, quasi attaccato alla porta d’ingresso del retro.
Un luogo dove, come ovvio soprattutto in estate e nei periodi meno rigidi dell’anno, vengono a riposare non solo i parenti dei pazienti ricoverati o in cura, ma anche anziani e gente del quartiere.
Ma quel che fa più male, per così dire, è che a giudicare dai resti di un abbondante pasto disseminati per terra sembra evincersi chiaramente la giovane età di chi l’ha consumato. Magari figli di famiglie tanto orgogliose dei loro… virgulti, da proteggere e per cui (s)vendersi a caccia di un posto di lavoro, anche perché spesso si tratta di minus habens. Altro che orgoglio di mamma e papà. Ma in chiusura affermiamo quanto segue: lo diciamo, e lo ripeteremo sempre, la politica (tutta) attuale di serie C è comunque lo specchio fedele di una società malata.