Fonte Gds

È passato dal carcere agli arresti domiciliari Salvatore Tesoriere, il 23enne di Strongoli finito in manette il 14 ottobre scorso nell’ambito dell’inchiesta “Saulo” della Dda di Catanzaro che sgominò i nuovi assetti delle cosche Farao-Marincola di Cirò e Giglio di Strongoli. Così ha deciso oggi il Tribunale del riesame di Catanzaro.

Che, accogliendo la richiesta dei difensori dell’indagato, gli avvocati Domenico e Francesco Sirianni, ha disposto una misura cautelare più attenuata nei suoi confronti.

Contestualmente, i giudici hanno annullato l’ordinanza del gip di Catanzaro relativamente all’accusa di associazione mafiosa che viene mossa a Tesoriere.

Il quale deve rispondere anche di tentata estorsione aggravata dalla finalità e dal metodo mafiosi. Sotto la lente degli inquirenti sono finite tre richieste di pizzo, non concretizzatesi, che il 23enne, insieme ad altri indagati, avrebbe avanzato – tra il 2023 e il 2024 – ai danni di altrettanti imprenditori strongolesi.

Mentre il Riesame ha rimesso in discussione l’addebito a carico di Tesoriere di fare parte del clan di Strongoli che si sarebbe riorganizzato sotto la guida di Enrico Miglio. L’operazione “Saulo” è venuta alla luce con l’esecuzione di 21 misure cautelari eseguite dai carabinieri.

Le indagini “raccontano” del ritrovato attivismo del clan cirotano che, falcidiato da arresti e condanne, aveva ripreso a dettare legge nella sua area di riferimento a colpi di estorsioni e danneggiamenti. Oltre ad intrattenere rapporti con le vicine ‘ndrine di Strongoli e Cariati.

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