Riceviamo e pubblichiamo

Ne sono certo.

Domani, nel diario dei ricordi, troverò un capitolo senza nome.

È il capitolo del dove.

Non mi chiederò perché. E non mi chiederò neppure quanto.

Non mi chiederò perché e quanto sia stato felice.

Le nostre esistenze sono un quotidiano interrogativo irrisolto.

Che dobbiamo scoprire e superare da soli per condividere con gli altri le risposte.

Siano incanto o piaghe.

Le nostre esistenze non si misurano in peso o in volume.

Contano i brividi e i sorrisi.

E le nostre mani, non quello che ci teniamo.

Mi chiederò, allora, dove sono stato felice.

E, allora, correrò con la mente tra le campagne del crotonese, tra le mie vacche e le mie capre, le scale del Liceo, i respiri dei miei figli, un balcone soleggiato di Caulonia.

E un camino di San Luca, la Sila e l’Aspromonte, tra i versi della poesia che non ho scritto, e le pagine di Alvaro o della Teda.

E tornerò tra gli spigoli di ricotta e bergamotto che costeggiano una pianura dove si parla una lingua creola.

E guarderò il mio mare da una collina dove un faro si fa lanterna da Monasterace a Capo Spartivento.

E penserò a quel pomeriggio di pioggia e seta che ho trascorso tra le braccia di una ladra di libri, tra una musica che era preghiera e terra, e un cunto immortale nascosto sotto il berretto cantoniere di un cercatore di pietre e anime.

E rincorrerò le parole che dalla periferia del mondo si sono fatte storia.

Felice Foresta
Festival della Restanza
IoResto

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