Riceviamo e pubblichiamo

Presentato a Cropani “Il coraggio di Rosa” del giudice Marisa Manzini. Per chi sceglie la ‘ndrangheta non c’è futuro: o viene assassinato o finisce in carcere

Un evento di grande rilevanza si è tenuto a Cropani, fortemente voluto dalla Pro Loco. Sala convegni gremita di pubblico qualificato e interessato per la presentazione del libro “Il coraggio di Rosa”, un lavoro che affronta in modo incisivo il ruolo delle donne che ripudiano la ‘ndrangheta e il sistema di illegalità. 

Il convegno, organizzato da Angelino Grano Presidente della Pro Loco di Cropani, ha visto la partecipazione di illustri relatori e un pubblico particolarmente attento e numeroso. Presenti   ben quattro sindaci, testimoniando l’importanza della tematica trattata.

Un onore avere a Cropani – ha detto il presidente Grano – il  magistrato Marisa Manzini, donna altrettanto coraggiosa come la protagonista del libro, che ho conosciuto  personalmente durante la mia attività lavorativa, svolta presso la sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Catanzaro.

Un magistrato attento e preparato, senza paura, vicino alle Forze dell’ordine, alle associazioni.

Ad aprire l’evento è stato lo stesso Angelino Grano, che ha dato il via ai lavori introducendo una frase rubata all’ex Pubblico Ministero Antonio Di Pietro “Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso”. 

Tema centrale del libro, l’omertà, che  viene vista come una forma di solidarietà, per cui si mantiene il silenzio per ostacolare la ricerca e la punizione dei colpevoli.

Il moderatore dell’ evento, il giornalista professionista Luigi Stanizzi, ha esordito affermando che “non basta solo il coraggio di Rosa o di Marisa o di Angelo o di Maria o di Luigi o di Antonio.

Ci vuole coraggio da parte di tutti, un po’ di ciascuno che, sommato, diventa grande, vincente. Non possiamo essere tutti codardi e affidarci solo, appunto, al coraggio di pochi per sconfiggere la ‘ndrangheta”.

La pubblicazione del Sostituto Procuratore Generale della Repubblica di Catanzaro,  mette in luce vicende drammatiche di una donna di nome Rosa, che decide di staccarsi totalmente dalla famiglia ‘ndranghetista a cui appartiene, per salvare sé stessa.

Il tavolo dei relatori si è dimostrato di alta qualità, a partire dal Segretario Nazionale del Sindacato Fsp Polizia di Stato Giuseppe Brugnano, appassionato sin da ragazzo della politica e attento alle realtà sociali del territorio, un poliziotto oggi che da sindacalista porta avanti le problematiche dei poliziotti impegnati sul territorio a combattere la criminalità.

Il Segretario nazionale  Brugnano, conosciuto per le diverse battaglie in Calabria, come la sua candidatura prima a sindaco di San Luca, su proposta del compianto Romano De Grazie, successivamente candidato ed eletto nella lista di Klaus Davi sindaco, ha detto: “Marisa Manzini è un esempio di come espressioni dello Stato nella nostra regione non facciano solamente la già difficile ‘ordinaria amministrazione d’ufficio’, ma sentono il dovere di impegnarsi per parlare di legalità e di lotta alla criminalità.

Dobbiamo essere d’esempio per la collettività affinché si schieri apertamente dalla parte dello Stato, non dobbiamo permettere che ‘amministratori di condomini’ parlino delle nostre tematiche, solo perché creano associazioni ad hoc mettendoci la parola legalità.

Sicurezza e legalità sono tematiche tecniche, che devono essere rappresentate dai tecnici per avere la loro credibilità istituzionale”.

Maria Marasco, consigliere nazionale dell’associazione Fervicredo, che ha come obiettivo principale quello della tutela, dell’assistenza e di mantenere vivo il ricordo dei Feriti e Vittime della criminalità e del Dovere, senza dimenticare i loro familiari.

Tra i relatori, inoltre, l’avvocato penalista Sabrina Rondinelli del foro di Catanzaro, esperta di diritto sportivo, nominata sostituto della Procura Federale della Figc.

Sono intervenuti il sindaco di Cropani Raffaele Mercurio, il sindaco di Botricello Simone Puccio, il sindaco di Sersale  Carmine Capellupo, ed il rappresentante del primo cittadino di Sellia Marina. Ciascun amministratore ha illustrato da diverse angolazioni i problemi dibattuti, per fare quadrato contro l’illegalità diffusa, in particolare in quest’area troppo vicina alle “zone ,calde” del Crotonese.

Luana Guzzetti ha arricchito l’evento, a cui ha contribuito per la buona riuscita Tommaso Gualtieri, leggendo alcune pagine del libro, immedesimandosi nel racconto, creando un’atmosfera emozionante e toccante che ha dato ancora più intensità ai temi trattati.

Il libro “Il coraggio di Rosa” evidenzia come la ‘ndrangheta trovi forza nei vincoli familiari. È  intervenuto Don Alfonso Velonà, presidente Ualsi, che parlando della sua lunga esperienza sul campo ha chiesto più sostegno per i ragazzi “a rischio”.

Marisa Manzini ha parlato di precedenti indagini di Ndrangheta presso la DDA di Catanzaro e Cosenza. Si è quindi soffermata sul suo ultimo libro,  sulle  vicende di  Rosa.

Una storia di grande coraggio, esempio per moltissime donne che, vittime di uomini o gruppi familiari violenti, non trovano il coraggio di prendere la loro vita in mano e fuggire via da violenze e soprusi di varia natura.

Rosa  ha avuto, anche grazie all’aiuto del magistrato, la forza di dire “basta” e ricominciare per salvare sé stessa e, implicitamente, portare un esempio per le altre donne costrette alla stessa, tragica vita.

Una donna che decide coraggiosamente di abbandonare la famiglia ndranghetista a cui appartiene, per costruirsi una nuova vita, lontano da violenze e prevaricazioni.

Il moderatore Luigi Stanizzi ha chiesto alla Manzini cosa consiglierebbe a un genitore perbene, nel momento in cui scopre di avere un figlio che frequenta delinquenti.

Il magistrato ha raccontato la storia vera di una madre, che si era recata proprio da lei per chiederle cosa fare, visto che un suo figlio frequentava ‘ndranghetisti.

La mamma aveva cercato di dare buoni consigli al suo ragazzo per farlo allontanare dalle cattive compagnie.

Ma senza riuscirci. “Alla fine – ha raccontato il giudice Marisa Manzini – questa povera mamma ha visto che il figlio ha portato una pistola in casa.

Allora lo ha denunciato e fatto arrestare. Quando è uscito dal carcere, tuttavia, ha ripreso la cattiva strada.

Ora è scomparso, è un altro caso di lupara bianca.

Chi non ascolta le parole di chi gli vuole bene, come quelle di sua madre – ha chiuso il giudice Manzini ,- fa una brutta fine”. Parabola: “Chi sceglie la criminalità, o muore, o finisce in carcere. Vite e famiglie… distrutte, rovinate, infelici”.

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