Articolo e foto tratti da Il Giornale
La piccola avrebbe ieri avuto un malore mentre era in una vasca.
Ancora tragedie in piscina, dunque, sotto gli occhi di familiari e bagnini.
Dopo il piccolo di 4 anni affogato il 20 giugno a Brescia, ieri è morta una bambina di 8 in un parco acquatico in provincia di Cosenza.
E da sabato un bimbo di 2 anni, caduto in una piscina privata in provincia di Verona, sta lottando tra la vita e la morte.
Drammi che si ripetono con una frequenza impressionante.
L’ultimo è avvenuto ieri pomeriggio nel parco acquatico Santa Chiara di Rende, a una decina di chilometri da Cosenza. La bimba, Simona Vanessa Szilagyi, di origine romena, stava giocando in acqua.
Dopo aver percorso circa un metro in acqua avrebbe perso il contatto con il fondo della vasca, forse a causa di un malore.
Quando l’hanno tirata fuori dall’acqua le sue condizioni erano già gravissime.
Due infermieri fuori servizio ospiti della struttura hanno tentato una manovra disperata per rianimarla, durante le operazioni di primo soccorso la piccola ha vomitato ma non si è ripresa.
Sotto choc i genitori e le tantissime persone che si trovavano nel parco, all’interno del quale si è creato un clima di fortissima tensione. Due ambulanze sono giunte sul posto insieme a carabinieri e polizia.
Ogni tentativo di rianimazione è risultato vano anche per il personale del 118. Sarà l’autopsia disposta dalla Procura di Cosenza a dire se sia stato un malore a determinare l’annegamento.
Gli investigatori hanno cominciato a raccogliere le testimonianze dei presenti per cercare di ricostruire l’accaduto e accertare eventuali responsabilità.
Soltanto una decina di giorni fa, a Brescia, è morto un bambino di 4 anni.
Dopo essere sfuggito al suo papà era stato visto galleggiare, ma quando è stato recuperato e soccorso le tecniche di rianimazione pediatrica proseguite anche in ospedale non sono bastate a farlo riprendere.
Dramma nel dramma, due giorni dopo uno dei bagnini in servizio in piscina è stato trovato morto. I magistrati lo cercavano per notificargli l’iscrizione nel registro degli indagati. Il giovane non avrebbe retto ai sensi di colpa.