Quello che starebbe accadendo dietro le quinte tra Nicola Fiorita e la sua (ormai ex) pupilla Donatella Monteverdi parrebbe non avere precedenti. Una Guerra dei Roses, in Giunta e fuori, che in realtà però tale non è. Perché ad esempio a differenza di Giusy Iemma, garante al pari di Fiorita di qualunque patto politico pur di durare alla guida del Comune di Catanzaro e dare risposte ai propri gruppi di riferimento, Monteverdi ha soltanto deciso di dire basta! Di avere, cioè, il senso della misura. Non digerendo l’evidente e desolante progressivo scollamento tra il Cambiavento della… carta e quello effettivamente… praticato. Fatto che a lei impone scelte di dignità. Sotto il profilo personale e politico. 

Applausi! A scena aperta, sebbene ormai oltre 27 anni fa l’inflessibile Donatella ci fece ‘sudare’ un 21 a Istituzioni di Diritto Romano o Privato (non lo ricordiamo più) come fosse un 30 e lode. Ma brava anche lì, insieme alla sua collega Maria Teresa Carbone (che faceva il tifo per noi e ci avrebbe dato almeno 24), ai nostri occhi quasi tonitruante su quella logora cattedra dell’Umg allora con sede a San Brunone di Colonia. Dove c’era ad aspettarci una Monteverdi ‘minacciosa’ per noi somari. Perché donna già integerrima (allora pure molto giovane, ci consenta l’insolente annotazione per una signora come lei) che non vive(va) tuttavia di smanie di potere e di protagonismo o di miraggi. 

Che mai ha nascosto la sua età, a differenza di altre colleghe. E che non ritocca pateticamente le foto con le App da telefono per sembrare 30 anni più giovane di fronte all’irrefrenabile incedere del tempo, vestendo oltretutto sempre in modo sobrio ed elegante. E quindi non come un albero di Natale o una teenager. Insomma una persona seria, al di là dell’essere donna di potere. È pur vero, però, che c’è donna e donna. Politica e politica. E lo si vede a partire dalle cose fin qui dette. Non dovendosi aggiungere altro, riteniamo.

Ma se Monteverdi è una donna e politica perfetta, o quasi, allora perché la ‘guerra’ con il Santo in Vita Fiorita?

Malgrado quanto detto, a Nick non si devono ricordare le sue malefatte (politiche, s’intende!). Perché, soprattutto se lo fa qualcuno del cerchio magico, gli crea danni seri. Sì rischia infatti di far entrare un pericoloso granello di sabbia in un meccanismo perfetto ma fragile. Basato sulla continua finzione. Un po’ come per l’Mgff che guai se non regala un’immagine sempre inappuntabile e parinata. Corre il rischio di far venire giù tutto. Perché, proseguendo nell’accostamento, diremmo con una citazione cinematografica che tanto il sindaco quanto il patron dell’ormai nota e onerosissima sagra cittadina “si chiamano a baciare i bambini ma rubano loro le caramelle!”. Guai a svelarlo, però. Guai a mettere in discussione la narrazione dei Santi in Vita. Cade il castello di carte, travolto da un colpo di vento. E si interrompe la magia di una favola per chi se la racconta ogni mattina, e se la fa ripetere da orde di lacchè, per auto-convincersi della Santità. Una fiaba che, a furia di ribadirla, diventa realtà. Ecco allora che Monteverdi si macchia della colpa peggiore: distruggerla.

Il post Donatella

Monteverdi formalmente dimessasi da settimane ma trattenuta a fatica dal Mago Nick, a cui serviva almeno il tempo per imbastire l’ennesimo gioco di prestigio, per il sindaco potrebbe ora fare la fine di Jasmine Cristallo. Prima fintamente, o se preferite opportunisticamente, osannata e abbracciata. Poi invece impietosamente “perculata”. Perché definita in privato “troppo petulante, puntigliosa e quindi inutile e dannosa per la causa”. Mentre a nostro avviso coerente e figura, presentabile e credibile, nel non accettare l’inaccettabile, pur di conservare il potere per il potere! Ma siccome Nick, così come il suo intimo amico patron del Festival, di chiacchiere e bei discorsi se ne fotte altamente spera di poter sfruttare il casino nel Pd, unitamente in primis al Monteverdi out come ovvio, per dare vita in modo assai ‘più comoda’ al Fiorita-ter. Come? Semplice: moltiplicando i pani e i pesci per accontentare in primis il suo dominus Antonello Talerico, poi il proprio Movimento e infine i fedelissimi Dem rappresentati dalla “portanome” Iemma. Che, lo ribadiamo, secondo noi gioca tutte le partite solo per se stessa e i suoi danti e aventi causa, usando il partito come comoda e prestigiosa etichetta. 

Il ‘circo’ Pd Catanzaro

Un Pd che sembrerebbe aver scaricato l’assessora, fu fioritiana, Marina Mongiardo (quindi pronta all’addio) e in cui Cristallo avrebbe rotto con molti, pur senza incidere (diciamolo con chiarezza) fa proprio al caso dello scaltro e machiavellico Mago. E se si aggiunge il caravanserraglio costituito dall’attivismo del noto esponente locale e dirigente Pasqualino Mancuso. Che si starebbe freneticamente (anzi, sembra, addirittura forsennatamente) autopromuovendo quale commissario cittadino dopo le dimissioni di Rossana Neri, ma tra una valanga di niet, allora il quadro è completo! Perché sembra oggettivamente di stare in un chiassoso circo, senza domatori di sorta. E dove un abile Mangiafuoco, esterno, può facilmente incantare tutti, o quasi, gli spettatori (leggasi iscritti o simpatizzanti). 

Fiorita,  il Pd a lui amico a cui salvare la faccia, e gli altri da accontentare. In primis il dominus Antonello Talerico

Pd a parte, se dovesse salutare Monteverdi, potrebbe lasciare pure la sua amica del cuore Marinella Giordano. A quel punto non sarebbe affatto fantascienza. Anzi! E allora, tanto per rispolverare un vecchio slogan, in caso di… slavina con ben 3 o addirittura 4 assessore dimissionarie “porte aperte alla Renault”. E ‘offerte’ a Pasquale Squillace, in luogo del sicuro avvicendato Raffaele Scalise, e a 2 o 3 donne nuove (non ci sarebbe infatti spazio per uomini in virtù delle “quote rosa” in Giunta da garantire con almeno 4 esponenti femminili). 

A partire da una talliniana-talerichiana di ferro (Giulia Procopi? Noi lo abbiamo detto in passato); una eventualmente proposta dalla famiglia Guerriero in caso di patto (manifesto o sottobanco) con Azione o una sua parte e a chiudere una segnalata dai Democrat. 

Dem da cui far finta di aver ricevuto un’indicazione per salvare la faccia a quel che resta di un partito catanzarese come premesso sempre più allo sbando. Ecco perché tale indicazione sarebbe farlocca o quantomeno pilotata. Considerato che tutti sanno come non appena il capogruppo a Palazzo De Nobili Fabio Celia di recente abbia provato a fiatare nelle riunioni… private, gli è stato seccamente ricordato: “Hai avuto, con appena 2 consiglieri eletti, Iemma vicesindaco e assessore ed Eugenio Perrone presidente dell’Amc. Non ti tocca altro quindi,salvo la (ri)discussione degli attuali assetti”. Messaggio recepito e, o volere o volare, subìto! Amen. Ma serve far apparire qualcuno alla stregua del catanzarese “vuccazzaru” che si consola affermando: “Iddi (Fiorita, ndr) minda ietta, ma eu cinda dicu”. Poco, troppo poco, per salvare la faccia!

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