Comune Catanzaro - Palazzo De NobiliComune Catanzaro - Palazzo De Nobili

riceviamo e pubblichiamo

La notizia dell’ulteriore step verso la realizzazione di un mega parco eolico nel mare del Golfo di Squillace non può certo essere accolta con favore ed è chiaro che come Amministrazione comunale della città capoluogo, con il sindaco Fiorita, proseguiremo nell’azione di coordinamento con le altre Amministrazioni e gli altri sindaci per portare avanti azioni comuni di contrasto a questa sciagurata ipotesi.

Bastano i numeri riportati dalla stampa per comprendere l’imponenza del progetto e i rischi conseguenti che esso comporta per gli ecosistemi e il paesaggio. Sarà composto da 37 aerogeneratori posizionati tra circa 22 km e 33 km al largo della costa del Golfo di Squillace. Ognuno degli aerogeneratori sarà alto 355 metri sul livello del mare e produrrà energia che dal mare andrà trasportata a terra con ulteriori impianti particolarmente invasivi per il territorio.

Per noi, quindi, restano intatte le motivazioni politiche che hanno spinto a suo tempo il consiglio comunale a votare alla unanimità la risoluzione che ha impegnato sindaco e giunta a intraprendere azioni mirate a manifestare il netto dissenso rispetto al progetto coinvolgendo i Comuni interessati.
Un parco eolico marino nel golfo di Squillace è inutile rispetto alle esigenze legate alla transizione ecologica, visto che di pale è già scriteriatamente disseminato il territorio ma la Calabria non ne trae alcun beneficio reale. Soprattutto, però, il parco offshore sarebbe dannoso rispetto ai piani strategici di sviluppo turistico di Catanzaro ma anche dei Comuni che insistono sul tratto costiero complessivamente inteso. Piani che non sono compatibili con mega strutture galleggianti che, oltre ad alterare l’ecosistema, impongono aree di rispetto e impiantistica sommersa che inevitabilmente approda poi in maniera invasiva sulla terraferma. No al parco, dunque, ma azioni risolute e necessarie per il fronte dei Comuni e difesa del territorio”.

Nota lavori Sansinato

Man mano che passano i giorni e crescono i rientri dalle ferie, diventa sempre più forte e chiara la percezione dei disagi enormi che Catanzaro si appresta a vivere a causa dei lavori che Anas ha intrapreso nella galleria del Sansinato. Già lunedì scorso, 26 agosto, la coda di veicoli lungo la SS Due Mari sin dalle prime ore del mattino era ben più lunga rispetto alla settimana precedente, quando il traffico di ingresso in città era scorrevole anche se inevitabilmente rallentato dalla deviazione. C’è da credere dunque che quando scuole, uffici, ospedali e altre attività viaggeranno a pieno ritmo, sarà come si suol dire un Vietnam.

Questo caos finirà per ripercuotersi su tutta l’organizzazione cittadina, su tutta la vita del capoluogo, perché significherà innanzi tutto ritardi in ogni attività. E se il ritardo di un impiegato o di un insegnante è già di per sé un danno, c’è da chiedersi cosa sia un’ambulanza bloccata sul tragitto tra Policlinico e ospedale Pugliese, oppure un’ambulanza in ritardo perché costretta a un percorso alternativo ma ben più lungo e trafficato. Dove sono le corsie di emergenza, indispensabili per evitare il peggio?
È evidente che chi doveva porsi il problema non lo ha fatto. Ma se dovesse capitare una tragedia perché un mezzo di soccorso è rimasto imbottigliato, è chiaro che Anas, Prefettura e Amministrazione Comunale qualche risposta dovranno pur darla: all’opinione pubblica ma anche alle altre Autorità.

Dunque è il caso di ribadire e di farlo con la necessaria forza: l’organizzazione dei lavori nella galleria del Sansinato va ripensata. Esattamente come accade nelle città dove prevalgono buon senso e responsabilità. I lavori vanno fatti di notte e compatibilmente con le esigenze di cantiere, quest’ultimo, nelle ore diurne, deve cedere il passo alle esigenze dei grandi volumi di traffico. È impensabile che per ben diciotto mesi regni la paralisi, così com’è impensabile che tutti gli aspetti di un lavoro così complesso impongano la chiusura totale della galleria, perché montare un’impalcatura al suo interno non è come lavorare su un cordolo al margine della carreggiata. Volendo, le soluzioni si trovano. Altrimenti il rischio è di dover rispondere del perché non si è voluto trovarle.

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