Sergio CostanzoSergio Costanzo

Riceviamo e pubblichiamo

Le parole del professore Indolfi sono dure come pietre e dovrebbero scuotere le coscienze di una città che invece sembra assistere inerme al dissolvimento della sua Università. Un patrimonio di mezzo secolo di lotte sta per essere dissipato da un ristretto gruppo di potere che, come ha denunciato il professore Indolfi, è più preoccupato di salvaguardare le proprie posizioni e i propri interessi che non a sviluppare l’Ateneo. L’ultimo posto dell’UMG in tutte le classifiche non è casuale. La svendita della facoltà di medicina, ormai ridotta ad una succursale di Arcavacata, basterebbe a rendere l’idea di un fallimento epocale.

Ma c’è ancora tanto altro, a cominciare dai dubbi sui concorsi e sulle selezioni. Un dato agghiacciante ci viene dalle immatricolazioni a giurisprudenza che era un fiore all’occhiello della prima UMG anche in virtù della tradizione giuridica della città sede di Corte d’Appello: dalle nostre notizie, sarebbero solo 80 i ragazzi iscritti al primo anno di giurisprudenza. Meno iscritti di un liceo. Aspettiamo (e speriamo) di essere smentiti. E che dire delle tante bugie dei vari rettori in ordine a fantomatiche facoltà nel centro storico? Ora il professore Cuda ci dice che a Catanzaro mancano i pullman e quindi non se ne parla.

Le parole di Indolfi dovrebbero provocare un moto di sdegno nella città. Il professore Cuda avrebbe più di un motivo per dimettersi e aprire una nuova fase nella vita dell’UMG, ma siamo sicuri che si trincererà dietro l’autonomia e se ne infischierà. La politica resterà a guardare, come in occasione della duplicazione della facoltà di medicina, perché in realtà dell’Università, degli studenti, delle prospettive di crescita non gliene frega niente a nessuno. A questo punto, possiamo perfino dire che un’Università del genere non serve alla città e addirittura rappresenta un peso.                    

Sergio Costanzo                              

Consigliere comunale

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