Riceviamo e pubblichiamo
In Calabria, il settore della grande distribuzione organizzata ha un valore economico superiore a molti settori tradizionali, con un numero di occupati che sfiora i 100.000 addetti. Tuttavia, dietro i numeri si nasconde un mondo di sfruttamento, illegalità ed evasione fiscale.
Le recenti inchieste, insieme alle testimonianze quotidiane di chi lavora in questo settore, dimostrano come i grandi marchi nazionali e internazionali, una volta giunti in Calabria, abbandonino i valori e l’etica che sbandierano altrove, piegandosi alle logiche del massimo profitto a scapito della dignità dei lavoratori.
La situazione è aggravata da leggi liberticide e anti-labour emanate dai vari Governi, che hanno portato a un aumento dei casi di sfruttamento, mancata applicazione dei contratti nazionali, peggioramento della qualità della vita e perdita di dignità per chi opera in questo settore.
Una delle pratiche più diffuse è l’uso del part-time involontario per mascherare l’evasione fiscale e contributiva. Solo grazie all’impegno di magistratura e forze dell’ordine, dopo anni di soprusi e sfruttamento, si riesce a smascherare queste situazioni.
A peggiorare le cose, ci sono alcuni “sindacati” e “sindacalisti” che favoriscono queste pratiche, approfittando del bisogno delle persone per trarne vantaggi personali o politici. Questo tradimento della fiducia dei lavoratori rappresenta uno dei peggiori soprusi che si possano subire.
Queste dinamiche alimentano diffidenza e paura tra i lavoratori, rendendoli restii a organizzarsi per difendere i propri diritti. In questo contesto, i referendum sul lavoro promossi dalla CGIL rappresentano un’opportunità per affermare i diritti dei lavoratori e garantire condizioni di lavoro dignitose, fondamentali per una società giusta e democratica.
La FILCAMS CGIL Calabria continuerà a rappresentare e tutelare le lavoratrici e i lavoratori, senza lasciarsi intimidire da aziende che minacciano o penalizzano chi aderisce al nostro sindacato. Recentemente, abbiamo assistito a un aumento delle vessazioni e dei licenziamenti mirati contro chi si iscrive alla nostra organizzazione, spesso orchestrati con la complicità di “sindacati gialli”.
Non ci faremo intimidire: difenderemo ogni nostro iscritto, ogni lavoratrice e lavoratore che rivendica la propria dignità personale e professionale. Continueremo a presidiare i processi penali per sfruttamento lavorativo, a ricorrere ai Tribunali del Lavoro per difendere i diritti contrattuali e a denunciare ogni forma di illegalità.
Con l’avvio della campagna referendaria, puntiamo a liberare il mondo del lavoro dal ricatto dei potenti della distribuzione e del commercio, sostenuti da forze politiche e sociali che proteggono la ricchezza anziché chi la produce con il proprio lavoro.
Infine, chiediamo alla Regione Calabria di chiarire dove sia finita la Legge Regionale sul Commercio, che avrebbe dovuto regolamentare e modernizzare il settore nel rispetto della legalità e con l’obiettivo di creare condizioni di lavoro dignitose, contrastando l’emigrazione forzata.
Area Vasta
La campagna per i referendum promossi dalla CGIL, che avranno luogo tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025, entra nel vivo con l’inizio della mobilitazione nell’Area Vasta Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia.
Nell’area centrale della Calabria l’avvio ufficiale è stato dato oggi, l’Assemblea Generale delle Assemblee Generali della CGIL, svoltasi nella Casa delle Culture della Provincia di Catanzaro, presieduta dal Segretario Generale della CGIL Calabria, Gianfranco Trotta.
L’assemblea, che segna un passo fondamentale verso la consultazione referendaria, è stata anche un’importante occasione di confronto e testimonianze dirette. Trotta ha sottolineato con forza l’impegno della CGIL nella difesa dei diritti del lavoro e della cittadinanza, dichiarando: “Siamo impegnati a sostenere i quattro quesiti referendari che parlano di lavoro buono, giusto, sicuro e stabile.
Insieme a questi, proponiamo il referendum sulla cittadinanza, ritenuto giusto e necessario, soprattutto per la Calabria, dove modelli come Riace, Camini e Acquaformosa hanno dimostrato che è possibile un’integrazione dignitosa e rispettosa delle persone”.
I cinque quesiti referendari su cui si esprimeranno i cittadini riguardano temi cruciali per il futuro del lavoro e della società italiana: il referendum sulla cittadinanza propone di ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza legale in Italia per la richiesta di cittadinanza, un requisito che esisteva fino al 1992.
Il primo dei quesiti sul lavoro riguarda l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act, che permette alle aziende di non reintegrare i lavoratori licenziati ingiustamente se assunti dopo il 2015.
Il secondo quesito propone di eliminare il tetto massimo per le indennità di licenziamento nelle piccole imprese, migliorando così la protezione per i lavoratori di aziende con meno di 15 dipendenti.
Il terzo quesito mira ad eliminare alcune disposizioni che limitano l’uso dei contratti a termine. Il quarto quesito vuole estendere la responsabilità dell’impresa appaltante in caso di infortunio sul lavoro nei contratti d’appalto
La campagna referendaria è stata fortemente sostenuta anche dal Segretario Generale dell’Area Vasta, Enzo Scalese, che ha rimarcato l’importanza dei quesiti e del loro impatto per il futuro dei lavoratori e dei cittadini italiani e stranieri.
“Questi quesiti – ha dichiarato Scalese – mirano ad abrogare norme che alimentano precarietà e incertezze, che mettono in pericolo la sicurezza sul lavoro e comprimono i diritti di reintegro e di cittadinanza. È un problema che riguarda la tenuta sociale e democratica del nostro Paese”.
Scalese ha inoltre sottolineato che la CGIL sarà presente in tutti i territori delle tre province per sensibilizzare e informare i cittadini, con l’obiettivo di coinvolgere soprattutto i giovani e i lavoratori che hanno lasciato la regione. “Il nostro lavoro capillare di informazione sulla nostra piattaforma referendaria è fondamentale. Vogliamo che tutti tornino a votare, in un momento in cui il 50% degli elettori italiani non va più a votare”, ha affermato Scalese, ribadendo che il voto è uno strumento di cambiamento per l’Italia e per le generazioni future.
Uno dei momenti più toccanti dell’assemblea, arricchita dagli interventi e dalle testimonianze di molti delegati, è stato l’intervento di Abdel El Hafia, un cittadino italiano originario del Marocco, che ha parlato del diritto alla cittadinanza.
“Il diritto alla cittadinanza è un diritto che riguarda chi, come noi, vive e lavora in Italia, paga le tasse, ma non può nemmeno scegliere il proprio sindaco. Oggi, per ottenere la cittadinanza italiana, ci vogliono almeno 14 anni. Questo non è giusto”, ha dichiarato, sottolineando la difficoltà che molti lavoratori stranieri incontrano nel diventare cittadini a tutti gli effetti.
La CGIL ha quindi lanciato un appello alla partecipazione attiva per portare avanti queste battaglie fondamentali. L’obiettivo è di garantire lavoro dignitoso e stabile, ridurre la precarietà e difendere il diritto di cittadinanza per chi, come tanti immigrati, ha scelto l’Italia come propria casa.
L’impegno della CGIL è chiaro: attraverso questa mobilitazione, vogliamo restituire dignità a chi lavora e vive in condizioni difficili, e soprattutto, far sentire la propria voce a chi oggi si sente escluso dalla politica.