Riceviamo e pubblichiamo

Il Presidente della Giunta Regionale della Calabria, Giuseppe Occhiuto e l’omologo dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale hanno firmato un accordo bilaterale per il governo della mobilità sanitaria e delle correlate risorse finanziarie.

È una convenzione di grande novità: i Calabresi non potranno più recarsi in Emilia-Romagna per curarsi. Ai residenti in Calabria sarà, caso unico in Italia, “impedito” di utilizzare i servizi sanitari dell’Emilia, quanto meno quelli di base.

Infatti, potranno continuare a recarsi in quella regione soltanto per prestazioni di alta specialità, e a seguito della verifica di determinate possibili condizioni, incluso il non sforamento di un tetto di spesa. (bisognerà, se ho capito bene, essere preventivamente autorizzati).

Per la prima volta due Regioni intervengono su una prerogativa Costituzionale, alterando l’assunto dell’universalità del diritto alla salute per tutti gli italiani. La stessa convenzione, cosa grave, impegna le due Regioni a non autorizzare i propri professionisti a svolgere attività libero-professionale intramoenia allargata o extramoenia nella regione controparte. (Controparte: dunque la convenzione definisce la Calabria e l’Emilia-Romagna parti avverse. Incredibile). Si è concordato qualcosa che, nella sostanza, potrà tranquillamente essere definito: PATTO FRA DUE NAZIONI OSTILI.

Occhiuto e de Pascale, omettendo qualsiasi valutazione sulla qualità e quantità dei servizi che è capace di offrire la Calabria ai suoi cittadini (Livelli Essenziali di Assistenza, siamo penultimi in Italia. Più di 180.000 calabresi rinunciano a curarsi a causa delle lunghe liste d’attesa, per la mancanza di servizi, e anche per la difficoltà, non disponibilità economica, di accedere alla sanità a pagamento). (In Emilia-Romagna i Livelli Essenziali di Assistenza sono tutti garantiti; anzi la Regione è capace di offrirne, e tanti, aggiuntivi).  In Calabria è, inoltre, da ricordare che la percentuale di medici in rapporto al numero dei cittadini è la più bassa d’Italia.

In Emilia-Romagna, non solo è di gran lunga superiore, ma arriva a oltrepassare il rapporto “ottimale” previsto dal Ministero.

Il Presidente Occhiuto a nome dei Calabresi, pur sapendo che la Calabria non è in grado di soddisfare pienamente i servizi di base (dichiarazione generica e tutta da chiarire), ha deciso d’impedire ai corregionali di recarsi in Emilia-Romagna per curarsi.

La Calabria che, salvo rarissime eccezioni, manca di strutture e di apparecchiature di nuovissima generazione: per la diagnostica di precisione, per una più mirata terapia, ma anche per le nuove possibilità meno invasive e di precisioni che offrono (la robotica, l’Intelligenza Artificiale e altro) alla chirurgia d’avanguardia e non solo, rinuncia ai viaggi della speranza in Emilia, Regione prima in Europa per l’alta qualità dei servizi alla salute, compresi quelli di “base”.

La Calabria, è utile ricordare, ha, in rapporto ai residenti, il più basso numero di posti letto in Italia; non ha Medicina Territoriale, salvo alcuni casi eccezionali, peraltro scoordinati dal resto dei servizi.

È da evidenziare che la convenzione firmata fra le due Regioni arriva prima che siano definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sanitarie, quale condizione preliminare, per garantire a tutti gli italiani, ovunque risiedano, l’uguaglianza al diritto alla salute.

Quanto voluto, così sembra, dalla Regione Emilia-Romagna e accettato da Occhiuto, mi fa tornare in mente uno slogan della cultura della peggiore Destra, che purtroppo attua l’Emilia-Romagna: PRIMA GLI ITALIANI.

In questo caso, mi viene da dire che il Presidente dell’Emilia- Romagna ha deciso, che sul diritto alla salute non vale l’universalità, ma il PRIMA GLI EMILIANI.

Il presidente de Pascale dovrebbe battersi, ritengo, per ottenere dal governo Meloni una politica sanitaria nazionale capace d’investire, ad esempio in Calabria, sulla base di un progetto generale, risorse per compensare, in tempi accettabili, il divario fra le Regioni, e non firmare convenzioni discriminanti. 

È vero, il D.lgs. n°502/1992, art.8- sexies, c. 8, fra altro, definisce i criteri generali per la compensazione dell’assistenza prestata ai cittadini in Regioni diverse da quelle di residenza.

Nell’ambito di tali criteri, le Regioni possono, ripeto possono, stabilire specifiche intese e concordare politiche tariffarie, anche al fine di favorire il pieno utilizzo delle strutture e l’autosufficienza di ciascuna regione, nonché l’impiego efficiente delle strutture che esercitano funzioni di valenza interregionale e nazionale. 

Le Regioni dunque POSSONO, non DEBBONO, stabilire convenzioni. Perché, allora, Occhiuto ha firmato una convenzione che penalizza, e molto, i Calabresi? la Calabria, sappiamo, non è in grado di essere pienamente autosufficiente nei così detti servizi di base ospedalieri e territoriali: per numero di posti letto, per personale sanitario in numero insufficiente, per carenza di attrezzature, per assenza di servizi territoriali, ecc. 

Quale obbiettivo vuole raggiungere il Presidente della Calabria? Economico? Se fosse questo, sarebbe grave perché “otterrebbe” sulla pelle dei calabresi.

La scelta dell’Emilia-Romagna, dichiarata, nasce dall’esigenza di confermare ai propri residenti la qualità del loro Servizio Sanitario Regionale. Il numero, grande, di meridionali che si recano in quella regione per problemi di salute, questo dice l’Emilia, è tale da non potere più garantire ai propri residenti la tempistica ottimale di accesso alle prestazioni.

L’Emilia-Romagna ha, considerandosi una nazione autonoma, rispetto la nazione Calabria, rivendicato il “diritto” di curare, solo o prima di tutto i suoi cittadini. Quanto avviene ritengo sia da considerare quale uno degli aspetti concreti di AUTONOMIA DIFFERENZIATA.

Considerazioni finali.

L’Italia non ha più un Sistema Sanitario Nazionale. Il principio Costituzionale dell’Universalità del diritto, nella sostanza, non vale più ugualmente su tutto il territorio nazionale. È urgente ripensare il sistema che si è determinato per ridare agli italiani, tutti, il diritto, alla pari, alla salute.

Penso che la Sinistra, e quanto oggi noi chiamiamo Campo Largo, debbano recuperare un impegno straordinario per sostanziare il principio Costituzionale. Ritengo che dovrà realizzarsi un profondo ridimensionamento del ruolo del regionalismo, altro che Autonomia Differenziata.

Questo regionalismo è la causa prima di quanto succede nei servizi sanitari in Italia. Il Regionalismo nello spirito dei Costituzionalisti è stato pensato per unire gli italiani, che oggi, per come si è realizzato, ha invece diviso gli italiani, rendendoli cittadini di serie A, B o C a seconda della regione di residenza. 

Le regioni, infatti, sono oramai uno statarello a sé e vivono con fastidio qualsiasi interferenza dello Stato Centrale alla “sua autonomia”. Vivono anche con rincrescimento la libera circolazione dei cittadini sul territorio nazionale in cerca di servizi migliori per godere del diritto alla salute.

Oggi, purtroppo, abbiamo un Governo che invece di recuperare l’unità nazionale, alimenta e promuove la secessione delle regioni.

La Sinistra e quanti hanno a Cuore il Servizio Sanitario Pubblico Nazionale hanno il dovere di rilanciare l’unità della nazione attraverso la salvaguardia dei diritti Costituzionali.

Le forze di Sinistra in Calabria dovranno tornare a fare politica, con un disegno organico, programmato, per il rilancio della Regione, a partire da una proposta concreta ed innovativa di organizzazione dei servizi sanitari.

Un ruolo importante dovrà svolgerlo la sinistra del Capoluogo di Regione, da troppi anni assente sui temi più generali d’interesse per i calabresi. Da troppi anni si limita a rivendicazioni generiche, mentre è urgente e necessario mettere in campo proposte chiare per il riscatto della Regione, a partire dalla sanità,

Un ruolo importante, a partire dalle politiche per la salute, dovrà svolgere l’Amministrazione Comunale di Catanzaro (Il riconoscimento di Capoluogo si ottiene con l’autorevolezza delle proposte politiche, con scelte di distinguo, rispetto alle politiche della destra di Occhiuto, capaci di ottenere il consenso dei cittadini).

A Catanzaro da anni, purtroppo, la Sinistra e l’attuale Amministrazione Comunale hanno abolito il confronto e lo scontro politico con la Destra. Questo si avverte quotidianamente in città, nel dibattito e nelle iniziative dell’Amministrazione Comunale e del Consiglio Comunale con la scelta dichiarata o di fatto, di non “rompere una sorta di non belligeranza”.

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