di Sabatino Nicola Ventura*
Il Consiglio Comunale di Catanzaro ha discusso, qualche giorno fa, della vicenda, oramai annosa, del Sant’Anna Hospital. È stata una seduta, io ritengo, particolarmente deludente: ha palesato il ritardo, enorme, di analisi; e la conseguenziale assenza di idee e proposte sulle problematiche della sanità, nel caso di specie della cardiochirurgia. L’Amministrazione Comunale e il Consiglio hanno evidenziato chiaramente le difficoltà politica/ammnistrativa che mantengono sulle questioni relative al sistema sanitario della Calabria e di Catanzaro.
La seduta del Consiglio Comunale ha anche evidenziato la non esistenza di un preciso pensiero dei partiti e delle organizzazioni politiche sui temi della sanità. Assenza di pensiero che non ha aiutato i Consiglieri Comunali, la Giunta e il Sindaco. Nel caso di mio particolare interesse, quelli di Centro-Sinistra. Tale grave lacuna regala, da tempo, una discussione sul servizio sanitario regionale e di Catanzaro priva di contenuti caratterizzanti, se non per generiche affermazioni di principi.
Il Consiglio Comunale dell’11 luglio è stato, infatti, la sintesi di tali ritardi.
La vicenda Sant’Anna, all’ordine del giorno del Consiglio Comunale, è stata un’occasione mancata per rilanciare una sorta di “vertenza” sanità a difesa del servizio sanitario pubblico.
Assumo l’impegno d’intervenire più compiutamente sui temi generali di politica sanitaria, argomento di vitale importanza per i cittadini. Ora mi “limiterò” a qualche considerazione sulle questioni relative alle cardiologia/cardiochirurgia a Catanzaro.
Lo faccio, riportando, facendo finta di svolgere, se fossi Consigliere Comunale, il mio intervento.
Presidente, ha la parola il Consigliere Ventura.
Ventura. Grazie Presidente,
Signor Sindaco, Signori della Giunta, colleghi Consiglieri
Il mio, da quanto ho capito, sarà l’ultimo intervento, prima del voto sull’ordine del giorno, che quasi sicuramente sarà accolto a larghissima maggioranza.
I contenuti del dibattito, che ho seguito con molta attenzione, a partire dall’introduzione, sono, eccetto qualche sfumatura, peraltro poco significante, molto somiglianti. In sostanza tutti gli intervenuti riconoscono che il Sant’Anna Hospital ha, per tanti anni, assicurato una altissima qualità di prestazioni, tanto da essere stato un punto di riferimento regionale e anche extra regionale, che, per ridare ai cittadini un servizio sanitario tanto importante, dovranno essere riassicurati gli accreditamenti al Sant’Anna. Gli intervenuti ritengono, però, che sarà molto difficile recuperare un rapporto con la vecchia amministrazione, ma che si potrà raggiungere l’obiettivo attraverso un “contratto” con una nuova amministrazione. Gli intervenuti hanno, anche, affermato che la chiusura della struttura ha provocato la perdita di lavoro a tanti dipendenti, la perdita di altissime professionalità, la perdita di tanto indotto, conseguenziale alle attività della clinica, ma anche una caduta più complessiva dell’economia all’interno del quartiere. Anche quest’ultime constatazioni sono fra gli argomenti utilizzati a sostegno della richiesta di riavere il Sant’Anna Hospital a pieno regime.
Tutti avete chiesto che la vicenda giudiziaria, causa principale della chiusura del Sant’Anna, faccia il suo corso, ma che non sia utilizzata per impedire nuove possibili strade da percorre al fine di riassicurare alla comunità i servizi cessati. Chiedete, ancora, che venga congelato il Baget previsto a suo tempo, e che la revoca degli accrediti sia annullata (richiamo in particolare l’intervento del Prof. Donato). Naturalmente tutti avete dichiarato la solidarietà ai lavoratori “licenziati” e chiesto che sia verificata ogni possibilità per assicurare, giustamente, il lavoro a chi l’ha perso.
Sono considerazioni e richieste lineari, che non fanno una grinza. Ma non fanno una grinza perché affrontano la questione isolandola da ogni contesto e privandola di valutazioni e scelte politiche caratterizzanti. Questo del Sant’Anna, infatti, non è argomento d’affrontare in modo lineare, oso dire semplicistico, perché è invece, una questione politica di valore strategico, che richiama all’attenzione il mio campo politico, la sinistra.
Una discussione seria non può prescindere, penso, da una valutazione dei servizi sanitari a Catanzaro, e per primo da quelli pubblici. Oggi discutiamo del Sant’Anna Hospital, casa di cura già soprattutto accreditata per la cardiochirurgia, ma, domando, lo possiamo fare negando, omettendo, di fatto, che la nostra città è dotata d’importanti centri di cardiologia e cardiochirurgia? infatti l’Azienda Ospedaliera Dulbecco, prima separatamente Policlinico Universitario e il Pugliese/DE Lellis, è dotata di terapia intensiva di Unità Coronarica; Cardiologia interventistica, di Emodinamica ed Elettrostimolazione; degenza cardiologica; ambulatori, e altro ancora, che per mia ignoranza non sono in grado di elencare. Tutti servizi che insistono presso il Pugliese/Ciaccio, diretti dal dottore Vincenzo Ciconte e da una prestigiosa equipe. Tale eccellenza gode di importanti riconoscimenti nazionali e anche internazionali. La stampa, negli anni, ha anche informato delle tante qualità di cui dispone la città.
Il Prof. Ciro Indolfi dirige l’Unità Operativa di Cardiologia (Università Magna Graecia) leader in Italia nel trattamento della cardiologia ischemica, delle valvulopatie e delle aritmie cardiache. È il primo centro pubblico per il trattamento dell’infarto miocardico con l’angioplastica coronarica. Assicura il trattamento transcatetere della valvola aortica. È l’unico centro che effettua la riparazione percutanea della valvola mitriale.
Il prof. Indolfi ha dato vita a laboratori avanzati di ricerca cardiovascolare di cardiologia molecolare, e tanto ancora. È consulente del ministero della salute. È stato insignito dal Presidente della Repubblica del titolo di Ufficiale della Repubblica al merito scientifico. Numerosi e prestigiosi sono i riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti dal Prof Indolfi e dalle sue Unità Operative.
Presso il Policlinico Universitario di Catanzaro opera una importante Cardiochirurgia diretta dal Prof. Pasquale Mastroroberto, che inspiegabilmente ignoriamo, lo prova il dibattito in questo Consiglio Comunale.
Una eccellenza, che necessita sicuramente, per come i servizi di cardiologia, di essere implementata, (posti letto, attrezzature, rianimatori, personale infermieristico, e altro. Probabilmente anche di qualche professionista, con specifiche competenze per arricchire l’offerta e la qualità, peraltro già alta).
Dunque Catanzaro ha in queste specialistiche quello che serve, peraltro nella sanità pubblica. Allora è compito delle istituzioni ai vari livelli scegliere di sostenerle, di esaltarle, facendone ancora di più un fiore all’occhiello per la Calabria e anche per l’Italia, e perché no per i Paesi che si affacciano sulla nostra Regione. Tali servizi già pronti, bisognevoli di essere arricchiti, aiuterebbero molto a frenare l’immigrazione sanitaria e ad avere utenza di altre regioni.
La Calabria con le due cardiochirurgie pubbliche di Catanzaro e Reggio Calabria, adeguatamente potenziate, potrà soddisfare pienamente qualsiasi domanda. (ricordiamoci che siamo meno di 1.900,000 residenti).
Questo del Sant’Anna Hospital, nulla togliendo a quanto ha di qualità offerto, dovrà essere inquadrato nel contesto e nelle scelte di politica sanitaria. Pensi di potere dire che la nascita del Sant’Anna, sia stata una scelta politica “necessaria”, grazie alla non curanza delle istituzioni, soprattutto regionale, verso i servizi di Cardiochirurgia e Cardiologia pubblica di Catanzaro. Più volte, ricordo, ci sono stati appelli per sostenere e rilanciare il servizio pubblico di Cardiochirurgia, ma quasi sempre inascoltati.
Ora bisogna sostenere concretamente la Dulbecco, e il caso Cardiochirurgia pubblica a Catanzaro che potrà essere una constatazione su chi è davvero per la sanità pubblica.
Io non ricordo bene la somma elargita o prevista negli anni trascorsi per il Sant’Anna Hospital, forse attorno ai trenta milioni annui? Ma sono certo che con una somma anche inferiore e di molto, di quanto destinato al Sant’Anna, faremmo della cardiologia e cardiochirurgia pubblica una eccellenza di valore internazionale, e assicureremmo lavoro garantito a tantissimi professionisti, infermieri, tecnici e altro. Cari Consiglieri bisogna cambiare l’impostazione, il paradigma. Bisogna recuperare la POLITICA alle scelte chiare e risolute. In politica bisogna avere il coraggio di esporsi e accettare di ricevere ogni critica positiva o negativa.
Sarebbe cosa buona e giusta che una delegazione dell’Amministrazione Comunale e del Consiglio incontrasse i dirigenti delle Unità Operative di Cardiochirurgia e Cardiologia ospedaliere e universitari (oggi Dulbecco) per concordare una linea politica, sanitaria, sociale e ammnistrativa volta al rilancio dei servizi pubblici, peraltro come abbiamo visto, già esistenti.
Sarebbe cosa buona e giusta che l’Amministrazione Comunale ripristinasse e convocasse con urgenza il “TAVOLO PER LA SALUTE”, voluto dall’Amministrazione Olivo, che trova assieme tutte le istituzioni sanitarie della città. È stato e potrebbe essere ancora, un punto d’incontro, anche periodico, molto utile per avere il polso sulle questioni sanitarie, a partire dallo stato di salute dei cittadini, e per decidere il che fare sulle diverse problematiche.
Sarebbe cosa buona e giusta che l’Amministrazione Comunale convocasse la “CONSULTA PER LA SALUTE”, anche questa istituita dall’’Amministrazione Olivo, momento partecipato importante di grande aiuto per le scelte di politiche sanitarie, e nel coinvolgimento dei cittadini, attraverso le varie rappresentanze.
Ritengo, per quanto ho detto, di dichiarare il mio NO all’ordine del giorno.
*Sabatino Nicola Ventura
Già consigliere e assessore comunale di Catanzaro