Riceviamo e pubblichiamo
Sono stato sabato scorso, 9 novembre, alle ore 16 alla multisala Jolly a Roma e ho visto il film: “Berlinguer la grande ambizione”. In sala eravamo prevalentemente anziani. Ritengo, in tanti, ex iscritti al Partito Comunista Italiano, e che hanno vissuto il periodo della segreteria di Berlinguer. Mi
sono ritrovato, pertanto, con un gruppo di compagne e compagni, e sono ritornato al passato: quel passato che comprende 27 anni della mia vita. Era il 1964 quando nella sezione Gramsci di Catanzaro, a piazza Roma, presi la tessera della Federazione Giovanile Comunista Italiana. La tessera mi fu consegnata da Umberto Martino e Carlo Scalfaro. Erano presenti il Senatore Luca De Luca e i Consiglieri Comunali di Catanzaro, Nicola Dardano e Rosario Maida. Rimasi tesserato al PCI sino alla data del suo scioglimento, 1991.
Il film mi ha provocato tanta commozione. Scrivo, non per esprimere giudizi sulla qualità del bel lavoro cinematografico, anche se ho un mio pensiero, ma per esternare la grande emozione che mi ha pervaso durante le circa due ore di proiezione e per l’intera serata e notte. Ancora adesso ne sono colto. Durante il film mi sono sentito orgoglioso di essere stato un militante e un dirigente del PCI. Sentimento, che in verità, ho sempre mantenuto. Berlinguer è stato un comunista di scuola Gramsciana e Togliattiana, e profondamente ossequioso della Costituzione Italiana, voluta dalla sinistra italiana e dalla Democrazia Cristiana antifascista, figlia della Resistenza.
Io mi sono formato alla scuola del PCI, fra tanti cari compagne e compagni, con i quali ho condiviso ogni impegno per l’emancipazione, il riscatto e il progresso dei tanti, allora le masse, che vivevano in condizioni gravi, anche di povertà assoluta. Sono stato un comunista, per come tutti i compagni della Calabria e di Catanzaro, che si è battuto per la gente del Mezzogiorno d’Italia.
Il film è centrato sulla persona di Berlinguer, egregiamente interpretato, ma richiama anche il ruolo di altri dirigenti del partito, componenti la Segreteria e la Direzione nazionale, di alto spessore.
S’intravedono attori che interpretano Amendola, Ingrao, Iotti, Barca e altri: tutto il gruppo dirigente nazionale del PCI era di alto valore umano, morale, culturale e politico. Ma anche quello periferico, è stato di una qualità significativa, come pure in Calabria: è stato il mio gruppo digerente.
Come avrei potuto non pensare, durante lo scorrere dell’immagini, vado alla mia esperienza diretta, a tanti cari compagni con i quali ho lavorato quotidianamente per anni? Per primo ho pensato a Franco Politano, il mio Segretario di Federazione, e agli altri compagni della Segreteria, con i quali ho condiviso un’esperienza indimenticabile, Giovanni Lamanna, Costantino Fittante, Gianni Riga, e poi anche con Enzo Ciconte.
Ma ho anche pensato a Tommaso Rossi, Gino Picciotti, a Luigi Tropeano, AmmaMaria Longo, Pasquale Poerio, Tommaso Iuliano, Primo Polacco, Mario Garofalo, Nicola Dardano, Mimmo Menniti, Rosario Maida, Mimmo Curcuglioniti, Graziella Riga, Francesco Meliti, Domenico Vavalà, Beniamino Sacco, Cecè Tirinato. Ho conosciuto Fausto Gullo, il ministro della terra ai contadini. Ho frequentato Gennaro Miceli. Compagni che non ci sono più, e che hanno speso la vita per una grande idea, volta al conseguimento della giustizia sociale e alla dignità di ogni persona.
Ho ripercorso quegli anni con profondo sentimento di compiacimento, di riconoscenza, ma anche di dolore, per non essere riusciti a realizzare pienamente la democrazia costituzionale.
Mi sono rivisto con tanti compagni, cari, anche dirigenti nazionali di grande caratura che ho avuto il piacere di conoscere o soltanto d’incontrare.
Il film mi ha riportato a un periodo in cui le grandi idee governavano la mente del politico. In cui l’etica, l’onestà era un valore fondamentale, soprattutto nel Partito Comunista Italiano. Enrico Berlinguer ha rappresentato tutto questo.
Ho voluto ricordare quanti ho citato, ma ho sicuramente dimenticato tanti cari compagni, che avrebbero meritato di essere nominati.
Oggi che il libero mercato la fa da padrone, in un mondo in cui, come scrive Riccardo Staglianò, hanno vinto i ricchi,
Il pensiero di sinistra, contemporaneo, dovrà recuperare forza e possibilità di successo, in Italia, ma anche in generale nel mondo, per l’affermazione dei diritti, delle uguaglianze, della cittadinanza, insomma dei grandi valori che hanno distinto Enrico Berlinguer, il suo partito, ma anche la sinistra tutta del secolo scorso. Quei valori non hanno perso attualità, perché i diritti di ogni persona di essere cittadino, per come la nostra Costituzione afferma, sono per sempre.
Questa che viviamo è una società profondamente ingiusta, e che dovrà essere sostanzialmente cambiata.
L’ingerenza, molto grave, dell’uomo più ricco del mondo Elon Musk, oggi anche politico di primo piano nell’amministrazione Trump, nelle questioni interne dell’Italia, è un’iniziativa carica di significato contro le democrazie e l’autonomia degli stati. Ci dice, in ogni caso, che la potenza economica è assurta a potenza politica tale da poter determinare, quanto mai prima, il destino degli uomini.
Questa “novità” pericolosa dovrà essere decisamente contrastata, pena la fine delle conquiste democratiche. Questo compito spetta principalmente alla sinistra e a tutte le forze sinceramente democratiche e progressiste.
Un applauso di tutti gli spettatori ha salutato la fine della proiezione del film. Sono uscito dal cinema carico di entusiasmo, fiducioso verso le nuove generazioni che, ritengo, non vorranno continuare a essere succube del libero mercato e di conseguenza dei Musk. Sarà necessario riprendere la rotta con intelligenza, con nuova capacità politica per riproporre la centralità dei diritti umani.
Nel mentre rientravo a casa mi sono tornate in mente due bellissime frasi, piene di significato, di Enrico Berlinguer, con le quali chiudo questa mia esternazione:
“Noi abbiamo sempre pensato, e oggi l’esperienza Cilena ci rafforza in questa persuasione, che l’unità dei partiti di lavoratori e delle forze di sinistra non è condizione sufficiente per garantire la difesa e il progresso della democrazia ove a questa unità si contrapponga un blocco di partiti che si situano dal centro fino alla estrema destra”
“Il problema politico centrale in Italia è stato e rimane più che mai, quello di evitare che si giunga a una saldatura stabile e organica tra il centro e la destra, a un largo fronte di tipo clerico-fascista, e di riuscire invece a spostare le forze sociali e politiche che si ritrovano al centro su posizioni coerentemente democratiche”.
Sabatino Nicola Ventura