Riceviamo e pubblichiamo
Siamo di fronte all’ennesima conferma di un disastro annunciato: la Calabria si attesta nuovamente all’ultimo posto per la qualità dei servizi sanitari.
Questo secondo i dati provvisori del Sistema di Garanzia 2023 e il report del Centro Studi di Unimpresa.
È evidente che il commissariamento, invece di risolvere i problemi strutturali, ha aggravato la crisi sanitaria regionale, lasciando una popolazione già vulnerabile in balia di un sistema incapace di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Questi numeri, anche se letti all’interno di un Sistema Sanitario Nazionale completamente destrutturato e in forte privatizzazione, mettono in luce una disparità territoriale ormai cronica e inaccettabile:
• La Calabria è fanalino di coda con un punteggio insufficiente in tutte le aree chiave (prevenzione, assistenza distrettuale e ospedaliera), mentre regioni come Toscana, Veneto ed Emilia-Romagna raggiungono punteggi ben oltre la soglia minima di 60.
• La dotazione di posti letto è la più bassa d’Italia: appena 315,9 posti ogni 100.000 abitanti, rispetto alla media nazionale di 390. Al contrario, il Piemonte guida con 493,3, la Valle d’Aosta con 456,1 e la Lombardia con 449,6, dimostrando una capacità di cura in netto contrasto con il Sud.
• La situazione è drammatica anche per la lungodegenza, dove la Calabria registra solo il 5% dei posti letto complessivi, contro il 9% della provincia autonoma di Trento mentre troviamo valori analoghi in regioni come il Molise e il Lazio.
LA DISPARITÀ NORD-SUD: UN’EMERGENZA NAZIONALE
I dati mettono a nudo una sanità nazionale a due velocità:
• Per i posti letto per acuti, la Calabria si colloca in fondo alla classifica con soli 257,4 posti per 100.000 abitanti (il 72% del totale), ben al di sotto di regioni come il Friuli-Venezia Giulia e la Sardegna, che registrano percentuali vicine al 93%.
• Per la riabilitazione, il quadro non migliora: il Molise vanta 60,8 posti per 100.000 abitanti, mentre la Calabria si attesta su valori ben più modesti, confermando una capacità limitata nel fornire assistenza post-acuta.
Questa situazione riflette un’Italia divisa, dove il diritto alla salute è subordinato alla geografia. Non possiamo più tollerare questa iniquità. È un dovere morale, prima ancora che politico, garantire a tutti i cittadini calabresi una sanità equa e dignitosa. La salute è un diritto universale, non un privilegio riservato a chi vive nelle regioni più ricche.
UN SISTEMA AL COLLASSO: LE NOSTRE RICHIESTE
Davanti a questo quadro desolante, ribadiamo con forza che il commissariamento non è la soluzione ma una grossa parte del problema.
Per invertire questa rotta servono interventi strutturali immediati:
1. Assunzioni straordinarie di personale sanitario:
L’emergenza sanitaria calabrese non può essere affrontata senza un ingente piano di assunzioni. La cronica carenza di medici, infermieri, tecnici e operatori sanitari sta esacerbando le disuguaglianze territoriali e costringendo migliaia di cittadini a cercare cure fuori regione.
2. Aumenti salariali per fermare la fuga dei professionisti e il calo delle iscrizioni:
L’esodo dei giovani professionisti verso l’estero, e il crollo di iscrizioni nelle università, sono una ferita aperta. Senza adeguati riconoscimenti economici, sia la Calabria che l’intera Italia continueranno a perdere preziose risorse umane. È indispensabile rendere più attrattivo il lavoro nel sistema sanitario pubblico, sia per i laureati che per i professionisti già in servizio.
3. Fine immediata del commissariamento:
È giunto il momento di restituire alla Calabria la gestione della propria sanità, ponendo fine a una misura straordinaria che si è dimostrata inefficace. Chiediamo un piano di rilancio serio e condiviso con tutte le forze sociali della regione, basato su investimenti reali e non su tagli lineari. Un piano partecipato dai cittadini e non chiuso nelle stanze della Cittadella regionale, visto che proprio all’interno di quelle stanze, con la complicità di TUTTE le forze politiche, si sono prese le decisioni che hanno portato al collasso del nostro SSR.
4. Bloccare immediatamente tutte le risorse economiche destinate alla Sanità Privata:
Crediamo che sia semplicemente inaccettabile che in un sistema sanitario con scarsissime risorse e pesantemente sotto finanziato, mentre si riducono posti letto e si chiudono interi reparti nel pubblico, la Regione continui e ad aprire o rinnovare convenzioni con cliniche e associazioni di ambulanze private depauperando ulteriormente il SSR.
Chiediamo che si blocchi immediatamente questo meccanismo per dare un minimo di ossigeno al sistema sanitario pubblico.
USB Sanità Calabria